Capitolo 4

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La scuola era un inferno per il moro. Thomas era stato rimandato più volte in molte materie, ma i professori avevano sempre avuto pietà di lui e non l'avevano mai bocciato. In comportamento non aveva una buona media, anzi era quasi insufficiente. Thomas non riusciva a credere di non essere davvero mai stato bocciato. Per esempio, nonostante la scuola fosse iniziata da sole due settimane, per almeno nove giorni era arrivato in ritardo o addirittura in seconda ora. E anche quella mattina, si era svegliato troppo tardi per potersi presentare in orario.

Si alzò dal letto con una scatto, nonostante non gli importasse più di molto di sbrigarsi per arrivare quanto meno ad un orario decente.

Si preparò in fretta, sperando con tutto se stesso che Newt fosse ancora abbastanza vicino per poter camminare fino alla scuola insieme, come facevano quasi ogni mattina da ormai tutta la vita.

Scese al piano di sotto con lo zaino in spalla, afferrò una mela, ma quando stava per uscire di casa, sua madre gli afferrò il polso. Thomas sobbalzò leggermente, dato che non si era reso conto della sua presenza all'ingresso.

«Thomas. Non devi bere, hai capito?» in quel momento Thomas non riuscì a capire il senso di quel comando, infatti si infervorò immediatamente. «Ma da che pulpito viene la predica!? Bevi dalla mattina alla sera da più o meno tutta la vita!» La donna lasciò la presa sul polso del figlio, guardandolo negli occhi con orrore, sensi di colpa e principalmente dolore. «Proprio per questo te lo dico. Non voglio che tu faccia la mia stessa fine!» Thomas sbuffò, esasperato dalle pazzie della madre. Ormai era praticamente abituato alle sue fantasie, ma ancora gli faceva un certo effetto vederla in certi stati già di buon'ora. «Per favore, taci. Perché ti viene in mente adesso di dirmi questa cosa?» il moro era un fascio di nervi e in più non aveva il tempo di stare a sentire le fantasie sconclusionate della madre. «Perché sono due sere di fila che torni ubriaco fradicio a casa. Adesso fila a scuola, che sei in ritardo di nuovo! I tuoi professori sono in crisi con te, non sanno come fare!» La madre sembrava più sobria del solito, dato che riusciva a tenersi in piedi da sola. Thomas non ribatté in alcun modo, consapevole che qualsiasi cosa avesse detto non avrebbe retto contro le accuse che aveva appena ricevuto, dato che rappresentavano la realtà dei fatti. Il ragazzo annuì, non sapendo come commentare alle affermazioni della madre. «Buona giornata, mamma. Magari, per evitare di bere come un'alcolizzata, potresti trovarti un lavoro, un hobby... o magari delle amiche con cui uscire.» detto ciò uscì di casa, sbattendosi la porta alle spalle.

Raggiunse in poco tempo la strada principale, che l'avrebbe condotto in pochi minuti verso la scuola. Mentre camminava, notò in lontananza una figura familiare, che ne teneva per mano una sconosciuta. Thomas raggiunse le due figure, osservando le mani dei due ragazzi intrecciate tra loro. Una sensazione sgradevole all'altezza della bocca dello stomaco lo fece rabbrividire, ma il moro non riuscì a distogliere gli occhi da quella vista.

Decise di interromperli, per vedere come avrebbe reagito il biondo nel vederlo proprio di fronte a lui, per vedere se avrebbe sciolto quella stretta sulla mano del ragazzo alto e ben piazzato al suo fianco oppure no.

«Ehi, Newt.» il biondo sussultò, sciogliendo la presa dalla mano del ragazzo afroamericano accanto a lui. Si voltò di scatto, con il viso paonazzo e gli occhi pieni di vergogna e paura.

Thomas non riusciva a capire il motivo della sua reazione al suo arrivo. Quante volte loro due si erano tenuti per mano, in mezzo alla strada?

Certo, il moro si sentiva un po' abbandonato, dopo quella scena, ma per lui non era un problema se Newt aveva anche altri amici oltre a lui. L'esempio calzante ne erano appunto Minho (che era in Erasmus in Spagna), Gally, Brenda e Teresa.

Per quale motivo vedere che teneva per mano un altro ragazzo al di fuori di lui avrebbe dovuto infastidirlo o ferirlo? Andava bene, giusto?

«Che succede, Newt?» il biondo, alla domanda del moro, prese una sfumatura di rosso che prima di allora Thomas non credeva possibile vedere sul viso di una persona. «Lui è...» la voce del più piccolo si incrinò, Thomas allora voltò il viso verso il ragazzo sconosciuto di fianco a lui. «Albert... Alby. Ed è il mio...» Thomas tornò con la sua attenzione verso il migliore amico, che sembrava essere davvero in difficoltà a parlare, in quel momento. «...nuovo amico.»

Il viso di Albert si fece di pietra, quello di Newt diventò una maschera di sensi di colpa e paura, mentre Thomas sembrava essere solamente incuriosito dalle strane reazioni dei due ragazzi davanti a lui. Quando si sarebbe trovato da solo con Newt per raggiungere la scuola, avrebbe indagato sulla scena avvenuta di fronte ai suoi occhi.

«Oh, beh, piacere! Newt, vogliamo andare?» Thomas porse la sua mano verso il biondo, in uno scatto di gelosia che non riuscì a controllare. D'altronde Newt era il suo migliore amico, aveva la precedenza rispetto a quel ragazzo che molto probabilmente aveva incontrato da poche settimane.

Il nuovo arrivato sbuffò sonoramente, stringendo i pugni lungo i suoi fianchi larghi. Thomas spostò lo sguardo sui suoi bicipiti, ammirato, ma subito lo spostò di nuovo verso il biondo, sentendosi avvampare leggermente. «Ma sì, Newt, vai pure.» disse Albert, scuotendo piano la testa, in un gesto di pura delusione.

Il biondo alternò il suo sguardo allucinato da un ragazzo all'altro, finché, con uno scatto di forza che non sapeva dove aveva ritrovato, afferrò la mano di Albert, lasciando di stucco il suo migliore amico. «Andiamo, Alby, andiamo.» lo trascinò via, senza guardare verso Thomas neanche una volta.

Il moro era rimasto di stucco di fronte a quella scena. Cosa era appena successo? Perché di punto in bianco Newt aveva preso a frequentare altre persone, scegliendo addirittura un altro al suo posto?

Doveva c'entrare qualcosa la festa, in tutta quella storia.

Quel giorno, al cimitero, sarebbe andato anche lui, per andare ancor più in fondo in tutta quella faccenda, che gli stava scombussolando la vita. Avrebbe scoperto chi fosse la ragazza misteriosa con cui si stava frequentando Newt, avrebbe scoperto chi fosse quel ragazzo che di punto in bianco aveva preso il suo posto nella vita dle biondo, avrebbe scoperto cosa stava succedendo. Doveva farlo, ne dipendeva la sua sanità mentale, già precedentemente compromessa.

Camminò con il cuore spezzato per tutto il tragitto fino alla scuola, cercando di evitare per tutto il giorno i suoi amici, e soprattutto Newt. Per quel giorno, anche se era appena cominciato, ne aveva abbastanza di problemi e paranoie, e soprattutto delle persone.

Quel pomeriggio, non appena finito l'orario scolastico, sarebbe corso al cimitero, nascondendosi da qualche parte, per fare in modo di indagare come meglio sarebbe riuscito su tutta quella faccenda. Aveva assolutamente bisogno di sapere cosa stesse passando per la testa di Newt. E se non gliene avesse parlato lui, di sua spontanea volontà, allora avrebbe indagato da solo.

Drunk||NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora