Il Visconte Raoul de Chagny Sr. si guardò allo specchio con un sorriso soddisfatto.Nonostante avesse passato i cinquant'anni, era ancora uno degli uomini più affascinanti di Parigi.
Faceva la vita del dandy, nonostante avesse una moglie ed un figlio.
Era presenza fissa nei salotti dell'alta società, dove si trovava a proprio agio come un tarlo in un vecchio tavolo di quercia. I suoi traguardi lavorativi e l'abilità finanziaria erano argomento fisso degli articoli dei giornali più importanti della città, così come le sue opere culturali e benefiche.
Tra queste, la più considerevole era il teatro dell'Opéra.
Caduto in uno stato pressoché abbandonato da anni e anni, Chagny l'aveva rilevato con una cospicua somma, ristrutturato e riportato all'antico splendore di centro artistico per eccellenza della città e del Paese.
A questo aveva contribuito grandemente Guillame de Vantardise, talentuoso genio musicale che aveva composto per lui diverse opere liriche di grandissimo successo, tra cui il "Gentil Pasteur" e "Reve dans la Foret".
O almeno, così credeva la gente.
Sì, perché Chagny aveva architettato la truffa più colossale nella storia dell'opera parigina e non solo.
Dopo tante ricerche nei bassifondi parigini, aveva trovato un giovane compositore vile, squattrinato e senza talento che avrebbe venduto l'anima pur di diventare famoso. E così era stata creata la figura di Vantardise, che altro non era se non un attore che impersonava la parte del genio - sorridendo agli ammiratori, presenziando a premiazioni e riconoscimenti, e via dicendo.
Nessuno - a parte pochi eletti - sapeva che il vero genio, l'autore di tutte quelle opere che avevano fatto sognare e sospirare il pubblico parigino, era un ragazzo rinchiuso nei sotterranei dell'Opéra. Il "piccolo Mozart", Erik Mulheim-Meijer.
Chagny sorrise ancora tra sé, sistemandosi meglio il cravattino di raso azzurro.
Erik Mulheim era nelle sue mani.
Una gallina dalle uova d'oro, un genio indiscusso che componeva in cambio della mera sussistenza. E se qualche volta Erik si ribellava o si dimostrava stanco o poco attento nel suo lavoro, veniva picchiato. In realtà, a volte Chagny scendeva nei sotterranei e lo picchiava solo per sfogarsi. O perché ne aveva voglia.
Secondo Chagny, c'era sempre un buon motivo per picchiare Erik.
Soprattutto perché Erik era uno che non si piegava tanto facilmente.
Proprio come suo padre. E sua madre.
Chagny scosse la testa. Sebbene l'affronto di Robert Mulheim bruciasse ancora, trovava conforto nella consapevolezza che alla fine era lui, quello che aveva vinto. Probabilmente non il cuore di Katrine Meijer, ma non importava.
Perché era lui che aveva il ragazzo.
E non l'avrebbe mai lasciato andare.
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La vera storia del Fantasma dell'Opera
AdventureC'è un'unica certezza nella leggenda del Fantasma dell'Opera: Erik Mulheim. Un prodigio della musica costretto a vivere nei sotterranei dell'Opéra di Parigi per il suo volto sfigurato. Ma... è davvero questa la verità? Qual è il vero motivo della pr...