Capitolo 22 - Fazzoletti ricamati

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I preparativi per le nozze andarono avanti per tutta la settimana.

Iniziarono ad arrivare anche i primi regali di nozze: argenterie, vettovaglie, statue e quadri provenienti dai nobili di corte. Perfino il Re inviò il suo personale pegno: una cassa piena di cigni reali.

La Regina invece mi sorprese più di tutti: fece recapitare uno scrigno con dei fermagli per capelli e, nel biglietto, mi invitava ad indossarli il giorno della cerimonia.

«Milady, un altro dono per voi» annunciò un cameriere entrando nella stanza dove stavamo cucendo. Tra le mani portava un candelabro a otto braccia. Lo seguivano, a pochi passi, altri camerieri con altrettanti oggetti.

Lady Elizabeth Dowen, mettendo da parte il ricamo, disse: «Portateli nell'Ala Est. Colgo l'occasione, cara Amelie, per rivelarvi che abbiamo sistemato quella parte del Palazzo  e che potrete usufruirne ogni qualvolta che vorrete».

«Sapete dov'è vostra madre? Aveva offerto il suo aiuto per ricamare».

«Credo sia a riposare. Si era lamentata di mal di capo».

Abbandonai la poltrona nella quale avevo lavorato incessantemente per due ore e mi stiracchiai. I miei occhi lacrimavano dalla fatica e la testa pulsava.

«Meglio fare una pausa. Questi fazzoletti possono aspettare» disse la Marchesa, imitandomi.

«Non capisco questa usanza di regalare fazzoletti ricamati agli ospiti» confessai. «Non sarebbe meglio offrire loro qualcos'altro di più utile?»

«È un'antica usanza di quando la povera gente non aveva null'altro che stoffa e filo. Seppur le cose siano migliorate ritengo che un po' di umiltà non faccia di certo male».

«Lady Elizabeth, vi andrebbe di passeggiare un po' in giardino?» le chiesi, desiderosa di respirare aria fresca e leggera.

«Volentieri» e ci dirigemmo al piano inferiore scendendo la scalinata di marmo.

«Vi ringrazio ancora per avermi prestato il vostro set da cucito. Non mi capacito di averlo scordato a corte» le confessai.

Ero convinta di averlo riposto nella borsa da viaggio, insieme a un ombrellino per il sole e ad un cappellino da viaggio ma, giunto il momento di utilizzarlo, non si trovava da nessuna parte. Non ve ne era traccia. L'unica spiegazione possibile era che l'avessi dimenticato nella mia cassapanca di Buckingham House.

«Non ve ne preoccupate, Amelie. Qui a Dowen House non mancano di certo ago e filo».

Stavamo percorrendo l'atrio illuminato dal caldo sole di maggio quando si udirono delle voci dal corridoio adiacente.

«...poteva farlo nella sua dannata serra».

«Abbassate la voce, Jane! La padrona potrebbe essere qui attorno»

«Non mi importa un fico secco. Sono stanca di coprire le sue malefatte».

«Jane!»

«Abbasserò io qualcos'altro a Percy se non impara a fare i suoi tramaci da un'altra parte»

«Erano solo due gocce di tintura»

«Oh non credo proprio. Ha provocato un grosso buco sul tappeto dell'ingresso. Se la Marchesa se ne accorgesse...»

Le due donne comparvero alla nostra vista e si immobilizzarono. Una trasportava il cesto di bucato pulito mentre l'altra quello che sembrava un tappeto arrotolato.

Anne le guardò come un rapace con la sua preda e andò loro incontro.

Le vidi discutere per alcuni minuti e poi srotolarono il tappeto. Potei chiaramente notare un enorme buco su quella stoffa pregiata.

La Marchesa al mio fianco trattenne il respiro. «Il mio tappeto indiano!»

Nel frattempo le donne toccarono e annusarono ciò che circondava quello sfregio e poi si separarono.

Anne tornò da noi e le chiedemmo all'unisono: «Cos'è successo?».

«Il mio istinto dice che dovremmo stare attente d'ora in poi, Lady Amelie. Molto attente» mormorò la mia cameriera.

«Spiegatevi, Anne» replicò la nobildonna, alzando la voce. «Cosa sta succedendo nella mia casa?»

«Milady, perdonate la mia mancanza di educazione ma Lady Amelie corre un grave pericolo» confessò la domestica, non potendo far altro.

"Siamo alla resa dei conti?"

«Di cosa state parlando?»

«Vedete...conosco solo poche tinture che abbiano quel potere. E non promettono nulla di buono».

Presi coraggio e diedi fondo ai miei timori. «I miei vestiti?» mormorai.

Lei alzò le spalle. «Non lo so con precisione ma non vi lascerò sola un attimo, milady».

Dei passi veloci si udirono provenire dalle scale interne dell'edificio e mia madre fece la sua comparsa, riposata e allegra.

«Eccovi qui! Vi stavo cercando. Amelie ho ritrovato il vostro set da cucito. Avete già finito di ricamare i fazzoletti?»



Angolo Autrice

In primis mi scuso infinitamente per il ritardo enorme! Attendo i vostri commenti :)

Intrigo a CorteWhere stories live. Discover now