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L'Always era un bar dove la notte si riempiva di gente.

No, non era uno di quei bar sporchi, rozzi. 

Era un bar dove la gente tentava di fuggire dai problemi che tormentavano la loro vita.

La gente si ubriacava per molti motivi, per lo più, opprimere un po' sé stessi...

Ma c'era un uomo, un cliente abituale, che non voleva ubriacarsi. Egli andava lì ogni sera, o meglio ogni notte, per prendere spunto dalle vite degli altri: osservando, ascoltando, stando in silenzio a bere il solito Martini.

Lui era Harry Styles, 32 anni, autore teatrale.

Nella sua vita ha sempre assorbito sia il suo dolore, sia il dolore degli altri. Fino a quando non decise di portare la marea di emozioni e drammi, i quali componevano la sua vita, sul palcoscenico.

Frequentava quel bar notturno anche per parlare un po' con qualcuno, dato che la sua vita sociale era minima.

 Quel qualcuno era il barman: biondo, occhi azzurri, altezza media e una corporatura da mozzafiato. Quell'irlandese adorava ascoltare quell'uomo; le storie messe in scena erano così potenti, e non tendevano mai a cadere nel banale.

Il barman, di nome Niall, lavorava lì dai primi anni della nascita del bar.

Niall era una persona molto silenziosa, per il semplice fatto che amava ascoltare e apprendere cose nuove dagli altri.


Ore 3.20.

Nel bar ormai non c'era più nessuno, tranne Styles.

Niall mentre lucidava il bancone, ancora pieno di gocce d'alcol, guardava attentamente Styles, il quale scriveva qualcosa sul suo quaderno vecchio e disordinato; pieno di fogli cadenti, copertina strappata e scritte sparpagliate all'interno.

"Non sto scrivendo nulla di interessante, altrimenti te lo avrei detto" disse Harry ammiccando un sorriso e posando lo sguardo sul barman.

"Scusami Styles, non volevo distrarti" disse Niall facendo cadere gli occhi sul bancone, a causa dell'imbarazzo.

Si conoscevano ormai da anni, ma c'era pur sempre un atteggiamento cordiale nei loro confronti; Harry rispettava il lavoro del barman, e quest'ultimo adorava il lavoro dell'uomo, lo trovava sensazionale.

"Tranquillo Niall, non ho niente da scrivere per questa sera. Mi toccherà venire domani" disse Harry.

In realtà, lui non era diverso dagli altri clienti, l'unica differenza era che non si ubriacava, bensì si concentrava sul perché le persone avessero raggiunto quel limite. D'altronde, anche Harry andava lì per dimenticarsi -per un po'- dei pensieri che non smettevano di correre lungo la sua mente, giorno e notte.

Niall gli sorrise e cominciò ad asciugare i pochi bicchieri rimasti nel lavandino.

Cominciarono a chiacchierare del più e del meno, per svariati minuti.

Poi, Harry si concentrò di nuovo sul quaderno; tentava di ricordarsi qualche uomo ubriaco, qualche storia raccontata da Niall, ma nulla. Vuoto. 

Aveva paura di cadere di nuovo nel 'blocco dello scrittore'. Dio quanto odiava quando gli succedeva. Questo blocco poteva durare dai 3-7 mesi. Tutto ciò poteva significare solo una cosa: niente spettacoli.

Non pensava ai soldi che guadagnava, o a quelli che spendeva. 

Gli importava soltanto di portare la sua storia sul palcoscenico e far capire agli altri di cosa fosse capace l'essere umano, e di quanto fosse complesso.

dimmi se domani verrai.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora