Una volta deciso dove avremmo passato la serata io e i miei colleghi ci incamminammo verso le auto.
Mika non mi aveva abbandonata un attimo, lanciandomi degli sguardi fugaci di tanto in tanto. Lo conoscevo così bene da intuire che qualche idea malsana gli frullasse in testa sin da quando mi aveva vista uscire dall'appartamento di Manuelito e che sicuramente mi avrebbe tormentata finchè, sfinita, non avrei ammesso quello che da giorni sperava di sentirsi dire.
Feci per avviarmi verso la macchina di Manuelito come se tra di noi ci fosse un tacito accordo, ma nonappena feci per allontarmi dal resto del gruppo, Mika mi afferrò delicatamente per il polso - stasera vieni in macchina con me - disse con un tono che chiaramente non accettava repliche, poi si girò in direzione del collega - non hai nulla in contrario Manuel, vero? - chiese.
Manuelito lo guardò perplesso - no, andate pure. Ci vediamo direttamente là - rispose, recuperando le chiavi dell'auto dalla tasca posteriore dei jeans che fasciavano le sue gambe alla perfezione - non pensarmi troppo bonita - mi disse allontanandosi e rivolgendomi un veloce occhiolino. Io rimasi immobile accanto a Mika, incapace di rispondere con uno dei miei soliti commenti sarcastici o perlomeno di ripagarlo con la sua stessa moneta.
Nonappena salimmo in macchina mi misi comoda sul sedile, appoggiando il gomito al finestrino e premendo la testa sul palmo della mano.
Lanciai un'occhiata al mio amico che si era appena sistemato alla guida, con le mani che afferravano saldamente il volante dell'auto.
- Potresti lasciarmi guidare - suggerii - è passato talmente tanto tempo dall'ultima volta che non sono nemmeno sicura di ricordare come si faccia - dissi, accennando una risata che venne prontamente ignorata.
- Non cercare di sviare il discorso missy - disse Mika avviando il motore - I mean, really? - esclamò; ogni volta che tendeva a diventare così teatrale il suo accento prendeva un tono ancor più marcato del solito. - Cosa avete combinato da soli nel suo appartamento? - domandò, senza preoccuparsi di risultare un tantino invadente.
Mi torturai le mani iniziando a provare del sincero imbarazzo, non sapevo mai come comportarmi quando mi sentivo messa alle strette, specialmente se si trattava della sfera sentimentale della quale ero piuttosto inesperta.
Avevo avuto un paio di ragazzi, ma mai nessuno era riuscito a guadagnarsi completamente la mia fiducia. Con il senno di poi avevo capito che non lasciarmi andare del tutto era stata la scelta giusta, poichè ognuno dei miei partner si era dimostrato un pallone gonfiato in cerca di fama e visibilità. A nessuno importava conoscere la ragazza che ero, stare al passo con le mie idee, sostenermi nei miei progetti o rassicurarmi quando le paranoie prendevano il sopravvento.
Era forse questo l'unico lato negativo del fare musica che piacesse alla gente, inevitabilmente la propria persona finivva per ridursi solo alla corazza di una macchina che produce hit di successo.
Negli ultimi anni, i miei rapporti interpersonali si erano limitati a frequentazioni di breve durata, terminate con dei plateali "siamo troppo diversi", "tu non hai mai tempo per me" o con tradimenti belli e buoni.
Molto spesso mi ritrovavo a pensare di vivere un clichè.
Mi schiarii la voce, portando lo sguardo sulla strada illuminata dai lampioni - non abbiamo fatto niente Mika - risposi, consapevole che non avrei potuto girarci intorno - abbiamo parlato, discusso, bevuto tanti caffè e guardato un sacco di film - affermai.
Il mio amico scosse il capo incredulo - siete davvero noiosi - dichiarò - nemmeno un bacio? Una carezza? Del semplice contatto fisico? - chiese; qualcosa mi diceva che non mi credesse nemmeno un po'.
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Superstar. || Hell Raton
Teen FictionCosa succederebbe se una star di fama mondiale fosse costretta a partecipare ad X- Factor in veste di giudice? **** Dal primo capitolo: - Kris non voglio farlo - avevo implorato - non sono pratica di queste cose e poi sai che detesto giudicare la g...