Ehi, ciao.
Non ho mai scritto una storia di nessun genere, ho sempre fantasticato. Ti starai chiedendo perché mi sono messa a scrivere adesso senza averlo mai fatto prima... a dire il vero non lo so nemmeno io. Non so come si scrive un romanzo, non so come si dividono i capitoli e non conosco neppure una delle tante (suppongo) tecniche narrative. Semplicemente mi andava. E tu, che stai leggendo queste mie parole, non hai alcun motivo per continuare a farlo, ma lo stai comunque facendo. Non ti dirò il mio nome, non credo che lo farò mai. Non voglio essere conosciuta, voglio solo che tu ti riconosca - o conosca se nemmeno tu sai chi sei - in queste parole così semplici, così complicate, così ricche, così povere. Tu sei queste parole, io sono queste parole, io non sono queste parole.
Chi sei?
Sono qui, seduta difronte ad un aggeggio tecnologico con una tastiera, un cursore, uno schermo di dimensioni medie a raccontarti quello che neanche tu sapevi. ''Riguardo a quale argomento?'' ti starai chiedendo. Non lo so. Di queste parole io non so nulla.
Sta a te decidere.
In questa quarta giornata d'inverno, così gelida, così calorosa. Il sole tramonta, non c'è vento stranamente. Questo dì mi rappresenta, ti rappresenta. Ho la musica in sottofondo, mi tiene compagnia. Non ho un genere musicale preferito, è il mio umore che decide cosa ascoltare. E non sentire, ascoltare. Una canzone così delicata, ma che ti tocca sotto la pelle, ti punge, ti fa ridere, ti fa piangere, ti fa arrabbiare.
Che canzone ti viene in mente?
Non so esattamente come mi sento, forse questo mi sta spingendo a scrivere. Oppure so come mi sento, ma non lo ammetto, non lo ammetti. Vero? Io non ti conosco, tu non ti conosci, io ti conosco, tu ti conosci. Posso sapere tutto di te, di me come non posso sapere nulla di te, di me. Ho come un vuoto, ma non mi fa male. Hai un vuoto... è strano, vero? Sapere di essere vuoti ma non avere idea di cosa (o chi) possa colmarti. O forse lo sappiamo, ma lo neghiamo.
Come stai?
Guardavo il giardino ieri mattina, non gli avevo mai dato così tanta attenzione. Ho notato due fiori bianchi in mezzo a tutta quella secchezza che l'inverno porta con sé, un po' come la magnifica, distruttiva estate. Quei fiori spiccavano così tanto che non mi sono neanche avvicinata per osservarli. Non serviva. Bianchi, sinonimo di purezza, leggerezza. Chi sono quei fiori così leggeri? Siamo noi, così leggeri, quasi vuoti. Noi siamo vuoti.
Il vuoto ti alleggerisce o ti appesantisce?
Sono stanca, ho male agli occhi. Odio questo schermo come odio l'arsura attorno ai fiori bianchi. Anche se credo che quell'arsura che tanto odio sia l'unica cosa a darmi pace.
Basta così, so che se continuassi piangerei, piangeresti.Dolore, gioia. Sta a te decidere.
Sta a te.