gradazione ascendente

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La testa gira, lentamente ruota attorno all'asse del collo, compie un giro completo, poi procede nel senso opposto. Le braccia distese, perpendicolari al busto si allungano, sembrano raggiungere l'infinito per poi fare ritorno e poi ripartire e poi intrecciarsi dall'altra parte del mondo, accarezzarsi e poi tornare a sciogliersi. Un sassofono stonato strimpella tutt'attorno, a volte si avvicina, a volte la sua eco pare provenire direttamente dalla placenta gravida dell'Universo. Il tuo volto senza forme urla l'eterno, costante e caotico climax che lo circonda. Produce un roco suono come di uno strumento a fiato. E tutto attorno caldo, bollente, atavica arsura impastata di energia e forza, dinamica pulsione primigenia. Il corpo, ormai unico soggetto semantico sulla scena, imputridisce in un trionfo di migliaia di colori. Si ricongiunge alle forme senza senso, mentre dallo psichedelico vortice, flebile quasi si ode la scarica neuronale con cui un sistema nervoso, tanto lontano quanto obiquo, il tuo sistema nervoso, genera, è, e definisce tali visioni. Sfumate e sfocate come questa trama. Perennemente caduche ed inconsistenti come le ambientazioni di questo racconto.

Il canovaccio prende fuoco. Sulla cornice dorata flebili fiamme danzano timidamente, quasi trasparenti. Il quadro così incorniciato rappresenta con toni di nero e rosso cremisi un falò, una fiamma, alta e affusolata come uno spillo. Inizi a comprendere di trovarti, sebbene in uno stato pressoché incorporeo, nella stanza del giradischi. Non hai un corpo, ma ti percepisci quasi come un lento flusso laminare mentre accarezzi le pareti ed il quadro della Fiamma. Sei il fumo che parte dal bastoncino d'incenso. Io sono l'autore, che seduto sulla poltrona sgualcita sorride, e quando l'ultimo cilindro di cenere d'incenso cede, interrompendo alla fonte il tuo moto, prendo un bel respiro. Sto per uscire e percorrere la strada, accompagnandoti verso l'uscita di questo racconto. Trattenendo il fiato, mi accingo a spegnere il giradischi, tra le ultime note distanti di sax.

Il silenzio, poi la strada e infine il buio.

Poi il bianco, il margine di pagina che segue la fine di questo racconto.

Il mio personaggio non ha volto né storia, ma ha una strada e una stanzaWhere stories live. Discover now