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«Piccola mia, non piangere.» Mia madre provava inutilmente a farmi calmare, ma non c'era verso; dopo essermi tolta tutti i pesi dalla coscienza, anche i miei occhi sembravano intenzionati a liberarsi dalle lacrime di troppo.
«Lo supererai, amore mio, dai... tu sei forte, sei la mia piccola Amma.» Sentendo quel nomignolo mentre mi accarezzava la schiena, le lacrime cessarono lentamente di scendere sul mio viso e sulla sua spalla.
Mi fece ricordare la mia infanzia, di come quel buffo appellativo divenne il nome con cui mi chiamavano i miei genitori: quando ero piccola non riuscivo a pronunciare Amanda, quindi per comodità dicevo Amma.
Quando i miei genitori lo sentirono, scoppiarono a ridere, chiedendomi il motivo di quel nome strano; io mi ero messa a piangere perché mi sentivo stupida a non riuscire a pronunciare Amanda, così avevano deciso di chiamarmi sempre così, anche quando, finalmente, la mia pronuncia migliorò. Con il tempo era diventato una sorta di segno affettivo nei miei confronti.
Me ne dimenticai quando rimasi lontano da casa per così tanti anni e sentirlo di nuovo mi fece sorridere.
«No, mamma, non sono forte, sono debole e stupida.» Sospirai, staccandomi da lei per asciugarmi le guance.
«No, sei diventata una donna meravigliosa e sarai anche una mamma meravigliosa.» Mi accarezzò la guancia, sorridendo; dal suo sguardo sembrava quasi contenta.
«Ho paura... e poi non è solo quello.» Abbassai lo sguardo, prendendo un respiro profondo. «Mi trasferisco in Pennsylvania» dissi di getto, sentendomi ancora più libera.
«Cosa? E come mai? Per il bambino? Il padre lo sa?» Le avevo spiegato tutto: che ero incinta di Luke e che, soprattutto, aveva dieci anni meno di me.
«No, non lo sa, non voglio dirglielo. Deve finire gli studi, a me si è presentata questa occasione e ho colto questa gravidanza per andarmene.» Il suo sguardo confuso mi ricordò che avendo concentrato il racconto sul padre e sul mio ex, non le avevo accennato nulla riguardo il lavoro.
Le spiegai tutto il resto per filo e per segno, senza tralasciare nulla; il suo viso era un miscuglio di emozioni diverse: dallo sconcerto all'incredulità e infine solo dispiacere.
«Se credi che sia la scelta giusta, fallo, anche se capisco quanto ti costerà lasciare questo ragazzo...» La mia espressione divenne talmente allarmata da essere l'opposto del sorriso malinconio che sfoggiava mia madre.
«Cosa vorresti dire?» chiesi, degluendo a fatica.
«Lo vedo dai tuoi occhi, piccola... sei innamorata.» Rimasi a bocca aperta, fissando le sue labbra nuovamente piegate in un sorriso; credeva che fossi innamorata di Luke?
Non sapevo cosa volesse dire amare; era una parola troppo grossa da attribuire alle mie poche esperienze. Amore avrei potuto provarlo per James, forse addirittura per Francisco.
Ma Luke?
No, non lo amavo.
«Ti sbagli» le comunicai, alzandomi dal divano e iniziando a girovagare per il salotto. «Mamma, ha dieci anni meno di me» dissi più a me stessa che a lei; era come se volessi autoconvicermi che ciò che avesse appena detto non potesse essere reale per il fatto dell'età.
«Lo so, me lo hai detto, ma ciò non significa che non possa esistere un sentimento anche con della differenza d'età.» La guardai sbalordita, mentre il suo sorriso sembrava più sincero.
«Mamma, ma... scherzi?» Come poteva una donna di altri tempi poter capire una cosa del genere rispetto alla società moderna?
«No, tesoro, non scherzo.» Sospirò per poi alzarsi e venirmi accanto, sotto il mio sguardo titubante. «Tua nonna, ovvero mia madre, mi raccontò una storia, una volta...» Sorrise più spontaneamente e percepii la sua totale immersione in un ricordo.
«Mi disse che quando era giovane e aveva all'incirca vent'anni, s'invaghì di un uomo più grande di quindici anni, ossia un trentacinquenne...» fece una pausa, osservando la mia espressione completamente smarrita, «sapeva che era sbagliato, soprattutto a quei tempi, ma non poteva bloccare i suoi sentimenti... alla fine incontrò tuo nonno, ma mi confessò che quell'uomo non l'ebbe mai dimenticato» terminò, appoggiandomi una mano sul braccio; gli occhi le si erano leggermente inumiditi, mentre i miei erano semplicemente fissi nei suoi, seri.
«Quindi la nonna era innamorata di quest'uomo?» le chiesi, non sapendo che altro fare.
«No, certo che no; lei amava tuo nonno, con tutto il cuore, semplicemente quel signore le era rimasto dentro l'anima, probabilmente era stato un sentimento tanto forte da non abbandonarla mai.»
«Io non amo Luke.»




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