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Rientriamo in casa insieme.

Mia madre si affretta a posare la borsa sul tavolo della cucina per poi farmi accomodare.

"Vuoi bere qualcosa?" propone.

Scuoto la testa.

Lei insiste per farmi sedere al tavolo.

"Dai, prendi un goccio d'acqua" insiste, porgendomi il bicchiere.

Io sospiro. Sorseggio un goccio. Riposo il bicchiere sul tavolo e faccio per alzarmi. Lei però mi ferma.

"Ethan" si ferma e sospira. "Il dottor Parker mi ha chiesto esplicitamente di tenerti sotto controllo i farmaci e qualsiasi cosa con cui tu possa farti del male" sospira di nuovo e mi porge una mano aperta. "Dove sono?" domanda seria.

Io resto paralizzato. Non mi possono togliere le uniche cose che mi aiutano.

Scuoto la testa con gli occhi strabuzzati. Non voglio.

"Andiamo Ethan. Devi collaborare. Altrimenti sai quali sono le conseguenze."

Non avevo mai sentito mia madre così severa prima d'ora.

"T-tu non capisci.." riesco a balbettare.

"Ethan, per favore."

Mi guarda seria. Dai suoi occhi traspare tutta la paura e la preoccupazione nei miei confronti.

Mi alzo di scatto. Non la posso guardare.
Corro su per le scale, fino a raggiungere la mia camera, ma lei mi segue.

Tento di chiuderla fuori ma spinge la porta con forza.

"Vai via!" urlo, spingendo nel senso contrario.

Lei non molla.

"Vai via!" Ripeto urlando.

La forza di una madre preoccupata è immensa.
Riesco a chiudere la porta senza farle male, poi comincio a piangere.

"Ethan!" La sento urlare dall'altro lato.

Io respiro sempre più affannosamente. Con la schiena contro la porta mi accascio in terra.

"Ethan, ti prego apri." Dalla voce sembra sconsolata, quasi stanca delle mie scenate.

Non ce la faccio a sentirla così, ma ancora di più non ce la faccio a stare così.
Sono talmente stanco che non ho nemmeno più voglia di farmi male o strafarmi di farmaci. Ho bisogno di Shane, o forse solo di compagnia, dal momento che su di lui non posso contare tanto ultimamente.

Chiudo la porta a chiave, lasciando mia madre a parlare da sola, e tiro fuori il telefono dalla tasca.
Il primo numero che visualizzo però è quello di Zack. Mi ha cercato. Di Shane invece neanche l'ombra. Comincio a credere che mi stia veramente tradendo. Allora quale è il punto di essere fedele a mia volta? Voglio solo essere felice e Zack per il momento è stato l'unico a farmi sentire meglio.

Lo richiamo senza pensarci due volte.

"Ehilà!" Risponde con voce squillante.

"Allora che si dice?" Domanda.

Io resto in silenzio qualche secondo. Non so che cose dire in realtà.

"T-ti va di uscire tra poco?" Riesco a chiedergli.

"Certo" risponde allegro "stasera suonano i miei amici al bar se vuoi aggregarti" propone.

Ma io di stare in mezzo alla gente non me la sento.

"Veramente.... pensavo da soli...." Mi faccio coraggio.

C'è un attimo di silenzio. Poi Zack riprende a parlare con la sua voce allegra.

"Allora facciamo così: tra dieci minuti ti passo a prendere e facciamo un giro noi due. Poi se ti va raggiungiamo gli altri, altrimenti ti accompagno a casa. Ci stai?"

Sorrido.
Apprezzo la sua premura.

"A tra poco" dico convinto. Chiudo la chiamata e quasi mi scordo di avere una madre disperata dall'altro lato della porta.

Le apro.

"Esco" dico secco.

Le passo davanti, lasciandola accovacciata in terra. Oggi proprio non ho le forze di essere un buon figlio.
La sento chiamarmi ed inizialmente la ignoro. Poi però una parte di me decide di comportarsi adeguatamente. Mi fermo sui miei passi, mi volto verso di lei e la guardo serio.

"Ma', sto bene. Non ti preoccupare." dico con voce ferma.

Lei mi accenna un sorriso.

"Dove vai?" domanda.

"Esco con un amico"

Lei esita qualche secondo.

"Un amico?" Chiede. "E con Shane?" Aggiunge.

Stavolta sono io a restare in silenzio.

Alzo le spalle.

"Solito" sospiro.

"Devo andare" mi affretto a dire, rincamminandomi verso la porta.

Lei mi saluta con un gesto della mano e un sorriso.

Ricambio ed esco dalla porta.

Ho bisogno d'aria, di sfogarmi, di urlare, di ridere.

Finalmente arriva Zack.

Salvami almeno tu...

If They Knew The Pain | 2Where stories live. Discover now