Parte 8

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Il corridoio non mi sembra più lungo o distorto, come i film dipingono gli ambienti quando stai facendo qualcosa di sbagliato, ma posso garantire che percorrerlo è sicuramente più agonizzante se hai con te tre bambine rapite.

Di cui una tenta di trascinarti in bagno.

Samirah è la definizione di pain in the ass, per mancanza di termini più eleganti.

Non è sveglia, è leggermente capricciosa e il fatto che non sappia leggere e che tenti di trascinarmi in ogni stanza perché non capisce che non tutte le stanze che vedi sono bagni, mi fa venire voglia di lasciarla da sola in mezzo al corridoio.

Ma voglio evitare un pianto isterico.
Quindi me la trascino appresso.

Mi ricordo di premere il pulsantino sull'auricolare per avvisare Bee dell'imminente fuga, ma me ne pento quando noto quanto tempo necessita l'operazione delicata di trascinare tre bambine per un corridoio.

Samirah tiene per mano Linda e si stacca dalla mia mano ogni volta che vede una porta, ma strilla e si lamenta quando la tiro verso l'uscita.

Giorgia rimane in silenzio, appesa alla mia mano sinistra.
C'è una vaga rassegnazione permanente in lei che mi fa venire voglia di stringerla a me e non lasciarla più andare.

A fatica, ovvero trascinando Samirah, arrivo alla fine del corridoio.
Samirah, ora, strilla in direzione del bagno, il vero bagno, alla mia sinistra.
Cerca di trascinare Linda con sé, ma si scontra con un'anziana signora, visibilmente allarmata dalle urla.

Samirah si zittisce e la vecchia la squadra, per poi lasciar cadere lo sguardo su di me.

Fissandomi con i suoi occhi piccoli e incartapecoriti, urla.

«Teresa! Qui c'è tua nipote che urla!»

Ora, non sono un'esperta in cultura arabica, ma dubito che un qualunque parente di Samirah, possa mai chiamarsi Teresa.

Tutto scatta al suo posto quando un'altra donna piccola, e altrettanto raggrinzita, si lancia fuori dal bagno e strappa Linda dalla mano di Samirah (che urla nuovamente).

La vecchia prende in braccio la "sua" bambina ed inizia ad insultarmi con un pesante accento milanese.
È allora che ricordo che solo la zia di Linda aveva acconsentito al rapimento/adozione della bambina, alle spalle della nonna.

La nonna è probabilmente questa signora, che puzza di old money e di Milano.

Mentre sorbisco la predica per avere importunato sua nipote, penso a quanto mi facciano schifo i ricchi, in particolare i ricchi che non aiutano nemmeno la loro famiglia.

Non c'era bisogno di un orfanotrofio, le perle al collo della vecchia sembrano sufficienti per pagare i pasti di un intero villaggio africano, figurarsi a sostentare una nipotina.

Lo schiamazzare della mummia attira una guardia.
No, mi correggo, questa non è una guardia, è uno sbirro, una pulotta, una piedipiatti madama pezzo di fango.

Non mi piace la polizia.

Questa poliziotta in particolare mi sembra parecchio indietro.

«Cosa succede?» arriva con le mani in tasca dal corridoio di Bee.
E già mi sta sulle palle.

La vecchia parla.
«Questa ragazza ha fatto piangere mia nipote!» urla.

Linda guarda nel nulla, con i suoi grandi occhi lattiginosi, ma sereni.
Anche la guardia, per quanto inetta, sembra capire che la bambina sia tranquilla.

Quindi la Feccia guarda Samirah, rossa in viso per le urla e accigliata.

Infine, guarda me, che ai suoi occhi sono il male del mondo.

Kidnapping / Leltra (Leo & Bertra)Where stories live. Discover now