Parte 10

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Bertra accosta al posto di blocco mentre io inizio a iperventilare.

Do un calcio al vestito, spingendolo quanto meglio posso sotto il sedile davanti a me, ma il vestito è dolorosamente stravagante e coglierebbe l'occhio di chiunque abbia occhi per guardare.

Cerco di attirare l'attenzione di Bertra.

«Bee,» sussurro «Bertra cazzo-»

Il carabiniere picchietta con le nocche sul finestrino di Bertra e lui non mi sente, concentrato a rispondere all'agente.

Abbassa il finestrino e sorride, wobbly as fuck per il pianto appena consumato, perchè ha perso l'abilità di mascherare le sue emozioni.

Anni di allenamento andati con un matrimonio.
Pff, veramente patetico.
Ma sono felice per lui.

«Buonasera, è al corrente della manovra da ritiro di patente che ha appena eseguito?» lo saluta il carabiniere.

Bertra sgrana gli occhi.

Yeah, neither of us saw that coming, specialmente quando il reato peggiore della giornata ce l'ho in braccio.

«Favorisca cortesemente patente e libretto.»

Bertra inizia a scavare nel vano portaoggetti, con una certa foga nei movimenti.

Arrestati per una scena isterica, sarebbe ironico se non mi venisse da urlare.

«Ci è stato comunicato un certo disagio proveniente da centro paese, degli allarmi sono scattati allertando gli abitanti. Lei sa qualcosa a riguardo?» lo interroga il carabiniere.

Ho il cuore in gola, non riesco a parlare.

«Uh... no, noi,» Bertra deglutisce, nervoso «noi eravamo a... al Parco di Davide, per... uh... per un pic-nic con...» Bertra gesticola vagamente verso di me e, si, ok, non è come un padre direbbe "ero al parco con mia figlia".

Continua a scavare nervosamente nel cassetto davanti al sedile del passeggero, facendo innervosire visibilmente il carabiniere.

L'agente mi nota e la sua espressione si ammorbidisce un po'.

Mh.
Ok.
Strana reazione.
Buona reazione.

Non so se sia lo charm da giovane mamma o se mi trovi carina, ma sicuramente non mi associa alla ladra di letterali bambini a cui di sicuro si sta riferendo implicitamente con "mi hanno comunicato un certo disagio".

Gli agenti non devono rivelare informazioni che potebbero venire chieste in interrogatorio, quindi si sta attenendo al protocollo nel parlare di "allarmi" e "disagio cittadino".
Ciò non vuol dire che io non sappia tirarglielo fuori.

Mi acciglio, come una madre preoccupata farebbe, e il mio cipiglio si proietta istintivamente anche sul volto dell'agente, che non ha ancora smesso di guardarmi.

Abbiamo un uomo empatico, ottimo.

Intervengo, perchè dietro ad ogni uomo non-verbale che ha appena concluso la sua crisi di pianto, c'è una personalità intellettiva notevole con in braccio la nipotastra fresca di rapimento e zero voglia di tornare in prigione a ventun anni.

Mi spingo in avanti, attenta a Giorgia, mentre ne approfitto per spingere il vestito ancora più sotto al sedile.

«Ci scusi, signor agente,» sorrido con la mia espressione più convincente «è solo che nostra figlia non si sente troppo bene e stiamo cercando di raggiungere il pronto soccorso più vicino quanto prima possibile.»

È una giornata calda e umida per essere la fine dell'estate, quindi è plausibile che una bambina così visibilmente fragile si senta poco bene a causa del clima.

Ora sta a lui berla.

«Oh,» l'agente commenta.

È giovane, sulla trentina, inesperto, fresco di accademia.

Posso rigirarmelo come voglio.

«...uhm, si, non è comunque una scusante,» rimanda il carabiniere.

Si schiarisce la gola per darsi un tono.
Legge qualcosa dal cellulare e ce lo recita.
«Mh, stiamo cercando... una donna sulla tarda ventina.
Bionda, alta e magra, vestita da principessa dei cartoni animati, con un vago accento estero.» mi squadra prima di continuare.
«Ci comunicano sia sospettata di furto di documenti in un'associazione locale... lei è in qualche modo entrata in contato con la corrente sospettata?»

Furto.
Di documenti.
Oh, quanto adoro le pattuglie locali, con le loro piccole incapacità comunicative e d'indagine.

«Mh... non penso proprio... eravamo al parco per un pic-nic prima che la mia bimba si sentisse poco bene, ma non siamo entrati in nessuna... associazione locale...?» fingo di rimuginarci, non lasciando andare la mia espressione preoccupata.

Il carabiniere annuisce brevemente prima di rivolgersi ancora a Bertra, che ha trovato un documento su due.

Non ci vuole proprio lasciare andare.
Idiota.

"Urgh.
Scusa per quello che sto per fare, sono già la zia peggiore del mondo."

Pizzico Giorgia su un fianco, ottenendo un lamento acuto e prolungato, che fa interrompere anche il goffo frugare di Bertra.

Entrambi gli uomini si voltano verso di noi, due paia d'occhi preoccupati per due ragioni diverse.

La bambina si stringe l'addome nel sonno, migliorando la mia performance di mille punti.

Tempo di Broadway.

Monto una smorfia verosimile, mentre guardo prima la "mia" bambina, poi l'agente.

«Scusi, mi dispiace veramente per la manovra di mio marito, ma ci tengo a raggiungere un ospedale prima che la situazione si aggravi.
Non c'è modo di rimandare la procedura? Posso lasciarle un recapito telefonico o...»

Bertra, finalmente, porge al carabiniere i documenti e quest'ultimo li guarda combattuto.

Passano un paio di secondi di silenzio assordante prima che l'uomo alzi una mano a palmo aperto verso i documenti, rifiutandoli silenziosamente.

Si schiarisce la gola e scuote la testa prima di aggiungere
«Mi scusi per il tempo che vi ho fatto sprecare, potete andare.»

Lo ringrazio profusamente, mentre Bertra ricolleziona i documenti e rimette in moto l'auto.

«E buona fortuna con la bambina-» faccio in tempo a sentire, prima che la voce del carabiniere venga bloccata fuori dal finestrino chiuso di Bertra.

Ripartiamo.

Kidnapping / Leltra (Leo & Bertra)Where stories live. Discover now