III

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Bruno stringeva le spalle di Linda con un braccio ed accarezzava i ricci biondi di suo figlio seduto sulle sue cosce.
Carlo agitava e sbatteva un volante di plastica tutto colorato. Il rumore del sonaglio nascondeva i singhiozzi irregolari di Linda. Il fazzoletto che stringeva la donna tra le dita era ormai una pallina di carta sfilacciata che gettò ai piedi del divano, dove ne giacevano almeno un’altra ventina. Linda affondò il viso rosso sul petto del marito. I suoi capelli scuri solleticarono il naso di Bruno. Profumavano di camomilla.
Il coniglio azzurro in televisione regalò una rosa rossa ad una barboncina bianca. Bruno non aveva mai regalato fiori a sua moglie. Linda gli aveva detto chiaramente che non le piacevano, ma magari avrebbe comunque apprezzato il gesto. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei e per il loro bambino.
Bruno lanciò un’occhiata alla finestra. Era notte. Il cuore iniziò a battere più velocemente. Linda alzò il viso e posò una mano sul petto del marito. Bruno le diede un bacio sulla fronte. Strinse a sé il piccolo Carlo. Nella sua lunga vita non aveva mai amato nessuno così tanto.
Linda ricominciò a piangere. Bruno avvolse anche lei con le sue braccia. Il suo corpo era prosciugato dalle energie. La testa iniziò a girargli e strinse ancora più forte la sua famiglia.
Un grido arrivò dalla strada. Bruno passò Carlo alla madre e si avvicinò alla finestra. I lampioni più lontani iniziarono a spegnersi uno dopo l’altro. Era giunto il momento. Bruno abbassò la maniglia del portone.
“Bruno! Dove vai?”
Ignorò le grida di protesta di sua moglie e uscì di casa. Valerio, Marco e Giorgio stavano parlando sotto un lampione della piazzetta. Due rami sbucarono dai lati della casa alle loro spalle e la avvolsero come fossero corde. Innumerevoli crepe s’irradiarono sull’intonaco intorno ai rami e piccole foglioline li ricoprirono interamente. Le foglie crescevano di dimensione a vista d’occhio.
“Attenti!” Riuscì a gridare il corpo paralizzato di Bruno.
Gli uomini si voltarono verso la casa. Marco cadde a terra spinto da un foglia più grande di lui. Valerio indietreggiò. Giorgio non si mosse. Il lampione si spense. La casa a fianco all’altra subì la stessa fine, ma senza la luce del lampione, le foglie sembravano crescere più velocemente sotto i raggi rossi della luna.
Nel vicolo che divideva le due case, apparve una donna seminascosta dall’ombra delle immense foglie. Indossava una veste gialla. Avanzò verso Giorgio, il più vicino, ed alzò un braccio. La schiena di Giorgio si piegò all’indietro. Le gambe divaricate e le braccia tese verso l’alto. La maglia che indossava si strappò al centro del petto, dove un ramo salì verso il cielo. Le mattonelle si frantumarono sotto i suoi piedi. I pantaloni esplosero, rivelando una corteccia scura. I polsi e le dita delle mani si allungarono e si riempirono di foglie. La testa era scomparsa.
Bruno portò entrambe le mani davanti la bocca per non gridare.
La donna emerse dall’ombra, avvicinandosi a Marco che era ancora seduto a terra. Non indossava una veste. Era completamente nuda ed erano i suoi capelli ad avvolgerla. Bruno trattenne un altro grido. Non erano le gambe di una donna quelle che aveva… Zampe di capra? Ma che cos’era?!
Bruno rientrò in casa e chiuse a chiave la porta.
Linda gridò. “Che succede?”
Bruno poggiava le mani e la fronte sul portone. Non aveva il coraggio di guardare sua moglie.
“Bruno!?”
Le gambe dell’uomo cedettero e cadde seduto sul pavimento. Le lacrime sgorgarono incontrollate. Era tutta colpa sua! Non era riuscito ad accontentare quelle maledette fate!
Il portone cominciò a tremare. Bruno si allontanò. I vetri delle finestre esplosero, costringendolo a ripararsi il viso con le braccia. Tutte le luci si spensero.
La creatura varcò l’ingresso. Dalla vita in su era una donna affascinante, come le fate che Bruno aveva incontrato duecento anni prima. Le lunghe vesti colorate dovevano servire a coprire quelle zampe pelose e gli zoccoli.
“Vattene!” Gridò Linda. “Lasciaci in pace!”
La creatura fissava Bruno. I suoi occhi di ghiaccio erano meravigliosi. Era una donna bellissima. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei…
“Vattene!”
Qualcosa colpì la creatura sul volto. Bruno batté le palpebre e tornò in sé. Che gli era preso? Corse da sua moglie e si posizionò tra la sua famiglia e la creatura. “Ho fatto quello che ho potuto! Come poteva un uomo solo convincere l’intera umanità a cambiare?”
Un ramo entrò dalla finestra e si strinse intorno al polso di Bruno. Il suo corpo fu trascinato verso la parete. “No! Ti prego!” Un altro ramo gli coprì la bocca ed immobilizzò il suo corpo dalla testa ai piedi. Perché proprio lui?
La creatura avanzò verso Linda. Bruno mugugnava e si dimenava inutilmente. Un ramo strappò Carlo dalle braccia di Linda, mentre un altro si avvolgeva intorno al collo della donna.
No! Non loro! Uccidi me!
Linda si afflosciò a terra inerme.
No! Gli occhi di Bruno si appannarono. No! Carlo iniziò a piangere e strillare. Lasciatelo stare!
Che fine avevano fatto le sue gambe? E le braccia? I suoi occhi furono oscurati. Le grida di Carlo cessarono. Il battito del suo cuore era l’unico rumore presente. Era lento.
Sempre più lento.
Un ultimo battito.

Il custode delle fateWhere stories live. Discover now