Un'estate da (non) ricordare

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Venerdì 14 luglio 2023. La mattina vado a fare shopping al centro commerciale. Fra le varie cose che ho comprato, un bellissimo paio di scarpe: delle sneakers con una platform di 6 cm, bianche e decorate da spruzzi di vernice _ tra l'altro il Pos mi ha negato la transazione più volte: segno del destino?_ Comunque, la sera vado a ballare indossandole. È una serata "degenero": si beve, si scherza, ci si scatena. Fino a quel momento la mia estate era iniziata nel migliore dei modi, con tutta la grinta di chi ha voglia di novità e desiderio di lasciarsi andare. Eppure avevo il sentore di non strafare per non comprometterla: sempre ascoltare il sesto senso! Ad un certo punto ho fatto uno scatto in controtempo e il piede sinistro mi si è girato nella scarpa, forse perché i lacci si erano allentati ballando. Poggiando solo sul bordo esterno del piede, ovvero prendendo una storta tremenda, sono caduto per terra. Ho sentito CRACK: era come se la mia gamba avesse fatto lo scatto e il mio piede fosse rimasto incollato a terra. Una botta di adrenalina. Il dolore era lancinante e il piede è subito gonfiato come una palla. Il giorno dopo mi sono fatto portare al pronto soccorso e dalle lastre è risultata una frattura scomposta del quinto metatarso. In sostanza il sistema legamentoso e muscolare che passa per la caviglia e si inserisce nel piede come dei tiranti ha staccato l'osso a causa della distorsione. Il giorno seguente mi ha visitato l'ortopedico di un altro ospedale è mi ha detto che avrei dovuto essere operato. Addio estate, addio vacanze. Forse se avessi avuto un altro paio di scarpe, più basse alla suola o più alte in caviglia, non sarebbe successo: la maledizione delle scarpe nuove. Ma tant'è, il 31 luglio, dopo che l'intervento è stato rimandato due volte per emergenze e per carenza di medici nel periodo vacanziero (il nostro sistema sanitario funziona così) finalmente, se così si può dire, sono finito sotto i ferri. L'anestesia al nervo sciatico, il dover star fermo per due ore mentre tagliavano, riposizionavano l'osso e mi piantavano una vite di 3 cm nel piede, immerso nei rumori ripetitivi stile tortura della goccia della camera operatoria, non è stata proprio una passeggiata. Tuttavia sono stato collaborativo e a tratti simpatico, forse per l'effetto del sedativo. Una sensazione orrenda del post operatorio e non sentirsi più la gamba e non poterla muovere. È durata 12 ore e allo scadere dell'effetto dell'anestesia, nel cuore della notte e cioè mentre dormivo, si è risvegliato il dolore vivo dell'operazione. Era come se ci fosse qualcuno che mi piantasse un chiodo nel piede con un martello. Ho urlato per due ore buone prima che gli antidolorifici facessero effetto e che prendessi di nuovo sonno. Il 3 agosto mi lascia anche il mio micione che mi teneva compagnia da ben diciotto anni, ma che da sei mesi soffriva di diabete: un enorme dispiacere. Due settimane dopo l'intervento ho tolto i punti e il gesso per cominciare a mobilizzare la caviglia, anche se in sostanza ho passato un mese a letto con la gamba sopra due cuscini ed ogni tanto uscivo in carrozzina la sera col fresco. Infatti solo dopo le lastre e la visita di controllo del 30 agosto ho ricominciato a caricare il peso e a muovere i primi passi con l'ausilio delle stampelle. Per esercizio riabilitativo provo a camminare anche senza, ma faccio ancora moltissima fatica. Sembro una papera zoppa con le ossa di grissino che poggiano nel vuoto di un ginocchio e di una caviglia non più abituate a deambulare. Inoltre il piede tende ancora a gonfiare se resto in posizione seduta per troppo tempo, per cui non posso stare molto alla scrivania. Credo ci vorrà ancora parecchio tempo prima di ritornare come prima. Ci ho messo un secondo a farmi male, ma ci impiegherò mesi per riprendermi completamente. All'inizio l'ho presa con filosofia, come una sfida che la vita ha messo sulla mia strada per rendermi più coraggioso e paziente nella convalescenza, perché come si dice, "chi è paziente è più di un eroe". Ma ora incomincio a essere stufo, mi manca la mia indipendenza, il poter fare tutto quello che facevo prima in maniera disinvolta. Messo così, posso fare ben poco. Che poi, anche quando questa invalidità temporanea svanirà, tornerò a vecchi problemi rimasti irrisolti. Li affronterò con uno spirito nuovo? È quello che mi auguro. Credo sia umano domandarsi il senso della disgrazia e della sofferenza, se davvero ci fortificano e ci rendono migliori. Facciamo tanti progetti e poi la vita ce li manda all'aria. Ma proprio per l'imprevedibilità della vita che tende a scombinarci i piani, mi spiace di aver perso le lunghe giornate estive e le vacanze, nelle quali si fanno cose che nel resto dell'anno normalmente non si fanno. L'anno scorso non è andata meglio per quanto riguarda l'argomento vacanze e ho un po' di arretrati da reclamare alla vita riguardo a questo ultimo decennio. 

Questo è quanto ci tenevo raccontare: un altro riflesso di me, non in versi, ma con un semplice tono colloquiale. Mi auguro di cuore che abbiate fatto delle belle vacanze e che la vostra estate sia stata decisamente migliore e più fortunata della mia. 

Andrea

RIFLESSIDär berättelser lever. Upptäck nu