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Nella penultima puntata vi fu la prima eliminazione diretta: Samuspina vinse contro Spacehippiez, riuscendo ad entrare in casa. 

Spero di non dover entrare in questa maniera, mi sentirei troppo in colpa e fuori luogo. Non voglio sostituire nessuno.

La puntata di oggi non procede bene per tutti. Dal backstage ho sentito dire che la Pettinelli vuole sospendere la maglia a uno dei suoi alunni. Alcuni sono euforici; sperano di andare in sfida con lui per poter entrare senza problemi, sottovalutandolo un po'. Così facendo, sarebbe sempre un posto in meno per i cantanti e le mie possibilità diminuirebbero. Spero solo che oggi sia la volta giusta, in un modo o nell'altro.

Avrei dovuto partecipare sin dall'inizio, ma per una serie di problemi legati alla mia salute fisica mi è stato impossibile. Lo scorso dicembre sono rimasta vittima di un attentato, se così lo si può definire, avvenuto a la Place De la Concorde, Parigi.
Non fossi mai andata. È stata l'esperienza peggiore della mia vita.

Quel giorno abbiamo avuto problemi con i ticket all'ingresso del parco di Disneyland, in quanto abbiamo confuso il giorno. Personalmente ero convinta dovessimo andare il giorno dopo la tragedia addirittura, mentre le mie amiche ritenevano dovessimo andare quel maledetto 13 dicembre.
Siamo andate, ma il nostro ingresso era prenotato addirittura per giorno 15.
Non avendoli prenotati personalmente non ero molto sicura al riguardo.
Dopo averci letteralmente rimandato a casa, abbiamo deciso di passare la giornata in centro e nel pomeriggio, dopo pranzo, ci siamo fermate in quella maledetta piazza.
Ricordo che le mie amiche erano nel bar accanto mentre io mi allontanai verso lo sportello della banca per fare un prelievo.
Ero in fila e dopo circa cinque minuti iniziò l'inferno: lungo la piazza si fece largo un autocamion, come se non ci fosse niente e nessuno, uccidendo invece centinaia di persone dato che la piazza era piena. Le vittime non ebbero nemmeno il tempo di realizzare cosa stesse accadendo, e solo a pensarci mi si forma un nodo alla gola.
Per me, il problema sopraggiunse in un secondo momento: il loro obiettivo, purtroppo, era proprio la banca dove mi trovavo io in coda; i terroristi uscirono dal retro dell'autocarro e iniziarono a fare fuoco. Senza pietà.
Inizialmente non avevo capito di cosa si trattasse, pensavo fossero fuochi d'artificio, ma poi ho visto la gente cadere a terra, uno dopo l'altro, come se fossero birilli, in una pozzanghera di sangue che lentamente si formava attorno ai loro corpi inermi.
Persi totalmente controllo del mio corpo a causa di quella vista assurda a cui mai mi era capitato di assistere, ma quando realizzai che forse dovevo darmi una mossa, era troppo tardi.
Accanto a me vi era un bambino, che piangeva sul corpo della madre, e la prima cosa che mi venne in mente fu quella di proteggerlo. Feci per avvicinarmi e fargli da scudo, ma al contempo uno di loro si avvicinò a noi, e nonostante la paura nei nostri occhi, quell'uomo, o rifiuto della feccia umana, non ebbe pietà e aprì fuoco su di noi.
Mi parai davanti al bambino, cercando di proteggerlo, ma quei proiettili dovevano essere veloci come la luce perché in un millisecondo quel bambino era già una vittima. Poco dopo realizzai di esserlo anch'io.
Ricordo del bambino che mi cade accanto, e io, inerme come lui, sull'asfalto ricoperto del sangue della madre.
Raccontandolo non potrò mai quantificare il dolore fisico provato quel giorno: il mio corpo era diventato un colapasta, avevo proiettili conficcati ovunque, ma più che sentire i proiettili, assurdo era il dolore che questi mi causarono. Purtroppo non si trattava di uno ma molteplici e venni colpita ovunque: gambe, schiena, addome, spalle, braccia.
Non facevo altro che piangere e dimenarmi dal dolore. Tentavo di alzarmi, ma ho già spiegato quanto sia impossibile quantificare il dolore provato in quel momento. Difatti, poco dopo persi i sensi, convinta di non riaprire più gli occhi.

Gli occhi li riaprii, ma dopo un mese o poco più.
Ero immobile, paralizzata dalla testa ai piedi su quel letto d'ospedale. Vedermi in quello stato mi buttò nello sconforto totale; significava il fallimento della mia vita, i miei sogni andare in frantumi. Per me era la fine del mondo.
L'operazione per la rimozione dei proiettili fu un intervento abbastanza lungo e difficile, ma dopo esser sopravvissuta all'attentato, quell'intervento non sarebbe stato niente in confronto.
Il trauma, purtroppo, non mi aveva causato una perdita di memoria, perciò ricordavo dal bambino morto fra le mie braccia alle mie amiche di cui non ebbi più notizia per un bel po'.
Venni a sapere che Rossana, una delle due, perse immediatamente la vita, dopo aver ricevuto due proiettili dritto in testa. Non ebbi notizie di Matilde. E tutt'oggi non so cosa le sia successo. Le ho scritto per tantissimo tempo, ma non mi ha mai risposto. Se fosse morta me l'avrebbero detto, quindi non me lo spiego...

Sono rimasta tre mesi bloccata a letto, rigorosamente con cena liquida per i primi due, dato che non ero nemmeno in grado di mangiare. Successivamente ho iniziato la fisioterapia e nel giro di due mesi ho ripreso il controllo delle mie gambe, contro ogni aspettativa e previsione. Non facevo altro che piangere giorno e notte dal dolore e dal trauma.
Durante quel periodo ho cercato di distrarmi con la musica, scrivendo un pezzo dopo l'altro.

Dopo dieci mesi posso dichiarare di esserne uscita del tutto. Non auguro a nessuno un'esperienza del genere, nemmeno al mio peggior nemico.

A settembre ho trovato il coraggio di cui necessitavo per presentarmi ai casting di Amici, dove ho fatto la conoscenza di Holy e Matthew, i quali sono già dentro la casa. Quest'ultimo, in particolare, mi ha colpito abbastanza, ha talento da vendere, perciò non mi sorprende vederlo lì dentro. Spero di avere la stessa fortuna.

I miei pensieri vengono interrotti dal brusìo che si eleva all'interno dello studio. Per un attimo non realizzo cosa stia succedendo, mentre poco dopo vediamo Ezio passarci accanto e lasciare gli studi.

- Non ci credo, la Pettinelli gli ha davvero sospeso la maglia. - disse uno dei tanti pronti alla sfida.

Lo guardai mentre sconsolato lasciava lo studio. Deve essere stato un colpo al cuore.

Poco dopo viene chiamata una delle ragazze in sfida contro Mida.

Genesi¹¹¹ / Holden. Where stories live. Discover now