Le Maudit

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---La versione di Paul---

Paul, è stata colpa dell'amore, non tua.
Hai giurato fedeltà eterna alla madre di tuo figlio, convinto che l'amore non colpisse mai due volte lo stesso uomo.
Ma ti sbagliavi.

Quel giuramento d'amore non fu così eterno.
Morì giorno dopo giorno, silenziosamente, reincarnandosi qualche anno dopo in quei salotti al sapor d'assenzio e inchiostro che ti piacevano tanto.

Lì, l'amore ti folgorò per la seconda volta.
Per te era vivere una caduta libera, pensando d'essere un tizzone che arde quando sei soltanto il suo fumo, che serpeggia nell'aria vivo, visibile, intangibile.

Paul, le tue ferite vomitavano inchiostro nero, nero come i versi che scrivevi prima di conoscere questo nuovo amore reincarnato che non scriveva con l'inchiostro, ma col sangue.
Un sangue che pompava vita ad ogni lettera, parola o frase che componeva, un sangue che ti faceva venir sete d'un nuovo amore, un amore che ti diceva d'essere veggente.

Così avete ululato alla luna sui tetti di Montmartre, giurando fedeltà alla Musa davanti a Notre Dame, rotolando su voi stessi a Batignolles, abbracciati come i folli, e tu Paul, padre d'un figlio che non vedevi quasi mai, eri molto più vecchio di questo giovane amore veggente, eppure ci volavi assieme, imbrattandolo con le tue ferite d'inchiostro, spogliandoti della tua pelle di carta, senza colpa, senza vergogna.

Paul, tu e questo nuovo amore veggente vi siete fatti vedere in giro, così hai fatto del male a tua moglie, hai fatto del male a tuo figlio.
Ma loro non potevano capire quanto provavi piacere nel sanguinare inchiostro, non avevano visto il vuoto come l'avevi visto tu, non avevano sete d'anima, non erano capaci di bere dalla bottiglia della vita.
Il tuo giovane folle amore, invece, era capace di questo e altro.

Sei scappato assieme all'amore veggente, da Montmartre a Camden town.
Hai lasciato dietro di te la vecchia vita come fosse pelle morta, volevi raggiungere una nuova giovinezza promessa, dall'anima nuda, piena di calore.
Un calore che si è spento, giorno dopo giorno.

Paul ti sei pentito, ed è normale che succeda quando l'amore ti fulmina due volte.
Volevi tornare dal tuo vecchio amore.
Minacciarlo d'ucciderti se non t'avesse perdonato, anche davanti a tuo figlio, se fosse stato necessario.
Ma il nuovo amore veggente non voleva che tu ti voltassi indietro, convinto che una pelle morta non si potesse più indossare.
Allora gli hai sparato.

Non l'hai ucciso, per fortuna, Paul.
Anche se a volte l'amore uccide.
Tu l'hai solo ferito.
E lui ti ha denunciato, e tu sei finito in un'umida cella parigina.
Hai ferito il tuo vecchio amore.
Hai ferito tuo figlio.
Hai ferito anche il tuo nuovo amore veggente.

Ma non è colpa tua, Paul.
Molti muoiono dopo aver amato chi non volevano amare.
Tu però non l'hai fatto.
Così hai perso tutto.

Oddio, cos'ho fatto?

--- La versione del figlio George ---

Non ho mai capito cosa amasse veramente mio padre.
Me lo ricordo puzzare d'assenzio e inchiostro, con le dita macchiate di nero, seduto a spendere le giornate scrivendo rime su pezzi di carta.
Me lo ricordo baciare mia madre con gli occhi pieni d'oro, abbracciarla come un naufrago fa con la terra, accarezzarle le mani come fossero reliquie di seta.
Ero troppo piccolo, ma ricordo bene le serate nei saloon rossi e verdi di Batignolles, le loro risate, le sigarette accese e il loro fumo blu che serpeggiava tra bicchieri pieni e bicchieri vuoti.
Ricordo bene quando mio padre mi metteva sulle sue spalle, quando insieme a mia madre, tenendomi per mano, mi dondolavano verso il cielo.
Pensavo non ci fosse amore migliore del loro.

Crescendo, però, vidi mio padre abbracciare più Arthur che mia madre.
Una sera, nel buio d'un café letterario, vidi mio padre accarezzare la mano di Arthur come se non l'avesse mai fatto prima, intendo che lo fece con una certa intensità, e quando mio padre fuggì con lui, ero abbastanza grande per capire che si erano innamorati.
E me lo immaginai baciarsi col suo poeta, rotolandosi su chissà quale letto, a ridere come faceva con mia madre, e la cosa mi disgustava, e più provavo disgusto, più continuavo ad immaginarmeli, soffrendo come un idiota, cercando la solitudine per scacciare via la vergogna.
Se n'era andato con quel poeta, aveva qualche anno in più di me, questo Arthur, che diceva di essere non solo un poeta ma anche un veggente, e io, da quel giorno rimasi senza padre.
Anche quando tornò strisciando da mia madre.
Pregavo che mia madre lo calpestasse.
Non fu così.
L'amore che mia madre provava per lui era invano.
Mio padre amava solo sé stesso.

---La versione della moglie Mathilda ---

Non so scrivere.
E nemmeno leggere.
Però ora capisco molte cose.

--- La versione dell'amante Arthur ---

Caro Paul,
Le mie visioni stanno calando, fra non molto smetterò d'essere un veggente.
Anche se sono all'inferno, vorrei baciare Dio per aver creato il giorno in cui ti arrivò la mia lettera.
Era vero quel che dicevi, una vera dichiarazione.
Quando mi hai invitato a Parigi, io negavo la dichiarazione, giocando con le parole, blaterando sulla veggenza, dicevo Io è un altro,  e tu come un folle mi seguivi, e io come se avessi capito mi lasciavo seguire di café in café, di saloon in saloon, alla ricerca delle nostre anime perdute sotto qualche tavolo, dentro qualche bottiglia, trovandone solo dei piccoli pezzi nei nostri versi.
E tu avevi una bella moglie, a cui hai rinunciato per me.
E avevi un bel figlio, che ora non ti parlerà più.
Siamo stati i peccatori più sinceri dell'inferno.
Quando m'hai dato la mano leggendo Baudelaire, quando mi hai stretto in un abbraccio quasi famelico, come se dovessi fonderti a me alle Folies Bergére davanti a mezza borghesia parigina, quando m'hai baciato nella mia soffitta a Montmartre piena d'inchiostro, cartacce e pensieri strani, era tutto spontaneo, pura verità, nessuna perversione, niente di grottesco.
Tu eri me, io ero te, e l'abbandono non era contemplato, l'amore era un dubbio risolto, la paura un peso sopportabile, il mondo una piccola casa in affitto.
Abbiamo viaggiato tanto, sia dentro che fuori, ed eravamo arrivati all'apice dell'anima, potevamo rimanerci per sempre, ma sapevamo che prima o poi saremmo dovuti tornare a terra.
Avevamo fiducia nel nostro destino.
Ma la fiducia è una puttana, il giorno prima c'è, il giorno dopo è andata con qualcun altro.
Più ti fidi, più sei un debole.
E di fianco a te, smettevo d'essere forte, smettevo di fregarmene di tutto e tutti.
Il mio mondo eri tu, e piano piano capii che il mio mondo era una bugia.
Ci sono troppi mondi da visitare, e io sono troppo giovane per sacrificarli al dio dell'amore.
Quando volevi tornare dalla tua famiglia, ho cercato di fermarti non perché ero innamorato di te, ma perché l'egoismo mi stringeva lo stomaco, non volevo avere mal di pancia, tu eri la mia medicina solo perché ne ero assuefatto, una medicina che m'ha puntato la pistola addosso.
E ora, dopo il tuo proiettile, io sono un altro.
Credo che per raggiungere l'ignoto ci sia una sola strada,  la solitudine.
Sono sicuro che per raggiungere le verità più pure devo innamorarmi di me stesso, e conoscere ogni più piccolo neo della mia anima, parlando con lei senza alcuna paura o vergogna.
Prima io, poi gli altri.
Tutti educano la mente, ma non lo spirito.
Per questo viviamo all'inferno.
E vivere all'inferno non è semplice.
È affollato, puzzolente, decadente, pieno di tentazioni, un circolo vizioso.
Infatti, dopo aver viaggiato così tanto, io e te ora ci ritroviamo ancora a Parigi, in questa città di merda da cui siamo scappati due anni fa.
Io in ospedale, tu in cella.
Ritirerò la denuncia, tranquillo, sono stanco dell'inferno.
Voglio farmi una stagione in purgatorio.
M'hai fatto saltare il polso destro, fortuna che sono mancino.
Almeno posso scriverti che no, non c'è rancore dentro di me.
Spero tu sappia fare lo stesso.

Write Club 2016 - WoodyBarkWhere stories live. Discover now