15 - Dividi il khef per essere Ka-Tet

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1

Peach guardò la foresta di funghi che lambiva il colle, come un tappeto di gobbe rosa e bave di nebbia. Adesso sono sola sul serio.

Appoggiò un ramoscello sulle braci voltandosi all'orizzonte: accenni squadrati spuntavano dal rimescolarsi di nubi grigiastre, guglie appuntite si svelavano, qualche bagliore ammiccava sparuto.
Rabbrividì e la ferita mandò una pulsazione sorda che risalì il collo; non erano mai andate molto d'accordo, lei e ma'...e adesso il fosso che c'era fra loro era diventato uno strapiombo, che nessun ponte avrebbe più potuto traversare. Ma era contro di me,come Bull, quel lapin.
Io sono sola adesso.

"A che pensi?".

Aveva qualcosa di dolce la voce del troll: scelse di assecondare il sorriso e i suoi occhietti scintillarono.
"Al tuo froch penso!
...come ho fatto a tenermi tre anni un pallemosce del genere io proprio non lo so...".

"Lui è sempre stato così,tanto fumo e gnente arrosto. Pa' lo tiene sotto come un cane".

Cal arricciò le labbra mostrando denti appuntiti e candidi: sottile e alto quanto Bull era stato basso e spesso, era più giovane d'una manciata di minuti...e se il male delle pustole non gli avesse devastato la faccia, sarebbe pure stato figo, rimuginò prendendogli le misure per l'ennesima volta.
...non era importante comunque, se voleva farsi piantare un bimbino, di un maschio (bello o brutto che fosse) ne aveva bisogno. Ma potendo scegliere...

Sorise accostando pollice e indice. "Lo sai che tuo froch l'ha piccolo così?". Cal ridacchiò prendendo un lembo di cotenna e iniziando a sgranocchiarlo.

"...io invece l'ho come il toro, se t'interessa saperlo...".

"La voce grossa! E magari sei pure bravo a usarlo?".

"...non lo so, non ho avuto molto da fare le prove. Mi scarico sempre per conto mio". Il ragazzo prese un altro pezzo di carne, lo offrì e lei accettò avendo cura di sfiorargli le dita: quando si ritrasse gli regalò una punta di lingua prima di mordere.

"Nella vita non sai mai quando la musica cambia...".

"Mangiamo in fretta Cindy" troncò: il rossore sulle guance butterate lo rendeva quasi carino. E Bull non la chiamava mai col suo nome.

"La strada è ancora lunga". Peach annuì senza smettere di sorridere.

2

Il suo fidanzato negli ultimi tempi doveva tirarselo appresso: si era impigrito, quel grosso cagnolone stupido, e aveva pure preso gusto per il Pis' di Favorina; il troll invece teneva il passo e alle volte glielo dava pure, lesto come uno spettro delle lande, oltre che di corpo, sospettava, pure di testa.

Peach rallentò fiutando puzza di guano e ruggine; guardò le forme che affioravano al limite della vista, dopo un attimo il suo piccolo compagno sparì nella foschia e lei non perse tempo a tenergli dietro.

-*_~'

La Città si era mostrata per la prima volta quel mattino, dalla cima della piccola altura dove la pista li aveva condotti, ed entrambi si erano fatti il segno di croce scorgendo oltre le nuvole i profili delle case degli Antichi: altissimi, imponenti e ancora distanti - forse due giorni e forse anche il doppio - ma erano lì, e vederle finalmente, vedere qualcosa che fino ad allora era esistito solo nelle storie, e sapere che presto le avrebbero raggiunte per sfidare il ragno nella sua tana, era stata insieme conferma e rivelazione. Non è un gioco ci siamo dentro finvo al collo Dio caro come faremo...

Peach rabbrividì e la ferita alla spalla strappò; in quel punto la strada fiancheggiava un gruppo di costruzioni, niente più che lembi di mura e tetti sfondati come una muraglia fatiscente ricoperta di lichene e micelio: erano le prime che vedessero dai ripari dove avevano affrontato il krabo. E dove Becca aveva lasciato giù le ossa.

Maragogg Ventregonfio e il Cavaliere ElettricoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora