CAPITOLO 1

47 0 0
                                    


sento un rumore strano. Mi sveglio velocemente: oh no, è la sveglia.

Odio svegliarmi così. Ma almeno oggi a Firenze c'è bel tempo.

Mi alzo velocemente dal letto, mamma sarà già uscita di casa, con il lavoro che fa.

Sto qui da quasi 14 anni e ancora, ogni mattina, appena mi alzo, sento nostalgia della mia amata Golden, dell'Irlanda. Da troppo tempo che non ritorno lì e mi manca la tranquillità, il sole, le persone.

Uno strano ricordo si fa strada tra i miei pensieri, sento urla di bambini, chiudo gli occhi, vedo troppo verde, mi sento svenire.

Anna, va tutto bene, sei solo un po' assonnata.

mi affretto a prepararmi, la lezione di Spagnolo è alle 09:30.

esco di casa e tutto è caotico: le macchine, la gente di corsa, l'autobus. Mi piacerebbe prendermi un po' di tempo per me e riposarmi un po' da tutto questo stress. Credo che quando avrò finito questo esame di Spagnolo, potrò dire di essere finalmente in Vacanza.

Entro in facoltà e, come ogni mattina, incontro Teresa e Mattia, i miei compagni di corso, e gli unici veri amici che ho, nonostante io conosca un sacco di gente.

Teresa è bassa di statura e robusta, ha dei lunghi capelli ricci e devo ammettere che quando corre è buffa. Come in questo momento, ad esempio. Mi viene da ridere mentre lei corre verso di me, come se non mi vedesse da un sacco di tempo.

"eccoti! Oggi sei un po' in ritardo, cosa hai combinato?"

Ah dimenticavo, è più apprensiva di mia madre. E devo ammettere che fa venire l'ansia a volte.

"Teresa rilassati, stamattina avevo più sonno del solito, sta tranquilla."

"HAI RICORDATO QUALCOSA?!?" esclamò a gran voce sgranando gli occhi.

Avevo ricordato qualcosa, sì. Ma sentivo dentro di me che quel "qualcosa" era troppo personale per essere spiegato, quasi come un segreto che dovevo sapere solo io. Io e nessun'altro. Forse.

"No, purtroppo. Ma adesso andiamo, che è tardi."

"Ah, ok." Io so, che in fondo, Teresa non mi crede.

in fondo all'enorme aula ci aspettava impaziente Mattia, che era lì già con il quaderno aperto e la penna in mano. Il solito secchione.

Mattia è alto, biondo e ha gli occhi verdi, come la mia Irlanda. Non è poi così bello, ma ha quel qualcosa in più che piace da morire alle ragazze. Non so nemmeno il perché ma so per certo che è un buon amico e che posso contare sempre su di lui. Ma non mi dilungo più di tanto per descriverlo, perché è un libro aperto, si fa capire da solo.

La lezione è iniziata, io non faccio che pensare ai prati verdi. prati verdi e ad un castello.

Il Castello. Chiudo gli occhi, sento ancora quelle urla di bambini, quando vedo un paio di occhi azzurri. Occhi da bambino, che mi fissano innocentemente.

"signorina Manny, tutto bene?"

ci siamo. figura di merda davanti a più di cinquanta persone: fatta.

"si, mi scusi" esclamo. Nella testa, però sempre gli occhi azzurri.

La lezione è finita alle 13:00, il tempo di salutare Mattia e Teresa (avevo promesso di lasciarli soli, almeno per questa settimana) e sono subito a casa.

Si, oggi sono più stanca del solito e non ho idea di come studiare più di due secoli di cultura spagnola. In spagnolo.

Mangio un sandwich al volo preparato di fretta, mamma mi ha lasciato il pollo nel forno ma non ho voglia di mangiare quando sono sola. Lo mangerò stasera con lei.

Ore 17:00. Sono seduta da più di tre ore sulla scrivania, e tutto ciò che sono riuscita fare sono solo 5 pagine del primo capitolo.

Non riesco a non pensare a tutto quel verde. E A QUEI MALEDETTI OCCHI AZZURRI.

Di chi saranno? Papà, sono tuoi?

mi pongo queste domande stupide quando so, che in fondo, non riuscirò a ricordare più nulla. E papà, purtroppo, non potrà mai darmi una risposta. Lui non c'è più da troppo tempo.

Un senso di angoscia e di impotenza mi invade il petto, non posso farcela, non ce la farò mai.

Non riuscirò a studiare, né tantomeno a ricordarmi del passato. Quel passato che tanto mi tormenta, anche se non lo ricordo.


This TownWhere stories live. Discover now