Ero immobile.
<<Lily...>>.
Vidi quel gruppo uscire dal locale e dirigersi verso la macchina.
<<Che succede?>>
Li guardai uno ad uno.
Ma non riuscii a fermarli.
<<Nulla Grace>>.
L'ultima cosa che mi rimase impressa fu il rombo della loro macchina risuonare per le strade.
<<Sì può sapere perché ti trovi qui a quest'ora?>>
<<Che cosa è successo?>>.
Eh sapessi...
<<Ho avuto un imprevisto>>.
Salutai la madre della mia amica che era al posto del guidatore.
<<Va tutto bene?>>.
Continuò a domandare Grace preoccupata.
Ci mancava solo il suo terzo grado.
<<Sìsi tranquilla. È tutto apposto>>.
Come no...
La mia vita stava diventando un incubo.
Le cose stavano cominciando a sfuggirmi di mano.
Le mie domande aumentavano sempre di più...
Così come la scarsità delle risposte.
Il vento non soffiava più dalle mie parti.
Nuovi eventi mi destabilizzavano, mi tormentavano, mi intimorivano.
Quegli uomini...
Erano in possesso di una mia presunta foto.
Erano persone che non avevo mai visto prima d'ora.
Quel sogno...
Un altro.
Lei compariva ancora.
Nella stessa scena.
Quella diversa ero io.
Non ero stata la protagonista della vicenda, ma una semplice spettatrice che non aveva niente a che fare con l'intera situazione.
Perché il mio ruolo era cambiato?
Perché avevo fatto lo stesso sogno ma in veste diversa?
Perché non riuscivo a mantenermi calma?
Perché queste piccolezze cominiciavano a diventare rilevanti nella mia vita?
Perché non ero più così determinata a gestire l'ingestibile?
L'avevo sempre fatto.
Ma stavo cominciando a rendermi conto che avevo di fronte delle cose che erano molto più grandi di me.
<<Siamo arrivati>>.
La mia casa mi attendeva famelica.
Mi osservava con occhi infuocati.
<<Grazie del passaggio...a domani Grace>>.
Se ci fossi arrivata a domani...
<<Non c'è di che...>>sorrise la mia amica.
Ricambiai il sorriso e poi chiusi lo sportello.
M'incamminai verso casa.
Boom.
Boom.
Boom.
I battiti del mio cuore facevano un vero e proprio concerto assieme al rumore dei miei passi.
Aprii la porta ed entrai.
<<Lily Enderson!>>.
Che mi venisse un'accidente!
Non avevo neanche messo piede dentro casa!
<<Spero tu abbia una degna spiegazione per giustificare questo tuo eccessivo ritardo>>.
Papà aveva una strana capacità.
Riusciva a passare da tenero e dolce a scontroso e aggressivo.
Così come facevo io.
Ecco perché ero sua figlia.
<<Vi posso spiegare...>>....con qualche bugia sia chiaro.
<<Abbiamo tutto il tempo per ascoltarti>>.
Questa volta fu mamma a parlare.
Erano entrambi arrabbiati con me.
Li capivo perfettamente.
<<Allora>>cominciai.
Cosa potevo inventarmi?
<<Sono stata a casa di Grace>>.
Svenuta e perdipiù con una gran sete.
<<E non potevi avvisare?>>.
No, perchè ero troppo impegnata a fare sogni strani.
<<È saltata la corrente e quindi non c'è stata la possibilità di avvisarvi. Mi dispiace tanto. Non potevo lasciare Grace così....aveva bisogno di una mano in matematica>>.
Quando mai io ero stata brava in matematica?
Nei sogni.
I conti tornano ahah.
<<Va bene. La prossima volta però devi chiederci prima il permesso>>disse papà seriamente. <<Ok>>.
Mi dirissi in camera e mi accasciai sul letto.
....
Stavo per addormentarmi sul mio adorato banco.
La professoressa di Filosofia non era per niente brava a spiegare.
Faceva venire una noia assurda.
Continuavo a sbadigliare, ricevendo delle occhiate da quest'ultima.
<<Allora mi spieghi che cosa è successo ieri sera?>>.
Vorrei che me lo spiegassero anche a me.
<<No>>dissi ridacchiando.
<<Perché mi nascondi sempre delle cose?>>.
<<Che c'e? Non ti fidi più di me?>>continuò a domandare preoccupata.
Tutte queste domande mi stavano facendo venire i nervi.
<<Grace. Non pensarla in questo modo. Ti assicuro...non è così>>.
Ci sono delle cose che non riesco a spiegarmi neanche io.
<<Ti racconterò tutto>>.
La rassicurai.
Al suono della campanella tutti si precipitarono fuori per la ricreazione.
Io e Grace rimanemmo in classe.
Iniziai a parlare dopo aver chiuso la porta.
<<Sono entrata in quel pub per caso.>>
<<Faceva freddo e avevo bisogno di scaldarmi un po>>.
I suoi occhi scuri mi fissavano come non lo avevano mai fatto.
<<Il proprietario del pub...>>.
<<Cosa ti ha fatto?!>>.
Non mi fece finire di parlare.
<<Ti ha toccata? Cosa è successo?!>>.
Santo cielo!
<<Grace!No!>>.
<<Non mi ha fatto niente!>>.
Ha solo provocato un mio svenimento.
<<Allora cosa?>>.
Se mi fai finire...
<<Mi ha raccontato una cosa>>.
<<Guarda...>>.
Le mostrai la foto che ancora conservavo nella tasca dei pantaloni.
L'avevo presa per sbaglio.
<<Sei....tu?>>.
No, la contessa di San Pietroburgo.
<<L'aveva trovata su un tavolo>>.
<<Qualcuno se l'era dimenticata>>.
<<Questo cosa significa?>>.
Bella domanda.
<<Qualcuno in quel locale, parlava di me e della mia vita>>.
Mi venivano i brividi solo al pensiero.
<<Chi?>>.
Un gruppo di uomini sconosciuti.
<<Non lo so... non posso saperlo.
Se fossero stati miei parenti lo avrei saputo subito. Ma gli unici parenti che ho sono fuori dall'Italia e i miei nonni abitano a Roma perciò...>>.
Sono fottuta.
<<Non so chi siano quelle persone. Nessuno che io conosca frequenta quel pub>>.
Che situazione...
<<Mmm>>.
<<Ancora però non capisco il perché tu sia rimasta così tanto tempo in quel pub>>.
Eheh
Perché avevo visto un bell'imbusto con occhi azzurri e capelli biondi.
<<Sono svenuta>>.
Sembra una barzelletta...
Che non fa ridere.
<<Oh mamma>>.
Mi abbracciò improvvisamente.
<<Mi dispiace così tanto amica mia. Spero tu possa scoprire chi siano quelle persone>>.
Lo scoprirò.
Dovessi giocarmi la pelle.
...Dopo la ricreazione le lezioni ricominciarono come ogni giorno.
Come ogni volta.
Ben non mi aveva rivolto parola.
Strano...
Di solito rompeva sempre.
<<La radice quadrata di quattro è due. Due più cinque fa sette, sette per nove sessantatrè>>.
Lydia mi stava spiegando come era riuscita a risolvere quella maledetta espressione.
Ci stavo sbattendo la testa da circa un quarto d'ora.
<<Poi devi operare nelle parentesi tonde>>.
Bla bla bla.
Lydia era molto brava in matematica.
Su questo ero più che sicura.
Ma a spiegarla...
<<Non sto capendo niente>> le dissi.
Parlava talmente veloce che sembrava lo facesse apposta per farmi perdere il filo del discorso.
<<Ma ascolti almeno?>>.
Le orecchie c'è le avevo per fortuna.
<<Buongiorno!>>.
D'un tratto entrò la professoressa di Arte.
Non era la sua ora.
Quel giorno non avevamo neanche la sua materia...
<<Siete pronti?>>chiese guardando sia me che Ben.
<<Per fare cosa?>>chiese lui con sguardo confuso.
<<Da oggi tu e Lily farete dei piccoli lavoretti nella scuola>>... <<Seguitemi>>.
Paperin de Paperoni!
Me n'ero dimenticata!