Capitolo 3

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Giorno N*53

Faccio molta fatica a scrivere. Le scosse elettriche erano più forti del solito. E poi le siringhe non smettevano mai di bucarmi la pelle. Ho ancora i segni.

Bruciano.

Io ce l'ho messa tutta, ho cercato di non fare nulla, di stare calmo.

Ma la mia testa vuole altro, mi fa fare altro.

Oggi c'è il sole. Non ho più tanto freddo come al solito. So già che non mi porteranno da mangiare. Non sono stato bravo. Ma ora sto bene, credo.

Odio stare da solo in questa stanza. Ma non posso farci nulla.

La mia barchetta è ancora lì, sul pavimento vicino all'ingresso. Non voglio raccoglierla. Fa troppo male. Sento come un peso dentro di me, voglio solo scomparire.

Ho sentito i dottori, li ho sentiti parlare. E per una volta, ho capito anche io cosa dicevano.

"E' peggiorato. Gli esperimenti non funzionano. Doveva migliorare."

E io che pensavo di poter stare bene, un giorno.

Pensavo di poter uscire di lì, di tornare da Sally, di tornare a scuola, di diventare grande, di fare il lavoro che mi piace.

Di stare bene.

Sto sorridendo. So che non uscirò mai di qui, perché so che c'è qualcosa che non va in me.

Nella mia testa.

Non uscirò mai. E ora sento questo peso, che mi schiaccia.

Ma forse ho capito. Ho capito cos'è.

Forse semplicemente ricordo quanto faccia male la solitudine.

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Christal

Sento una sirena in lontananza, finalmente sono arrivati. Avranno messo quel fastidioso suono sicuramente per saltarsi qualche ora di traffico, come sempre.

Ma almeno sono arrivati in fretta, ho bisogno di più informazioni. Sorseggio l'ennesima tazza di caffè, sono esausta. Mi accascio nuovamente sulla mia poltrona preferita dell'ufficio, sfogliando e rileggendo i soliti documenti che da troppo tempo ho davanti. Quasi li ricordo a memoria.

Struttura ospedaliera chiusa da 10 giorni per azioni sospette e illegali su pazienti. Tra gli eventi descritti vagamente da un testimone, ex dottore della struttura, sono incluse torture, esperimenti su cavie coscienti, comportamenti estremamente violenti e abusi sessuali. Contattati i dipendenti dell'ospedale, ma dall'interrogatorio non risulta nulla di rivelante, così come nell'ispezione dell'edificio. Le trattative sono le seguenti: la struttura non potrà ospitare nuovi pazienti e sarà tenuta sotto controllo con ispezioni costanti.

Getto via dalle mie ginocchia quelle scartoffie. Stiamo sbagliando tutto. Non possiamo pensare che quell'ospedale sia normale. Non possiamo farla passare liscia a quei maledetti dottori.

Ricordo perfettamente le facce di quegli stronzi. Con quei sorrisi falsi, mi fissavano, compiaciuti. Sapevo già da quella primissima ispezione che nascondevano qualcosa. Ma non trovammo nulla, niente che ci potesse permettere di chiudere quell'inferno, che ci desse la possibilità di scoprire la verità dietro quella struttura, dietro quei dottori sorridenti, dietro quei pazienti che chiedevano disperatamente un qualsiasi tipo di aiuto semplicemente con lo sguardo.

-Ehi Christal! Ancora sveglia?

La voce di Nicolas mi fa quasi sobbalzare. Do una rapida occhiata all'orologio sulla parete: le due meno un quarto. In centrale non c'è praticamente nessuno, ma Nicolas sa benissimo che non dormo da quasi una settimana per questo caso. E' sempre così, per ogni caso complesso che si presenta.

Insieme a lui c'è anche l'ispettore, mi guarda con il suo solito sguardo di rimprovero. La sua faccia dice molte cose, prima di tutto che è stato Nicolas a trascinarlo nel cuore della notte a cercare indizi chissà dove.

-Dovresti dormire un po' tesoro, mi sembri distrutta...- mi dice in tono dolce Nicolas, avvicinandosi. Adoro il suo tono di voce, mi fa immediatamente calmare e reprimere tutta la rabbia che mi porto dentro.

-Non posso, non ci riesco e lo sai...- rispondo senza nemmeno guardarlo. Sono stanca, abbattuta e delusa. Questo caso sembra solo una perdita di tempo e so che presto mi obbligheranno ad arrendermi. Ormai l'unico che va ancora dietro a me e alle mie assurde convinzioni riguardo a casi e misteri apparentemente inesistenti è Nicolas, ma non voglio che ci rimetta per questo.

-Bè, ti potrà consolare il fatto che abbiamo nuove notizie...- continua Nicolas, con tono malizioso alla ricerca della mia attenzione. Alzo lo sguardo, fissandolo in attesa che continui.

-Ci hanno segnalato la scomparsa di uno dei pazienti, pochi giorni fa. Non si sa ancora nulla, ma domani dobbiamo fare un ulteriore ispezione. Sai tutto questo che significa?

Mi mostra un sorriso meraviglioso, e a questo punto non resisto più: mi alzo d'improvviso dalla poltrona e lo stringo forte a me, sussurrandogli, cercando di nascondere una risata:

-Significa che il caso continua.

PazziaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora