Mattia Adorni

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30 agosto 2015

Mattia Adorni guarda la fila davanti a lui.
Gli è sempre piaciuto il nero.
La sua maglietta preferita è nera.
Nere sono le lenzuola del suo letto.
Nero è lo zaino che porta con se spesso.
Nero è il colore che vede quando chiude gli occhi prima di addormentarsi ogni sera.
Nera è l'auto che sua madre e suo padre gli hanno regalato per i suoi diciotto anni.
Sente una goccia di sudore scendere piano sulla fronte.
Guarda di nuovo la fila davanti a lui.
Vede solo abiti neri.
Scarpe nere.
Occhi neri.
Visi neri.
Anche suo fratello l'hanno vestito di nero in quell'ultimo viaggio.
Per un momento lo sente arrivargli sotto pelle quel nero intenso che ha sempre creduto di poter amare.
Lo capisce così che è il colore del dolore, il colore del buio quando sai che gli occhi non puoi aprirli più.
Eppure se lo stampa in faccia il suo solito contegno.
Una parvenza di normalità dentro gli occhi verdi.
Sbatte le ciglia folte con calma.
Il collo della camicia chiuso sino all'ultimo bottone anche con il caldo che gli inumidisce la schiena.
Vive il suo primo vero giorno nero come fosse uno tra tanti.
Respira profondamente.
Tiene le spalle dritte, le mani congiunte appena sotto la cintura dei pantaloni.
Sostiene sua madre che come lui sa mantenere il controllo.
Non una lacrima deve scendere dagli occhi.
Lo ha imparato dai suoi che le emozioni sanno di debolezza e intimità.
Sono il segreto più grande di un uomo.
Ma lui non lo sa ancora che ogni perfezione ha la sua falla da qualche parte.
Dicono che i cimiteri sono luoghi di pace.
Eppure Mattia Adorni sente solo un'irrequietezza improvvisa uscirgli dal cuore.
E quando vede la prima manciata di terra cadere sul legno lucido che nasconde l'ultimo ricordo di suo fratello, inciampa.
Quando vede la seconda, si morde il labbro.
È alla terza che fa un passo indietro.
Poi un altro e un altro ancora.
Guarda ancora la fila davanti a lui.
E tutto in un momento si tinge di nero.
Sono un fiume in piena che fa franare tutte le sue sicurezze le domande di fronte a quell'addio che non si sarebbe mai aspettato.
Si volta lentamente.
"Contegno. Calma. Controllo" ripete a mente.
Ma la gola si chiude mentre affretta il passo.
Sente una sensazione mai provata spaccargli le ossa, affondare le unghie nella pelle.
Deve essere paura, incertezza.
Sente le scarpe nere sbattere sull'asfalto con rabbia.
Corre sul marciapiede.
Auto in corsa gli sfrecciano accanto nel traffico di una città che si spegne piano con la sera.
È un orizzonte colorato quello davanti a lui.
Si sfila la giacca, la lascia cadere a terra senza voltarsi.
Le luci del Luna Park si accendono piano nel tramonto.
E corre Mattia.
I capelli chiari gli sbattono sul capo ad ogni passo.
"Contegno. Calma. Controllo" ripete di nuovo a mente con un tremito anche nei pensieri.
Gli scende sul viso senza preavviso la sua prima lacrima da adulto.
Gli bagna gli occhi, le labbra, il cuore.
Corre e non riesce a fermarsi nel suo ultimo giorno d'estate.
Nessuno può dirgli quanta bellezza c'è nella tristezza di quello che sente.
Nessuno può dirgli che è perfetto anche chi, le emozioni, riesce a mostrarle a se stesso.

Viola, di notte.On viuen les histories. Descobreix ara