Capitolo 3

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Toni

Toni lavorava nelle officine di distillazione, le fabbriche in cui la Lux veniva trasformata in Siero. Negli anni aveva imparato molte cose, tra cui il duro lavoro, l'impegno e l'arte del silenzio. Era stato un bravo lavoratore, nessuno aveva trovato un'occasione per rimproverarlo e non aveva mai sbagliato nella sua intera esistenza. Quel giorno, durante il suo quarantesimo compleanno, però, per la prima volta, avrebbe commesso il primo e ultimo sbaglio della propria vita.

Toni era un visionario. Riusciva ad andare oltre i normali schemi. Era capace di immaginare in grande. Era stato a contatto indiretto con la Lux per tanto tempo e aveva imparato a comprendere le deboli logiche che si sviluppavano alla base del potere. Era convinto di essere in grado di riprodurre il Siero senza usufruire delle tecnologie delle fabbriche: avrebbe costruito da solo una macchina uguale a quelle nelle distillerie. Aveva avuto tempo per studiarne i meccanismi, i processi di elaborazione, i componenti, il processo di funzionamento: era pronto per azzardare ciò che nessuno aveva avuto la possibilità di fare prima di lui.

Giorno per giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, costruì i pezzi della sua piccola grande invenzione. Non fu facile trovare i giusti componenti. Occorreva cogliere la situazione giusta al momento giusto. Si intrufolava nelle abitazioni di chi moriva, prima che fossero demolite, e raccoglieva tutto ciò che potesse servirgli. Utensili, ricordi, cianfrusaglie, pezzi di metallo: qualunque cosa che potesse sembrare vagamente utile. Li riportava a casa e cominciava a lavorare con anima e corpo nel raggiungimento del suo obiettivo rivoluzionario. Non dormiva più. Non riusciva a farlo. Soprattutto quando si sentì terribilmente vicino alla fine, le ore di sonno si azzerarono del tutto. Dopo anni di lavoro e sudore era ormai arrivato alla conclusione della sua immensa opera. O quasi...

Gli mancava soltanto un pezzo, un unico pezzo, quello più importante: il trasformatore. Non esistevano trasformatori nella spazzatura o nei vecchi averi dei defunti. Gli unici si trovavano nelle macchine della sua officina. Ed era anche questo uno dei motivi per cui esse venivano considerate terribilmente preziose. Avrebbe dovuto rubarne uno da lì. Già, ma come? Le possibilità di venire scoperto erano quasi massime. Avrebbe dovuto attuare un piano ben studiato: sarebbe uscito per ultimo da lavoro dopo aver sottratto la componente, lo avrebbe montato sulla propria macchina di notte. Dopodiché la mattina seguente, sarebbe stato il primo ad arrivare tra i suoi colleghi, così da rimontare tutto ed evitare che gli altri si accorgessero dei cambiamenti. Il progetto sembrava perfettamente realizzabile, ma doveva essere svolto velocemente e senza intoppi.

Solo una persona, oltre a lui, era a conoscenza del suo immenso segreto. Si chiamava Sàga ed era giovane, oltre che terribilmente bella: occhi brillanti e un curioso spazio tra i denti quando accennava il suo timido sorriso di circostanza (perché di più, abbiamo detto, non era concesso).

Si erano incontrati per la prima volta per strada, nei pressi della lavanderia, dove gli abiti venivano puliti e decontaminati. Uomini e donne, in fila, formavano un grosso bruco bianco vivente, con in braccio enormi pile di vestiti. Era un mestiere che prevedeva molta forza fisica eppure Sàga, minuta com'era, riusciva tranquillamente a trasportare una quantità di indumenti pari al doppio rispetto agli altri. Ed era questo che aveva colpito Toni. Era questo ciò che gli fece pensare che Sàga fosse la persona giusta: mentre tutti trasportavano i cumuli di vestiti in braccio come se fossero dei grossi neonati da accudire e coccolare, Sàga li aveva legati dietro la schiena, in modo tale che uno degli abiti più grandi facesse da sacca per tutti gli altri.

Toni non aveva amici. Sàga, invece, poteva diventarlo perché, come lui, aveva imparato, forse anche in maniera inconscia, a ragionare con la propria testa.

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⏰ Last updated: Jul 17, 2018 ⏰

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