26. Marchio di fuoco

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Sotto la spinta di qualcosa di troppo potente per non essere una stregoneria, il cancello nero si accartoccia su se stesso, divelto dai cardini. Nello spazio vuoto, vibrante di energia magica, che si apre al suo posto, avanza un drappello di uomini in uniforme.

Il principe Cormac ha ancora un braccio sollevato, tremante per l'incantesimo che ha lanciato. Attorno a lui sciamano decine di guardie reali. Riconosco la piccola Mairead, gli occhi azzurri assottigliati in un'espressione determinata che la trasfigura.

Tutti insieme avanzano nel silenzio attonito che ha riempito l'arena. Posso quasi avvertire il panico del pubblico come un umore appiccicaticcio che rende l'aria irrespirabile.

Se ne stanno rendendo conto. Adesso sono guai.

"Che nessuno si muova!" tuona la voce potente di Alec. Il suo volto è una maschera irriconoscibile di rabbia. "I vostri genitori stanno per pentirsi del giorno in cui vi hanno messi al mondo."

Non avrei mai pensato di poter essere così felice di vederlo.

Il sollievo mi esplode nel petto. Lascio andare Charlez e mi rimetto in piedi, per quanto me lo consentano le ginocchia tremanti.

Assiso sul suo trono di stracci, Farkas non fa una piega. "Signori, benvenuti alla mia corte! Giusto in tempo per lo spettacolo." La sua voce tradisce una certa giovialità.

Il telepate avanza davanti a tutti, con grandi passi che sollevano nuvole di sabbia. Sta per rispondere al Re degli Accattoni, e sta per farlo a tono, quando i suoi occhi si appuntano su Bevin, ammanettato e a capo chino al centro dell'arena. E allora tutto quello che riesce a dire è: "Per le tette della Dea, ragazzo, che ti è successo?"

Bevin non risponde. È perso in se stesso, ora più che mai, gli occhi vitrei e distanti. Anche Alec se ne accorge e la scoperta gli lascia addosso un'espressione frastornata.

Le guardie esitano attorno al loro capitano. E Farkas coglie il momento.

Gli basta inarcare un sopracciglio.

Sono la sola ad accorgersi che sta succedendo qualcosa quando Connor sposta il peso da un piede all'altro e comincia a mormorare un incantesimo veloce.

"Attenzione!" grido, prima che un lampo di fuoco saetti nell'aria e vada a schiantarsi dove si trovava Alec un attimo fa.

Ed è il caos.

Le streghe e gli stregoni che facevano parte del pubblico del crudele spettacolo di Farkas si uniscono alle sue guardie corrotte per combattere i nuovi arrivati. I profughi, invece, tentano di darsi alla fuga, premono sulle scale che portano giù, scendono nell'arena e creano solo confusione. È un mare solcato da venti impetuosi, una corrente selvaggia e priva di volontà.

Non ho mai assistito a una battaglia magica. Gli unici incantesimi da combattimento in cui mi sono imbattuta nella mia vita sono quelli che ho dovuto schivare da quando sono entrata a Ys, nel tentativo sempre più disperato di rimanere viva e tutta intera.

Ma questa è una cosa diversa.

Adesso l'aria sfrigola di dardi elettrici e fiamme danzanti, la sabbia si solleva in turbini innaturali. La luce delle torce si riflette sulle superfici opalescenti degli scudi magici che si levano per assorbire i colpi. Le parole rituali si intrecciano, a metà tra preghiere alla loro Dea e maledizioni. Gli elementi imperversano, si piegano ubbidienti alla volontà degli stregoni. Non sono in pochi, tra i profughi, a precipitare a terra urlando dopo essere stati colpiti.

È sbagliato.

Non riesco a strapparmi questo pensiero dalla testa.

Niente di tutto ciò dovrebbe essere possibile. È solo uno scherzo della natura, uno scherzo di cattivo gusto.

DescentWhere stories live. Discover now