30. Per far ridere un fantasma

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Quando arriviamo nella piazza del mercato si è già radunata una folla abbastanza folta da renderci invisibili.

Mi tengo vicina a Bev mentre ci facciamo largo tra uomini e donne vocianti e non meno confusi di noi. L'origine delle urla, che non accennano a diminuire, è un punto più avanti in mezzo al labirinto di banchi, mercanzia, sudore e corpi accalcati. Approfitto della distrazione di uno dei commercianti per farmi scivolare in tasca un piccolo rasoio dal manico intarsiato, prima di affrettarmi a tener dietro al passo di Bev.

"È tutto regolare!" strilla una voce femminile sopra il chiasso della folla.

Avanziamo a forza di gomiti e spintoni per riuscire a sforzare lo sguardo oltre le teste della gente. Un drappello di guardie in uniforme blu e argento, severe come statue, presidia un piccolo spiazzo vuoto. Davanti a loro, sul selciato, circondata dai resti sparpagliati di un banco di stoffe variopinte, è accasciata una donna. La carnagione troppo scura per Ys la denuncia come una figlia del sole rovente della superficie.

"Ho i permessi" insiste lei, con voce stridula. "Sono stati firmati dal re in persona!"

Una guardia con l'uniforme più decorata delle altre fa un passo avanti. È un giovane biondo con l'acciaio negli occhi. "Niente di tutto questo è più autorizzato."

La donna si stringe al petto una delle sue stoffe. "Lei non può... questo è il mio lavoro!"

"Sì, il lavoro che rubi a noi" borbotta qualcuno in mezzo alla folla.

"Io non posso?" Il giovane biondo avvampa in fretta. Troppo in fretta. "Tu non sei nessuno per dirmi quello che posso e non posso fare. Sono il capitano Duncan O'Riley e sono stato incaricato dalla famiglia reale di riportare l'ordine in città. Cominciando con il ripulirla dalla piaga che la infetta." Rivolge un cenno brusco alle guardie che sono con lui e due di queste afferrano la donna per le braccia per costringerla ad alzarsi.

Capitano. Il grado che apparteneva ad Alec. Rivolgo un'occhiata a Bevin e lo scopro congelato in una smorfia tesa.

"È tutto regolare" balbetta la donna della superficie, come se non credesse a quello che le sta succedendo. "Non... non ho fatto niente di illegale."

"Per questo sarai solo espulsa" ribatte O'Riley, con i modi compiaciuti di chi non vedeva l'ora di interpretare questo ruolo. "Gli irregolari e i profughi che si sono macchiati di crimini contro la corona andranno a fare compagnia in carcere al Re degli Accattoni. In attesa del processo più clamoroso che si sia mai visto a Ys."

Allora sono riusciti a prendere quel bastardo di Farkas. Un rigurgito di vana soddisfazione mi riscalda il petto.

La donna insiste. "Voglio... voglio parlare con il re. Mi ha già concesso udienza una volta, lo farà di nuovo."

O'Riley tentenna. Non si è preparato bene su tutta la lezione, allora. "Il re al momento è impossibilitato a ricevere udienze." Si schiarisce la gola e si rivolge alla folla di curiosi che si è radunata. "Gente di Ys! Chi aiuta i profughi è nemico di questa città. Il mondo della superficie è corrotto. Non vedete? Hanno distrutto le loro terre trascinati dalla sete di potere e ora che non è rimasto più niente da rovinare stanno venendo qui per fare lo stesso."

"Non è quello che ci insegnano a scuola?" esclama qualcuno nella massa pressante attorno a noi. "Abbiamo fondato Ys per sfuggire agli umani che dominavano il mondo con la tecnica e ci perseguitavano. E ora li facciamo entrare nella nostra città?"

Un altro alla mia sinistra rincara la dose. "Sempre detto, io. Che facciano quello che vogliono a casa loro, ma Ys è solo per gli stregoni."

Il capitano della guardia si sistema i capelli chiari, soddisfatto per la reazione che ha suscitato. "Se permetteremo loro di restare ci toglieranno tutto. Solo ieri notte hanno rapito il re e corrotto la sua mente. Una di loro ha causato la morte del mio predecessore, l'amato capitano O'Darragh. Ma ora le cose stanno per cambiare."

DescentWhere stories live. Discover now