Note Distorte

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"Non mi interessa sapere chi sei,
se riesci a suonare la musica del mio cuore, allora ti amerò"
(Dandelion)



L'ascolto dal piano di sotto.
Inizia alle sedici. Puntuale ogni giorno, come un orologio svizzero. E va avanti così per due ore. Senza soste, senza interruzioni, senza sbagliare. Nemmeno una volta.

Nemmeno una nota.

È diventato un appuntamento fisso, per me. Ogni pomeriggio, fino alle diciotto, m'inebrio della sua arte. Del suo repertorio raffinato e della passione che imprime in ogni tocco. In ogni tasto sulla quale le sue instancabili dita battono. In ogni emozione che la sua musica mi provoca dentro.

In ogni brivido...

Le immagino. Le disegno nella mente. Riesco persino a vederle nitidamente. Nella testa. Le sue dita sottili, mentre carezzano e danzano sulle geniali melodie di Wolfgang, sulle vibranti sinfonie di Ludwig, sulle poetiche composizioni di Fryderyk.

Suona sempre per due ore precise, ogni pomeriggio. Poi esce. La sento mentre chiude la porta di casa alle sue spalle. La sento mentre scende i gradini a passo veloce, diretta Dio solo sa dove. Lui solo sa a far cosa. E con chi.

Si è trasferita qui circa due mesi fa, prima l'appartamento era sfitto e silenzioso. Vive sola, come me. E da quando è qui, non è venuto nessuno a trovarla. Non un'amica, non un parente. Probabilmente è sola al mondo.

Proprio come me.

Tante volte ho avuto la tentazione di fermarla durante una delle sue discese pomeridiane. Per conoscerla un po' di più. Scambiarci una parola, magari. Ma ho desistito. Sempre. Convinto di non avere alcuna possibilità.

Però oggi è diverso...

Sarà che oggi ha deciso di chiudere la consueta sessione musicale con una delle "bagatelle" più famose al mondo, la mia preferita. Sarà che oggi sento il calore del sole passare attraverso la finestra, per accarezzarmi il viso. Sarà che oggi non è ieri e sicuramente non è domani.
Sarà che da quando l'ascolto, non riesco più a sopportare di vivere nel freddo buio dei miei giorni. Solo. Miseramente solo. Disperato.

Oggi la fermerò.

Sento stridere lo sgabello sul pavimento, segnale inequivocabile. Mi appresto, attendendola dietro la porta. Quella che, dal mio appartamento, s'affaccia sul pianerottolo.

I suoi passi, sulle scale.
Inspiro. Paura. Titubo.
I suoi passi, lungo il piano.
Soffio. Coraggio. Apro.

Incedere che s'interrompe.
Per un istante in cui vorrei dirle "Ciao, ti ascolto ogni giorno e volevo dirti che sei una pianista fantastica".
Per un istante in cui riesco a dirle soltanto "Cia...". Perché lei riprende a scendere i gradini, nell'istante successivo.
Fino a scomparire del tutto dalla realtà. Da quello che è il mio mondo.

Resto lí, fermo. Con parole morte nella bocca. Che sanno di un sorriso d'amarezza e di "tanto lo sapevo che finiva così". Di "tanto finisce sempre così" e di freddo. Di buio e di vuoto.
Rimangono soltanto le sue briciole di Pollicino che vorrei poter seguire. La scia del profumo che ha sparpagliato per le scale, che sa di biscotti di pan di zenzero e di cannella. E ha il volto della bruciante delusione che etichetta la mia vita da sempre.

Non ho speranze con lei.
Mai ne avrò.

Vado per chiudere la porta ma una voce mi ferma. Il mio sempre felice vicino, che m'inonda di fuorviante cortesia e inutile circostanza. Chiacchiere gentili che non m'interessano, ma che per garbo e quieto vivere accetto passivamente.
Inutili, almeno fino a quando non si lascia scappare un interessante commento, sussurrato fra sé. Un pensiero a voce alta, che sembra il nulla ma invece è il tutto.

Note Distorte [Completa - Oneshot]Where stories live. Discover now