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Non so da quanti anni vivo qui a Townsend, ma ho le Smoky Mountains come panorama di tutta la vita. Le guardo tutte le mattine, quando esco di casa, sempre contornate da nubi pallide, come se avessero sciarpe e cappelli. Le pareti rocciose e spoglie contrastano con la folta vegetazione della valle che circonda le case isolate. Vecchie case coloniali, ville a cui non è più stata fatta manutenzione. I loro abitanti sono tutti o vecchi o famiglie povere a cui non può fregargliene di meno delle pareti smaltate e degli infissi ben ristrutturati. La crisi ci ha messo in ginocchio qui, nel Tennessee, non che le cose fossero migliori prima, ma adesso è ancora peggio.

Mia madre dice che per noi è meglio. Più straccioni ci sono, più clienti abbiamo, ma io non sono mai stata così materialista. Preferirei che tutti avessero soldi per comprarsi abiti nuovi e vorrei avere solo clienti amanti del vintage tra queste mura.

Invece siamo pieni di persone che vengono a comprare abiti smessi per i figli, per loro stessi. Gente buona, affabile, che ha avuto la sfortuna di nascere in queste splendide valli e non ha mai potuto lasciarle.

Spesso mi raccontano la loro storia, lamentandosi di quanto piaccia alle autorità non fare assolutamente niente per sistemare le cose. La politica è in mano ai ladri, è la frase che sento dire più spesso. Promettono tanto e nessuno mantiene la parola data. Non è una novità. È così da tutte le parti.

D'altronde chi, arrivato a un buon punto della gerarchia, si curerebbe di chi è più sfortunato di lui? La risposta è: nessuno.

Bastano i soldi a cambiare la gente.

Ho visto figli dimenticarsi dei loro genitori e fratelli abbandonare il sangue del loro sangue alla miseria, una volta arricchiti. Ho dei cugini che sono andati a nord, a New York, Boston, Augusta. Hanno studiato, hanno trovato un buon lavoro e si sono riempiti le tasche. Ora che hanno una vita agiata, vengono quaggiù una volta ogni tre o quattro anni, giusto per mostrare a noi poveri sfortunati quanti passi abbiano fatto in avanti. Macchine di lusso, vestiti griffati, sorrisi da star, ma con il marcio dentro, quello delle radici che hanno tagliato, senza ammetterlo.

Il suono della campanella sopra la porta mi fa sollevare il capo di scatto e mi distrae dai pensieri rabbiosi che hanno guidato la mia mano a scarabocchiare linee confuse sul bloc notes davanti a me. Lo nascondo, lanciandolo sullo sgabello di legno che si trova alle mie spalle e sorrido al cliente che è appena entrato dalla porta. È un signore mezzo pelato che viene spesso nel nostro second hand, compra sempre le solite camice a scacchi e mi regala qualche sorriso.

«Ciao, Cassie» mi saluta. «Sei sempre più bella.»

Gli faccio l'occhiolino e mi sporgo sul banco liscio e consunto. «Sono sempre uguale, Mitch, ma il complimento me lo tengo» sorrido, accennando poi con una mano alle camicie. «Me le hanno portate ieri. Ti faccio metà prezzo se ne prendi due» gli dico.

«Se lo viene a sapere tua madre...» mi dice, avvicinandosi agli appendiabiti da cui pendono le camicie. Una delle sue mani ruvide scorre la manica pesante e lo vedo annuire soddisfatto. «Sono quasi nuove.»

«Come tutto qui. La roba la scelgo io» gli faccio sapere per l'ennesima volta, come se fosse una cosa nuova.

«Non per criticare tua madre, ma è meglio così.»

Rido appena a quello che mi ha appena detto e mi chino a prendere una busta sotto il banco.

«Ti dispiace se ti do una di quelle natalizie?»

Mitch si stringe nelle spalle, dopo essersi avvicinato al banco con gli attaccapanni appesi alle dita di una mano. «Fa lo stesso, Cassie. Non ti preoccupare.»

Anywhere - Il Posto del CuoreWhere stories live. Discover now