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Gli occhi quasi si chiudono davanti allo schermo del pc, mentre l'ennesimo episodio di una delle tante serie che seguo scorre davanti a essi. Io sono davvero fatta male, quando manca il mio personaggio preferito, tendo a ignorare i dialoghi, a perdermi, specialmente a quest'ora della notte. Mamma dorme da un bel pezzo. La sento russare dalla stanza di fronte alla mia.

Decido di salutare Netflix per un po' e dedicarmi a un altro dei miei hobby. Adoro scrivere, anche se sono una schiappa a razionalizzare tutte le idee che ho in testa. Sono su AO3 da quando ero una bambina e ho appestato il sito di centinaia di fan fiction e storie originali. Ho ottenuto anche un buon numero di recensioni alle prime, che a mio avviso, sono le più brutte e ingenue di tutte quelle che ho scritto.

Sono un po' scoraggiata, però, ultimamente.

Da quando ho rotto con Bryan ho perso un po' di entusiasmo. Inizio a credere di meno nei miracoli dell'amore e, di conseguenza, mi va meno di esaltarli all'interno di alcune storie.

D'altra parte non voglio nemmeno creare vicende che finiscono male, perché mi sentirei in colpa per la sorte dei personaggi. Non è giusto che vivano una vita di merda solo perché sono delusa.

Sì, sono delusa, ma non mi do il tempo di sentirmi così. Non mi sembra giusto perdere tempo dietro una sciocchezza; amare qualcuno non è essenziale. Si campa bene anche senza. Il vuoto che sento non è che un capriccio che mi permetto quando non ho niente a cui pensare.

Osservo per qualche minuto il foglio bianco di Word e provo a scrivere qualche frase. Non ne reputo buona nemmeno una e chiudo senza salvare.

Forse è meglio che vada a dormire.

Controllo l'ora dalla sveglia digitale poggiata sul comodino. So di avere l'orologio anche sul pc, in fondo a destra della schermata home, ma, sapete, le vecchie abitudini sono dure a morire.

Chiudo tutto, segnandomi su un foglio elettronico l'episodio e il minuto a cui sono arrivata. Appoggio il laptop grigio scuro sulla scrivania. C'è qualche libro abbandonato lì sopra che si è impolverato. Dovrei pulire, risistemare, ma quando arrivo a casa ho poca voglia di farlo. Presto si accorgerà mamma e sistemerà tutto, penso, mentre mi metto a letto, sotto le coperte e spengo la luce dell'abat-jour sopra il comodino.

***

Sono uno zombie finché non bevo una tazza di caffè. Non mi va nient'altro alla mattina; ho troppo sonno anche per masticare. Sono le otto e ventidue, me ne accorgo sollevando lo sguardo sopra l'orlo della tazza bianca, verso l'orologio agganciato alla parete.

«Oggi vai tu a fare la spesa, Cassie?» mi chiede mamma, sedendosi vicino a me. Passa un cucchiaio di marmellata sul pane tostato che ha appoggiato su un piatto.

«Ahà» rispondo io, mandando giù un altro sorso di caffè.

«Che entusiasmo.»

«Ho dormito due ore, cosa vuoi che faccia? I salti di gioia?»

«Hai dormito con il culo scoperto?» mi chiede, urtata dalle mie parole.

Io non rispondo, mi stringo nelle spalle e finisco di bere tutto il caffè, prima di puntare le mani sul tavolo e alzarmi in piedi. Mi allungo sul tavolo a prendere il foglietto strappato su cui ha segnato le cose da prendere. Lo trascino sulla superficie liscia, prima di ficcarmelo in tasca.

Mi sono pettinata alla meno peggio, ma non mi importa. Non devo andare in negozio adesso, devo andare da Betty, al minimarket a prendere due cose in croce per la colazione. Tornerò a casa per correggere le occhiaie da Netflix e andrò al lavoro perfetta come sempre. Fuori almeno.

Anywhere - Il Posto del CuoreWhere stories live. Discover now