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Sono le sette e mezza quando metto il piede destro a terra. Lo faccio sempre quando c'è qualcosa che deve assolutamente andare bene durante la mattinata che mi aspetta. È un gesto scaramantico, un gesto sciocco, che non ho mai abbandonato.

Disattivo la sveglia del telefono che in caso contrario l'avrebbe fatto squillare dopo una mezzora. Apro i cassetti per tirare fuori i vestiti più carini che ho. Ok, la camicetta nera è un po' troppo leggera per la temperatura di oggi, ma non mi importa. È carina.

I pantaloni di jeans neri mi stanno ancora per miracolo ma fanno la loro figura, come gli stivaletti di cuoio a punta.

«Hai ufficialmente riaperto le selezioni?» mi chiede mamma che è già in cucina e io rido, invece di incazzarmi.

«No, oggi mi sono svegliata presto e ho avuto tempo di trovarmi un vestito diverso. Niente di così eclatante.»

Nemmeno io ci credo alle sciocchezze che dico, infatti sposto subito lo sguardo da quello di mamma e mi concentro sulla tazza di latte con i corn flakes dentro. Di solito consumo tutto nel giro di due secondi, ma adesso me la prendo con calma. Immergo il cucchiaio che giro e rigiro nella tazza mentre penso.

«Ho fatto la finta tonta, ma ti ho sentita ieri» mi fa notare di punto in bianco. Quasi mi strozzo con i corn flakes.

«Che hai sentito?»

«Stavi parlando con qualcuno che si trovava dalla finestra. Le finestre davanti a quella di camera tua sono quelle del Lily Stand e nel Lily Stand alloggia un solo ospite in questo periodo.»

Mordo il labbro inferiore perché sto per dire una bugia. «Mitiya non c'entra niente. Ho preso questi vestiti perché mi è venuto in mente stanotte, visto che ho sognato la nipote di Betty.»

E quei vestiti li ho comprati proprio per il primo compleanno di quella bambina.

«Ah, un sogno rivelatore.»

Mi sta prendendo in giro, ma io non ho voglia di darle corda. Niente deve rovinarmi la giornata; oggi sono di buonumore. Per questo mi concentro su i corn flakes che sono raddoppiati di dimensione all'interno della tazza, perché hanno assorbito tutto il latte.

***

Ogni tanto guardo l'ora, spostando gli occhi sull'orologio appeso al muro alla mia destra. Sono quasi le undici e Mitiya non si è ancora fatto vedere.

A pensarci bene, ieri non mi ha detto quando sarebbe venuto di preciso in negozio. Forse potrebbe andare a finire a oggi pomeriggio.

Dovrei pensare a qualcosa di diverso, visto che quest'attesa mi sta mettendo ansia e fa scorrere il tempo più lentamente del solito. I minuti sembrano ore.

Ovviamente la clientela non contribuisce a rendere il tempo più apprezzabile. Da un paio d'ore – non sto scherzando né esagerando – la signora Shirley delle mercerie sta facendo la telecronaca a mia madre di come una loro amica comune si sia innamorata di un giovane infermiere e sia scappata abbandonando i figli.

È una cosa ridicola.

Anche se Carl è Missy Dreven sono due bambocci, sono più grandi di me e possono benissimo cavarsela da soli. Quella donna aveva diritto di farsi una vita dopo che il marito l'ha fatta soffrire per trent'anni ed è morto di cirrosi lasciandola sola con una marea di debiti da pagare.

Sembra che la libertà qui sia un crimine, un abominio.

Shirley parla di quella che era una sua amica come se fosse il demonio sulla terra, solo perché ha voluto essere felice con un uomo più giovane. Mia madre le dà ragione anche se non sembra molto convinta, ma io mi incazzo dentro, in silenzio.

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⏰ Last updated: Apr 12, 2019 ⏰

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