Prologo

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Norimberga, 1946

-Signora Herrmann, la corte vorrebbe sapere di più sulla scomparsa di suo marito e, se necessario, condannarlo per crimini di guerra- la voce aspra dell'uomo che mi sta di fronte mi trapassa le orecchie facendomi salire mille brividi lungo la spina dorsale, mi tratta da accusata come se essere stata la moglie di un assassino fosse una colpa punibile.

-Hömm, Eva Hömm, signore- lo correggo ma sembra non importargli molto -La mia deposizione non le fruirà molte informazioni, l'ultima volta che lo vidi vivo fu nel 1941, tutto il resto fino ad oggi l'ho appreso tramite le parole dei suoi superiori-

-Mi sta dicendo che lei non vede l'imputato da cinque anni?- chiede scettico l'uomo dell'accusa.

-Vivo da sette, morto da cinque- dalla corte si alza un forte bisbigliare che decido di ignorare.

-Può spiegarci questa sua affermazione?-

-Nel 1943 Hansel Herrmann è stato trovato morto suicida con un buco alla testa e del cianuro in bocca, io lo venni a sapere solo nel 1945 da Fredrich- rivelo facendo rimanere di stucco il mio interlocutore.

- Ed Auschwitz? Lei è stata deportata, giusto? Perchè?- guardo il numero che ho tatuato sul polso e capisco che il momento di raccontare la mia storia a lungo tempo taciuta sia arrivato.

-Se i signori giudici me lo permettessero, vorrei raccontare la vicenda dall'inizio, dal mio punto di vista in modo da far cadere qualsiasi sospetto contro di me-

-Non abbiamo tempo per le storielle, signora Herrmann...-

-Vorremmo sentire la sua versione- si intromette un giudice concedendomi la possibilità di condannare mio marito e gli altri nazisti grazie a quanto mi è accaduto durante il conflitto.

-Era il 1933...-

EvaWhere stories live. Discover now