Capitolo 2

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Berlino, novembre 1936

Il giorno del mio matrimonio pioveva a dirotto.

Vestita nel mio semplice abito da sposa cercavo di sorridere alla mia immagine riflessa nello specchio quando entrò mio padre, per la prima volta veramente felice di una mia decisione -Sono fiero di te, Hansel è l'uomo giusto per te- mi strinse leggermente le spalle come incoraggiamento -E' ora-

La cerimonia, rigorosamente civile, fu celebrata alla presenza di invitati essenziali ovvero i nostri genitori e i due testimoni, Gretchen e Fredrich.

Dopo lo scambio degli anelli ci fu un rapido bacio modestamente applaudito e il pranzo in un ristorante di prima classe.

Andammo ad abitare nella villa regalataci dai miei suoceri in cui non mi sentii mai veramente a casa.

Avevo appena compiuto vent'anni ed ero una padrona di casa ancora acerba, inferiore ai livelli raggiunti da mia madre ma non mi preoccupavo tanto avendo a disposizioni la servitù che cominciava ad essere sempre più ebrea e sempre meno tedesca che, inoltre, veniva trattata dal giovane padrone con un odio tale che quando era via per lavoro si respirava aria di libertà.

Berlino, settembre 1937

Ero stata assunta in una scuola statale come insegnate di storia ed ero felice di poter passare fuori casa metà mattinata a contatto con il mondo didattico.

Nella mia classe vi erano ragazzi ebrei ma io esigevo che ogni mio alunno portasse il giusto rispetto senza alcuna distinzione.

Amavo il mio lavoro che riusciva a colmare di poco il vuoto sempre più opprimente lasciato da Hansel sempre preso dal suo desiderio di emergere sopra agli altri, sempre più borioso.

Inspiegabilmente ci riuscì, ero all'oscuro di come avesse fatto, di come fosse diventato una SS, ma alla fine diventò un brutale assassino anche lui e solo in seguito scoprii tutti i suoi segreti sempre gelosamente celati.

Per la maggior parte del tempo era fuori, non tornava neanche a mangiare e quando si apprestava a raggiungermi a letto erano sempre orari indecenti.

Di avere un figlio non se ne poteva parlare, liquidava sempre il discorso, a malapena mi sfiorava -Siamo giovani, liebe, abbiamo tempo per pensare ai figli e poi hai appena preso la cattedra, vuoi già abbandonare il lavoro?- non capivo quella sua ostinata testardaggine, volevo senz'altro realizzarmi come donna, ma ciò non mi privava del diritto di essere madre, ero ancora terribilmente innamorata ed oscurata dalla voglia di creare una famiglia con lui.

Ci speravo sempre, ogni sera quando si metteva a letto, ogni mattino quando mi baciava e diceva di amarmi prima di indossare il cappello della sua divisa da SS ed uscire da casa.

Come sua moglie ero informata poco e niente su quel che succedeva lì fuori agli occhi di gente ignara o fintamente cieca, nel dettaglio non conoscevo i loro piani ma ero certa che includevano principalmente gli ebrei.

Norimberga, 1946

-Era a conoscenza dei crimini commessi dall'imputato?-

-Non nel dettaglio, Hansel non voleva turbarmi col suo lavoro, diceva che non era nulla di cui dovevo avere assolutamente conoscenza-

Berlino, 1939

Allo scoppio della guerra, mio marito rimase nella capitale e cominciò a rastrellare gli ebrei berlinesi espropriandoli dalle loro case con l'intenzione di farli deportare.

Continuavo ad insegnare con la costante paura che da un momento all'altro sarebbe potuto succedere l'inevitabile.

I miei alunni ebrei non si facevano più vedere e speravo ardentemente che fossero al sicuro da qualche parte.

Fredrich era diventato da poco padre di un bellissimo bambino, Erich, e temeva che potesse accadergli qualcosa.

Era inutile confortarlo, una guerra era una guerra, e sapevamo bene che avremmo pagato a caro prezzo ancora una volta le scelte di qualcun altro.

Poi una sera Hansel mi diede una notizia terribile -Sono stato trasferito a Varsavia e tu, mein liebe, verrai con me! Qui non c'è niente che ti trattiene- a quelle parole collassai sulla sedia.

Non pensava minimamente al pericolo che avrei potuto correre in una capitale bombardata e in piena battaglia, credeva illusoriamente di essere invincibile, -Eva, non capisci? Ho finalmente un compito degno di nota! Sarò ricordato per aver eliminato il marcio, per aver lasciato ai miei discendenti un mondo senza gente immonda e indegna di vivere- mi prese le mani e me le strinse -So quanto desideri diventare madre, ti prometto che avremo un bambino Eva, e lo chiameremo Adolf in onore del nostro adorato Führer- aveva usato la sua carta vincente sul mio tallone d'Achille, gli avevo creduto.

EvaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora