Capitolo 3

139 13 0
                                    

Norimberga, 1946

-E' stato trasferito a Varsavia con l'ordine di ammazzare gente innocente e lei pensava a rimanere incinta?- lo guardo senza realmente vederlo.

-Mi avete convocato qui con l'intenzione di condannarmi per il semplice fatto di essere una donna?- domando.

-Prosegua-

Varsavia, 1940

La capitale polacca era un cumulo di macerie, morti e rappresaglie.

Intere famiglie ebree venivano private delle loro case e portati all'interno di un ghetto dove morivano di stenti e di fame o per mano dei nazisti.

Gli spari, le esplosioni, i cigolii dei carri armati, le urla erano suoni che ogni giorno da mesi ero costretta a sentire, ogni giorno pregavo che Hansel tornasse sano e salvo a casa, in quella casa confiscata.

Fredrich era una presenza costante, più costante di mio marito, era sempre in pensiero per la moglie ed il figlio -Mi mancano terribilmente, Eva, se questo conflitto mi dovesse prendere con sè Erich crescerà senza un padre, avrei dovuto ascoltare mia madre, mi aveva detto di partire per gli Stati Uniti con Gretchen quando ancora ne avevo la possibilità ma non l'ho fatto, ma ne pento ogni santissimo giorno, sono stato uno stupido- non lo avevo mai visto così sconvolto e per un frangente avevo desiderato che anche Hansel vedesse il mondo con gli occhi di Fredrich.

-Per quanto io ami Hansel, il suo modo di porsi è cambiato, non lo riconosco più, vaneggia, crede che uccidendo possa essere ricordato come un eroe- dopo tanto tempo scoppiai in lacrime rifugiandomi nel caldo abbraccio del mio confidente -So perfettamente quel che stai dicendo, lo vedo ogni giorno, se prima riuscivo a farlo ragionare adesso non ci riesco più, all'interno del gruppo non lo avvicina più nessuno, lo considerano un malato da ricovero ma non fanno nulla per fermarlo, dopotutto fa bene il lavoro sporco assegnatogli, resta barricata in camera da letto la notte, non uscire, è sempre ubriaco, può fare stupidaggini, non voglio che ti faccia del male- cominciavo finalmente ad aprire gli occhi, la patina che mi aveva coperto per troppo tempo la visuale si era dissolta.

Norimberga, 1946

-E' rimasto in servizio solo a Varsavia?- chiede un membro della giuria.

-Credo di si, come ho detto, non ho più avuto sue notizie dal 1941-

-Per quale motivo scompare dalla circolazione?

-Non era poi un ariano ad hoc-

Varsavia, 1941

Hansel tornava a casa sempre più di rado, ormai mi era chiaro che il nostro matrimonio era andato in frantumi.

Ero sicura che mi tradisse o che cercasse altre donne.

Ero in perenne dormiveglia, il terrore che qualcuno potesse farmi del male era palpabile, non uscivo da casa neanche per procurarmi cibo, cominciò a rifornirmi Fredrich dopo aver aiutato a scappare le due ragazze ebree che Hansel aveva costretto a lavorare per me.

-Ho parlato con alcuni miei conoscenti, ti faranno arrivare a Berlino in segreto e lì potrai raggiungere Gretchen- quasi mi strozzai con la mia stessa saliva ascoltandolo -Prepara la valigia, domani mattina all'alba verrò a prenderti, resta chiusa in camera finchè non sentirai la mia voce- lo ringraziai con tutto il cuore.

Non tutti i soldati tedeschi erano uguali, c'erano uomini come Fredrich che aiutavano il prossimo e ne ebbi la prova durante gli ultimi anni di guerra.

Cominciai a preparare la valigia mettendoci dentro tutti i miei effetti personali quando la porta si spalancò di colpo mostrando sulla soglia Hansel ed un altro soldato completamente ubriachi.

Rimasi immobile, paralizzata sul posto, era la prima volta che vedevo mio marito in quello stato pietoso, non riusciva neanche a reggersi in piedi.

-Puttana! Sono tornato, contenta?- biascicò entrando in casa, indietreggiai di qualche passo per poi correre verso la camera da letto ma non me lo permisero -Guarda, la tua troietta, stava per tagliare la corda- disse l'altro soldato rovistando nella valigia -Ma davvero? Dove pensavi di andare, eh? Hai proprio bisogno di una bella lezione- non riuscii a scappare alla loro furia.

Mi violentarono ripetutamente, mi picchiarono, mi riempirono di calci e bastonate finchè non svenni dal dolore.

La mattina seguente fui trovata mezza morta a terra circondata da una pozza di sangue da Fredrich -Eva, Eva, Eva!- mi chiamò tre volte ma ero troppo debole per fare qualsiasi cosa, persino respirare mi veniva difficile.

Fui visitata da un medico, l'esito finale fu che avevo tre costole incrinate, il naso spaccato, vari tagli su tutto il corpo dei quali uno, alla testa, aveva richiesto dei punti.

Non mi importava tanto del dolore fisico e delle cicatrici che avrebbero per sempre popolato il mio corpo, quello che più mi faceva stare male e desiderare vendetta era la perdita del bambino che portavo in grembo, di un bambino che nemmeno sapevo di avere, un bambino privato delle vita per mano del padre.

Ci volle un mese affinchè riuscissi a camminare senza essere aiutata da sostegni, cercavo di reagire perchè avevo un unico obbiettivo in testa, trovare Hansel e fargliela pagare -Lo voglio vedere morto! Deve soffrire!- dissi una sera a Fredrich stringendogli forte la mano -E' scomparso, non lo riusciamo a trovare da nessuna parte, ha i piani alti alle costole, deve aver compiuto qualcosa di illecito- ero sempre più presa dall'idea che dovevo combattere, cercare di annientare i nazisti, vederli marcire allo stesso modo che stavano adottando per eliminare la gente ebrea.

Norimberga, 1946

-I nazisti avevano paura dei loro stessi compagni? Perchè non interrogarono Schulz, era l'unico che poteva sapere qualcosa in più degli altri-

-Fredrich era sospettato di tradimento e veniva spiato, le SS agivano per sotterfugi, a loro piaceva avere più prede da braccare-

EvaWhere stories live. Discover now