Capitolo 48.

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Ero ritornata finalmente a casa sana e salva dopo tutte le festività che avevo affrontato.
Avevo lasciato Puzzolo dai miei genitori perché loro avevano voluto tenerlo ancora, soprattutto per fare compagnia a mia madre e io alla fine avevo accettato.
Avevo ufficialmente lasciato l'università con l'aiuto e il sostegno di Jess e Katie, e infine avevo ripulito il mio piccolo appartamento da cima a fondo.

Poi subito dopo aver lasciato il mio borsone, ero uscita fuori, per non rimanere sola a pensare.

I miei pensieri, erano ciò che non mi permettevano di restare serena e godermi tutto quello che di più bello mi stava accadendo.
Perché più pensavo e più mi rendevo conto del fatto che mancasse quel qualcosa, o meglio quel qualcuno che incoronasse il tutto.

Mi ero quasi abbandonata all'idea, che lui di me non volesse più saperne, ma non riuscivo a far a meno di pensare al regalo che mi aveva fatto a Natale, al motivo per il quale me lo avesse dato, se poi con me non voleva averci più nulla a che fare.

Come potevo accettare quel regalo, che avevo desiderato per tutta la mia vita, sapendo che me lo aveva fatto lui?
Lui che non mi voleva più, lui che non mi aveva risposto alle chiamate, lui che non mi aveva dato uno spiraglio per credere che ci fosse un'altra possibilità per farmi perdonare.

Come?

Mi diressi da Papo's per andare a far merenda, perché a casa proprio non ci potevo stare.
Una volta arrivata, entrai dentro e mi avvicinai al bancone sedendomi sullo sgabello e cercando con lo sguardo qualcuno che mi servisse.
Poi si sollevò qualcuno da sotto il bancone e quando vidi Blevio sbarrai gli occhi sorpresa.

<< È una visione per caso? >> chiesi con un gran sorriso, mentre lui rise e si sporse per abbracciarmi.

<< Ciao Cath! Da quanto tempo che non ti vedevo, ma come stai? >> mi chiese lui, mentre io mantenni il sorriso che pian pianino si spense.

<< Sto bene... ma >> mi fermai un
attimo << Ma come mai stai lavorando a quest'ora? >>  gli chiesi io, mentre lui mi fissò scrutandomi.

<< Hanno licenziato un barista e mi hanno fatto coprire oggi il suo turno, penso che sarà l'ultima volta che accetterò perché sai bene che io soltanto di notte so restare sveglio >> mi rispose lui, per poi rincominciare a parlare << Che cosa ti porto? >> mi chiese poi.

<< Portami un succo all'arancia, grazie >> gli risposi mentre lui annuì e si girò, aprendo il frigorifero davanti a sè.

<< Comunque raccontami un po' che cosa hai fatto, come hai passato le vacanze di
Natale? >> mi chiese, mentre feci un flebile sorriso.

<< Bene, le ho passate a casa dei miei come sempre >> gli dissi, mentre lui annuí << Poi non te l'ho detto, ovviamente perché non ci siamo visti, ma ho lasciato l'università >> lo informai, mentre lui spalancò gli occhi.

<< Non mi dire >> disse lui scioccato, per poi tirar fuori un sorrisone << Finalmente Cath! Era da quando ti eri iscritta che venivi in questo bar con il muso >> disse lui, facendomi ridacchiare.

<< Già, mi ricordo >> confermai, mentre continuò a guardarmi ancora incredulo.

<< E che farai ora? Non dirmi che lavorerai per John per sempre o altrimenti saresti sprecata >> mi disse poi lui, mentre io pensai al regalo di Terence.

<< No figurati, non ci resterò ancora per molto >> gli dissi riferita a John, mentre lui annuì ascoltandomi << Terence, non so se ti ricordi.. il tipo che ti avevo portato l'ultima volta che ero stata qui >> incominciai io mentre lui alzò il sopracciglio.

<< Intendi dire l'unica persona che mi hai presentato da quando ci
conosciamo? Certo che mi ricordo, non dire stupidaggini, era anche un tifoso dei
Rangers! >> disse lui, mentre io scoppiai a ridere.

<< Ecco si >> sorrisi ancora << Mi ha regalato per Natale un'iscrizione già pagata da lui a un corso di Pasticceria all'Accademia Gran Délice, qui a New York, dove ci saranno i più grandi pasticceri di sempre come Elizabeth Falkner e Pierre Hermé e molti altri! >> dissi io mentre gli occhi mi s'illuminarono solo all'idea di poterli incontrare per davvero.

<< Ma è grandioso! >> affermò lui << L'hai proprio conquistato quel giovanotto >> commentò poi, mentre fissando Blevio, m'imbronciai in un nano secondo.

Non ero nemmeno riuscita a ringraziarlo decentemente e non li avevo nemmeno fatto un regalo.

<< Magari Blevio.. >> sospirai, mentre lui mi fissò confuso.

<< Perché magari? >> mi domandò porgendomi il succo all'arancia.

<< Perché non mi vuole più vedere dopo che ho combinato un casino, infatti, con molta probabilità, non accetterò il suo regalo >> commentai, mentre lui aggrottò la fronte.

<< Non dire stupidaggini, come non puoi accettare il regalo? >> mi fissò sconcertato, mentre io sbuffai.

<< Non posso accettare il suo regalo se nemmeno mi vuol vedere! >> dissi ovvia e sempre più convinta, per poi bere il mio succo.

<< Certo che devi, sennò non te lo avrebbe mai dato >> continuò ancora lui ed io scossi la testa appoggiando il bicchiere sul bancone.

<< No, per quanto ne so potrebbe avermelo dato perché non sapeva cosa farsene >>
conclusi io tristemente, mentre con l'indice disegnavo dei cerchi immaginari sul ripiano in legno.

<< Sono un uomo e so come gli uomini ragionano, peraltro sono anche vecchio e con un po' di esperienza alle spalle >> iniziò per poi fissarmi convincente << E se quel giovanotto ti ha dato quel regalo, a maggior ragione dopo aver litigato, è perché ci tiene veramente a te >> concluse lui, mentre io rimasi immobile.

<< E perché allora non mi ha risposto quando l'ho chiamato? >> gli domandai mentre lui fece spallucce come se la risposta fosse scontata.

<< Perché siamo uomini e siamo più permalosi delle donne, specie se ci fanno un torto >> mi rispose, mentre io lo fissai incerta di nuovo.

<< Ma non cr.. >> ripresi io, ma lui mi bloccò prendendomi la mano e riservandomi uno sguardo dolce.

<< Catherine >> fece una pausa per assicurarsi che lo stessi ascoltando per davvero << Lui ti starà sicuramente aspettando e se fossi in te, sempre che ti piaccia veramente, e guardandoti sono certo che sia così, andrei a cercarlo ora, prima che diventi troppo tardi  >> m'informò lui mentre io lo guardai sbattendo le palpebre.

Forse Blevio aveva ragione, forse Terence una possibilità me l'aveva lasciata lí sotto gli occhi.

Forse non mi aveva cancellata come avevo pensato, forse lui era da qualche parte ad aspettarmi, mentre io morivo dalla voglia d'incontrarlo.

<< Credo tu abbia ragione >> borbottai, fissando il vuoto << Credo tu abbia ragione cazzo! >> baccagliai alzandomi dallo sgabello mentre il sangue incominciò a ribollirmi nelle vene.

<< Ne sono certo >> rise lui, mentre io presi la mia borsa con un sorriso a trentadue denti.

<< Grazie Blevio >> squittii con la voce simile a quella di mia madre, abbracciandolo in fretta per andare dritta alla Centrale di Polizia.

<< Di niente Cath >> ricambiò lui, mentre io uscii velocemente.

Scusa se ti amoWhere stories live. Discover now