8: Un giretto in lavatrice

139 16 4
                                    

La voce del Professore all'altro capo della cornetta fu come un miraggio.

- Sérgio! - esclamò Raquél, senza curarsi di tenere un tono di voce premurosamente basso.

- Credevo che non sarei più riuscito a contattarti. Abbiamo poco tempo, come stai? -

- Sto bene, non preoccuparti per me, come state tu e la banda? -

- Da quando ti hanno presa, le cose si sono messe piuttosto male. La polizia sta iniziando a voler usare la forza, non so per quanto ancora potremo resistere. Temo che dovremo attuare il piano di emergenza. -

- Mi dispiace. - fece per aggiungere altro, ma fu distratta dall'orecchio di Zulema che si era praticamente incollato alla cornetta per origliare. Raquél le rifilò un'occhiataccia, ma Zulema non diete segno di volersi muovere.

- Ho un piano per tirarti fuori di lì, - disse il Professore, - ma devi darmi tempo. Prima devo mettere in salvo la banda. -

- Quanto tempo ti serve? -

- Due settimane. Almeno due settimane. -

- Due settimane!? - esclamò Zulema.

- Non sei sola, Raquél?! - esclamò di rimando il Professore, con tono allarmato.

- E', diciamo... una socia. - gli rispose, osservando Zulema, sempre incollata alla cornetta.

- Raquél, non puoi fidarti di nessuno in quel posto. - le fece subito la paternale.

- So quello che faccio, Sérgio. Le cose hanno iniziato a mettersi male fin da subito qui. Sierra è venuta a consegnarmi il tuo messaggio di persona ed ha fatto un appello a tutte le detenute, dicendo che chiunque fosse riuscita a farmi parlare sarebbe stata ricompensata. Ti lascio immaginare. Non posso sopravvivere da sola, non qui. Non con tutte contro. -

- Come fai ad essere certa che stia dalla tua parte? - chiese lui.

- Perché le ho promesso che sarebbe evasa anche lei con me. -

- Raquél sei pazza?! Sarà già complesso far evadere te, ma... - Raquél non fece in tempo a sentire la fine della frase perché Zulema le prese il cellulare di mano.

- Ciao Professore. -

Dall'altra parte, silenzio. Il professore era così spiazzato da non essere in grado di rispondere.

- Avevo sentito al telegiornale che durante le negoziazioni eri cortese! Non importa, mi presento io per prima allora. Sono Zulema e sì, la tua fidanzata mi ha promesso un biglietto per l'evasione perché ha capito che è meglio avermi come socia che come nemica. -

- Ridammi il cellulare, Zulema! - tuonò Raquél. Ma Zulema la allontanò con una manata, continuando a parlare.

- Procurati una doppia evasione Professore, altrimenti la tua ragazza si fa un giretto in lavatrice. Sai, è stata usata per annegare un po' di gente negli ultimi anni, è spaziosa e confortevole! Ci risentiamo a questo numero, tra una settimana esatta, alla stessa ora. Mi raccomando, non mancare! -

Riattaccò.

- Porca puttana, Zulema! - urlò Raquél.

- Eddai, Profe, non mi sembrava molto convinto! Avrà una buona motivazione per organizzare un buon piano adesso, no? - le disse, facendole l'occhiolino e scendendo dal letto. - Beh, non vieni? Io ho fame. - aggiunse, dirigendosi verso il corridoio.

Raquél la seguì contrariata, sbuffando, ma non appena mise un piede fuori dalla cella, Zulema la agguantò al collo, spingendola contro il muro e parlandole ad un centimetro dal viso:

- E se ti azzardi a contattarlo a mia insaputa, io verrò a saperlo e sappi che un giretto in lavatrice te lo fai davvero.- le disse, infilandosi il cellulare nelle mutande.

Era così vicina che Raquél poteva respirare la stessa aria che Zulema esalava mentre le parlava. Un brivido le corse lungo la schiena, soprattutto quando si ritrovò a fissare i suoi occhi nel silenzio assoluto. Un silenzio surreale in quel luogo così caotico, che conferiva a quel momento ancora più intensità.

- Beh?! Volete aspettare che ci becchino o vogliamo andare!? - urlò Saray a qualche metro di distanza, spezzando l'elettricità che si era creata.

Zulema lasciò Raquél e senza aggiungere altro raggiunse Saray. Raquél le seguì a debita distanza, massaggiandosi il collo e cercando di metabolizzare l'enorme fraintendimento che si era appena creato tra lei e Sérgio. Lui ora credeva che era minacciata da Zulema e che collaborasse con lei solo per non finire in lavatrice. E non avrebbe potuto dirgli la verità, altrimenti sarebbe finita in lavatrice veramente. L'unica speranza era che Sérgio non agisse di testa sua, come suo solito, ed organizzasse davvero un'evasione per due. Sperò che fosse così. Ad ogni modo, si sarebbero risentiti una settimana dopo ed avrebbe fatto di tutto per fargli capire che andava tutto bene.

La cena si svolse tranquilla, anche se Zulema e Raquél non si scambiarono né una parola né uno sguardo.

- Beh, la prossima volta perché non vi sedete in due tavoli diversi, no? Almeno non mi fate sentire un'imbecille. - aveva provato a dire Saray, ma fu subito fulminata dallo sguardo di entrambe.

Tornarono in cella e si prepararono per la notte, in completo silenzio. Stranamente nessuno si era avvicinato per minacciare o aggredire Raquél quel giorno e la cosa iniziava ad insospettirla. Ma non ci pensò, di notte le celle venivano sempre chiuse perciò per qualche ora poteva rilassarsi dopo quella giornata impegnativa. Sistemò le sue lame sotto il cuscino e si coricó, proprio nel momento in cui le celle avrebbero dovuto chiudersi e le luci spegnersi.

Le luci si spensero.

Ma, quella notte, le celle non si chiusero.

----------------------------------------------------------------

Non potevo far mancare la famosa lavatrice delle cinesi. Insomma, è un must in ogni ff di vis a vis che si rispetti ahahah

Ciao.

Gina.

A mi me van a recordarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora