Qui almeno saremo liberi

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Jade
Io e Kyle decidemmo di indagare l'unica parte del college in cui non avevamo mai messo piede: l'ala nord. Nessuno sapeva il perché ma lì non c'erano dormitori, era agibile ma semplicemente non veniva usata perché forse non era necessaria.

"Questo posto è inquietante... mi piace." Kyle aveva un sorriso compiaciuto. Camminavamo in questo lungo corridoio a malapena illuminato da qualche vecchia luce.
Aprimmo diverse porte ma trovammo solo grandi aule vuote, bagni e uno sgabuzzino.

"Quella." Esordì, indicando l'ultima porta rimasta, alla fine del corridoio.
Ci avvicinammo per aprire la porta, e ci ritrovammo una piccola, ma davvero piccola, libreria. Ci guardiamo confusi ed entrammo.
C'erano soltanto tre scaffali, ma erano pieni di libri impolverati.
Cercai da qualche parte un interruttore ma senza successo, perciò accesi la torcia del mio telefono.

Camminavamo praticamente attaccati a causa del poco spazio, e iniziammo a scorrere con lo sguardo tutti i titoli dei libri. "Sembra la libreria dei libri proibiti." Rise, in effetti non c'erano libri molto noti, ma soltanto qualche manuale sulla letteratura dell' 800, alcuni classici latini, libri sulla religione e sull'occulto.

"La cosa si fa sempre più inquietante."
Sussurrai, lui si voltò finendo a pochi centimetri da me e assottigliò le labbra. Notai che aveva un libro tra le mani: Il paradiso perduto di John Milton. Sorrisi, ricordando la nostra  discussione a lezione.
"Le pensavi davvero quelle cose?" Chiesi. Lui alzò un sopracciglio e iniziò a sfogliare il libro.

"Hai detto che Satana è un personaggio da celebrare...lo pensi davvero?" Non volevo criticarlo, ero solo curiosa. Ero cresciuta in una famiglia profondamente cattolica, e non avevo mai messo in dubbio la mia fede, ma mi interessavano i punti di vista degli altri, anche se non li condividevo.
Lui sembrò pensarci su.
"Non faccio parte di una setta satanica, se è quello che stai pensando." Rise.

"Tu sei cattolica vero?"
Annuì. "E quindi sei cresciuta con l'idea che una persona sia buona oppure cattiva, giusto?" Annuì ancora, con una nota di perplessità. "Non ti sei mai posta il dubbio che forse non è del tutto vero? Infondo, abbiamo tutti un lato buono e uno cattivo, e questi convivono ma non vanno per forza separati, sta a te scegliere da che lato agire."

Non riuscivo a seguire il suo discorso, ma riuscivo a percepire delle scintille uscire dai miei occhi. Kyle sembrava una versione più giovane e cupa di Darcy di Orgoglio e pregiudizio. Mi affascinava terribilmente, ma non lo avrei mai ammesso ad alta voce.

"E tu da che lato hai scelto di agire?"
Chiesi. Lui sembrò pensarci su.
"Dimmelo tu, ti sembro buono o cattivo?" Sospirai. Ero sempre veloce ad inquadrare le persone e farmi un'idea su di loro, ma su di lui...non sapevo proprio cosa pensare.

"Questo silenzio è incoraggiante." Rise. "Quindi... credi nel male?" Chiese.  "Io so solo che credo in Dio, è sempre stato così, non mi sono mai fatta tante domande al riguardo."
Lui annuì, quasi deluso dalla mia risposta, e portò gli occhi sul libro.

<<La mente è il proprio luogo,
e può in sé fare un cielo dell'inferno, un inferno del cielo.
Che cosa importa dove, se rimango me stesso; e che altro dovrei essere allora se non tutto, e inferiore soltanto a lui che il tuono ha reso il più potente?
Qui almeno saremo liberi; poiché l'Altissimo non ha edificato questo luogo per poi dovercelo anche invidiare, non ne saremo cacciati: vi regneremo sicuri, e a mio giudizio regnare è una degna ambizione, anche sopra l'inferno:
meglio regnare all'inferno che servire in paradiso.>>
Lesse ad alta voce questo passaggio per poi alzare lo sguardo su di me.
Chiuse il libro e lo ripose al suo posto.

"È davvero un bel libro." Riuscì a sussurrare, prima che lui si avvicinasse annullando quasi tutta la distanza che c'era tra noi. Mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e quel contatto mi fece venire i brividi.

Ci guardammo a lungo negli occhi, occhi in cui cercavo di leggere qualcosa, avevano sempre una strana scintilla che mi faceva pensare che non era chi diceva di essere.
Sembrava volesse dirmi qualcosa, aveva uno sguardo triste e malinconico, come se fosse preoccupato o dispiaciuto per me.

"Jade io devo dirti una cosa."
Iniziò, ma venne interrotto dalla suoneria del mio cellulare.
"Mamma?" Urlai, portando il telefono all'orecchio. Mi disse qualcosa riguardo al coro della chiesa che non riuscì a capire, e quando vidi l'ora mi resi conto che si era fatto tardi e che sarei dovuta tornare da Rosie.

Chiusi la telefonata e dissi a Kyle che era meglio andare via. Mi seguì silenzioso lungo il tragitto, e quando arrivammo al punto che separava i dormitori maschili e femminili, lo salutai con un rapido bacio sulla guancia, cosa che lo fece sbarrare gli occhi, ma si trattò di un gesto al quale non avevo riflettuto, avevo davvero bisogno di allontanarmi da lui ed elaborare le mie emozioni.

Quando finalmente aprì la porta della mia stanza, un solo passo in avanti mi bastò per riuscire a vedere Rosie sdraiata sul pavimento priva di sensi.

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