Quello che fanno i comuni mortali

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Jade
Il giorno dopo mi svegliai prima delle lezioni e sgattaiolai fuori dalla mia stanza cercando di non fare troppo rumore. Raggiunsi Kyle all'entrata del college e insieme ci incamminammo verso una meta a me sconosciuta.
"Dov'è che andiamo?" Chiesi. Dalla sua faccia percepivo che non aveva dormito, aveva i capelli scompigliati e avrei giurato che sotto quella felpa portasse ancora il pigiama.
Ma riusciva comunque a mantenere la sua eleganza, incredibile.

"Qui vicino c'è un bosco, è l'unico posto in cui possiamo stare senza che qualcuno ci denunci." Disse per poi sbadigliare.
"Perché Michael non è venuto con noi?"
"Perché Michael si occupa della parte
teorica del nostro studio, se noi non riusciamo a capire quali sono i tuoi poteri con la pratica, dovrà farlo lui con qualche ricerca." Spiegò.

Poco dopo notai che eravamo immersi nel verde. Alberi enormi ci circondavano e riuscivo a sentire i suoni della natura. Kyle mise per terra lo zaino che aveva sulle spalle, e iniziò a tirare fuori degli strani oggetti. "Cosa sono?" Chiesi.
"Ho portato alcune cose che potrebbero aiutarci a capire cos'hai di speciale." Disse.
"Ti sottoporrò a vari test, e speriamo che vadano bene."

"Una cosa però non la capisco." Dissi mettendo le mani sui fianchi.
"Se ho sempre avuto dei poteri, perché non si sono mai manifestati?"
Kyle mi guardò.
"Perché i nostri poteri sono particolari, non si mostrano fin dalla nascita ma si fanno trovare. Devi essere tu a scoprirli, e se lo farai potrai usarli. C'è tanta gente al mondo che possiede dei poteri ma non lo sa e non lo saprà mai." Spiegò.
"E noi cosa abbiamo di diverso?"
"Beh, noi siamo stati scoperti da Lucifero, lui sa e vede ogni cosa, e se ha scelto proprio noi c'è un motivo."
Sospirai.
"Tu credi che quello che sto facendo vada contro la mia religione?"
Pensai, stavo facendo qualcosa secondo il volere di Lucifero, e io ero cristiana e avrei dovuto lottare contro le forze del male, non assecondarle.

"Non pensare a quello che stiamo facendo come qualcosa che ha a che fare solo con lui. A prescindere dalla situazione, tu possiedi capacità straordinarie, davvero non sei curiosa di scoprirle?" mi guardò e io annuì.
"Metti da parte la religione, essa è tra le principali cause dell'odio nel mondo." Sospirò.

"I miei genitori impazzirebbero se lo sapessero, e poi chiamerebbero un esorcista." Lui rise.
"Siamo esseri eccezionali, non è colpa nostra." Alzò le spalle.

"Bene, iniziamo." Disse, tirò fuori degli oggetti di metallo dallo zaino e li dispose per terra.
"Cerca di concentrarti su di essi, cerca di romperli o spostarli con il pensiero." Per quanto mi facesse ridere dover imitare Eleven di Stranger Things, cercai di concentrarmi sul serio, cercando di incanalare tutta l'energia che possedevo, ma non ottenni risultati.
E quello, fu solo uno degli ennesimi test a cui Kyle mi sottopose nelle successive tre ore.

Provammo di tutto: telecinesi, teletrasporto, lettura della mente, superforza, velocità, qualcosa legato ai quattro elementi. Ma niente, non sapevo fare un cazzo.
Kyle si buttò a terra e si passò le mani sulla faccia.
Mi avvicinai e mi stesi accanto a lui.
"Sono esausto." Disse.
"Non dirlo a me." Sospirai.
"Io non capisco, le abbiamo provate tutte."Sbuffò.
"Sabrina Spellman avrebbe di sicuro trovato una soluzione." Sospirai.
"Hai davvero passato la tua vita a guardare tutte le serie TV mai prodotte al mondo?" Rise e si girò verso di me. Alzai le spalle.

"È questo quello che fanno i comuni mortali." Lui scosse il capo.
"Tu di certo non sei una comune mortale, Jade."
"Forse tuo padre si sbagliava su di me, non sono speciale." Insistetti.

Assottigliò le labbra e mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Sì che lo sei, ma non sono dei poteri a dirlo." Sentì le mie guance arrossarsi.
"Tu come hai scoperto i tuoi?" Abbassai lo sguardo.
"Facendo dei test come questi, e ci è voluto tempo anche per me. Abbiamo scoperto le mie doti da stregone a 7 anni, e la capacità di teletrasporto a 10. Mio padre non si sbaglia mai, sono sicuro che presto scopriremo anche i tuoi."

Restammo in silenzio a guardarci negli occhi per un po', e ogni volta mi ritornava alla mente quella notte di Halloween, in cui ero quasi riuscita a toccare la sua anima.
E le sue parole 'non posso farlo' continuavano a ronzarmi nella testa.
"Posso chiederti una cosa?" Disse e io annuì titubante.

"Quella notte, dopo la festa di Halloween, quando sei entrata in camera nostra e noi ti abbiamo detto tutto...perché eri venuta?" Spalancai gli occhi. Ricordavo bene il perché, volevo chiedergli il perché non mi avesse baciata. Ma in quel momento, non glielo avrei mai confessato.
"Ero triste perché avevo discusso con Rosie, e volevo parlare con Michael."
Mentì e lui fece un ghigno divertito.
"Non ti credo, ma sono troppo stanco per insistere." Rise per poi chiudere gli occhi.
Per la prima volta nella mia vita non avevo certezza, l'unica che avevo era la consapevolezza di non aver mai vissuto davvero fino ad allora.

Devil in disguise On viuen les histories. Descobreix ara