𝚝𝚛𝚎 - ᴛɪ sᴇɪ ᴘʀᴇsᴏ ᴜɴᴀ ᴄᴏᴛᴛᴀ?

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Il signor Wilde scompiglia la testa alla figlia, quasi maggiorenne

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Il signor Wilde scompiglia la testa alla figlia, quasi maggiorenne. La ragazza ignora il gesto amorevole, troppo presa a osservare con gioia il suo regalo di compleanno. Alza il capo e mi ringrazia, con le dita tremanti e la pelle del braccio ancora esposta. Le chiedo di stare ferma, mentre le applico la crema idratante sul tatuaggio: una piccola tartarughina, il suo animale preferito - così mi ha raccontato.

«E io? Io non mi merito un grazie?» fa finta di essere offeso il signor Wilde, mettendo su un finto-broncio che però riesce a conquistare la figlia.

«Grazie, grazie grazie!» strilla, esaltata.

Si vede che hanno un bellissimo rapporto. Lui continua a chiamarla Red, anche se non è il suo nome, per via della sua bella chioma ramata. D'altro canto, la figlia lo prende in giro chiamandolo Ron, perché i capelli rossi, a quanto pare, sono una cosa di famiglia.

Sono invidioso, lo ammetto.
Ma continuo a sorridere, nonostante la stretta che avverto al petto.

Temo che l'occhiata piena d'odio di mio padre non lascerà mai la mia mente. Se avessi saputo che sarebbe finita così, non avrei mai fatto coming out. Le mie preferenze sessuali l'hanno distrutto. Ci hanno distrutti. Tutti i bei momenti che abbiamo passato insieme, le partite di baseball, le giornate in spiaggia, le notti in campeggio, tutto cancellato perché non mi piacciono le donne. Viviamo in un mondo triste.

E mia madre che piangeva, che lo scongiurava di non buttarmi fuori di casa, che gli diceva che doveva capirmi, è il ricordo più vivido che ho.

Dico alla ragazza come prendersi cura di un tatuaggio fresco e lei si appunta ogni mia parola sul cellulare. È adorabile. Anch'io ero solito sorridere così genuinamente fino a poco tempo fa.

Non che possa lamentarmi: mamma mi ha comprato questo locale e l'appartamento qui sopra, per assicurarsi che non finissi in mezzo a una strada e ogni tanto mi viene perfino a trovare - senza farlo sapere a papà, ovviamente. Ho almeno un genitore buono, non è mica un risultato così malvagio.

Significa che almeno il cinquanta percento dei miei parenti ha un cervello, considerando che i nonni sono morti e che i miei sono figli unici.

«Questo è veramente bello, forse dovrei farmene uno così.» esclama il signor Wilde, catturando la mia attenzione.

È rivolto verso la parete che ho tappezzato di schizzi, per dare un tono al locale, e ha un tono decisamente scherzoso. È chiaro che voglia solo provocare la figlia: sta guardando l'immagine di un procione, è uno dei predatori delle tartarughe. Infatti lei ribatte dandogli un buffetto affettuoso sul braccio.

«Ron.» è l'unica cosa che dice, osservandolo truce.

«Se vuole può prenotarsi.» mi intrometto, abbozzando un sorrisetto.

«Magari in futuro.» ribatte bonariamente l'uomo, mentre la figlia scuote la testa per farmi segno di no.
«Comunque sei davvero molto bravo.» continua il signor Wilde, puntando lo sguardo sul ritratto di una geisha.

Mettimi un CollareWhere stories live. Discover now