CAPITOLO QUATTRO

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"QUANDO IL GIOCO SI FA DURO, I DURI COMINCIANO A GIOCARE"

POV'S MARA

48 ore. Sono rinchiusa in questa cella da 48 ore. Nessun medico è più venuto a prendermi per portarmi a fare altri test e la cosa sta iniziando a preoccuparmi. E se stessero preparando un test molto più aggressivo? Qualcosa di più grande? Se questo test facesse del male al mio bambino? Non posso accettarlo. 

Continuavo a camminare avanti e indietro nello spazio ristretto della camera cercando di tenere a freno la mia preoccupazione. Ho bisogno di uscire da qui altrimenti impazzirò. 

In quel momento, come se qualcuno avesse ascoltato i miei pensieri, la porta si aprì rivelando una donna in camice. Era la stessa donna dai capelli corvini che mi aveva fatto il test qualche settimana fa, su ordine di Janson. 

Mi irrigidii all'istante e indietreggiai lentamente. Istintivamente misi entrambe le mani sulla mia pancia come segno di protezione. La donna entrò nella stanza con tre guardie alle sue spalle. Due di queste erano alte e robuste mentre la terza era un pó più bassina. Dedussi perciò che si trattava di una donna.

"Dobbiamo portarti a fare una visita di controllo"- disse lei con il suo solito tono freddo. Aveva uno strano ghigno dipinto sul volto e la cosa non mi faceva stare per niente tranquilla. Lei e Janson hanno qualcos'altro in mente...me lo sento. Ho una brutta sensazione. 

"Coraggio andiamo". Non mi mossi di un millimetro e mi limitai a guardarla con uno sguardo carico d'odio. La donna sbuffò infastidita e fece un segno con la mano alle guardie. I due uomini mi afferrarono per le braccia e mi trascinarono fuori dalla cella. Mi dimenai cercando di sfuggire alla loro presa, ma era tutto inutile. Io ero inutile. 

La mia pancia mi impediva di fare qualsiasi cosa ormai e tutti i prelievi di sangue e i numerosi test a cui ero stata sottoposta, non mi aiutavano di certo. Mi sentivo sempre debole e stanca e il fatto di non riuscire a difendere me stessa e, di conseguenza, neanche il mio bambino mi faceva sentire completamente inutile. Detesto sentirmi così indifesa e impotente. 

Le guardie continuarono a trascinarmi fra i corridoi fino a raggiungere il laboratorio. Vidi nuovamente la sedia con le cinghie e il macchinario del test. Ogni centimetro del mio corpo iniziò a tremare di paura. 

"Legatela"- ordinò la donna. "No! No, vi prego no!"- gridai ormai in lacrime. "Mi dispiace tesoro, ordini del tuo papà"- rispose la donna preparando il macchinario. Le guardie mi obbligarono a sedermi e mi legarono stretti polsi e caviglie con le cinghie. La donna corvina collegò i fili agli elettrodi e dopodiché iniziò ad attaccarli sul mio corpo. 

"La prego si fermi!"- gridai fra un singhiozzo e l'altro. Lei non mi ascoltò e al contrario continuò il suo lavoro come se niente fosse. "Mi ascolti! Tutto questo non fa bene al bambino! La prego!"- la implorai. Lei alzò lo sguardo e mi guardò negli occhi. Allungò una mano verso di me e mi asciugò un paio di lacrime. 

"Non temere tesoro, presto sarà tutto finito". "Che significa che sarà tutto finito?!"- chiesi preoccupata. La donna mi sorrise e si alzò ignorando volutamente la mia domanda. "Non possiamo procedere senza Janson, vado a cercarlo. Voi tenetela d'occhio"- disse lei uscendo dalla sala, chiudendo la porta alle sue spalle. I due uomini si piantarono davanti a me e incrociarono entrambi le braccia al petto. 

Abbassai lo sguardo al suolo e continuai a singhiozzare, incapace di fare altro. Per quanto avessi potuto sforzarmi non sarei mai riuscita a liberarmi da sola. Non c'era niente che potessi fare. 

D'un tratto sentii il rumore di un lanciagranate che veniva caricato ed esattamente due secondi dopo, la donna alle mie spalle cominciò a sparare contro i due uomini davanti a me. Quest'ultimi caddero per terra contorcendosi in preda al dolore. Ma che diavolo sta succedendo?! La terza guardia si piantò davanti a me. Tremavo e stavo morendo di paura. 

THE MAZE RUNNER STORY 3 - I CAN'T LIVE WITHOUT YOUWhere stories live. Discover now