non per mia scelta.

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Casa mia è andata in fiamme.
Proprio ieri sera, alle 23.30.

E adesso sono in macchina con le due persone che a parer mio, mi stanno nascondendo qualcosa.
Lasciando perdere la mia sorellina di soltanto tre anni che dorme beata.

Vi starete chiedendo dove sto andando visto che attualmente sono senza una casa. Bene, mia zia ha una casa che non usa più e ha ben pensato di darla a noi.

Ricordo che quando ero bambina dentro quella casa è successo tutto e di più.
La morte di mia nonna, l'aborto di mia mamma durante la cena di Natale, la notizia che mia cugina soffriva di cancro.

Ma purtroppo non ci sono altre vie di scampo, siamo senza una fottuta casa e l'unica via aperta è quella.

<<mamma, sicura che non devi dirmi niente?>>.
Gli chiesi guardandola dallo specchietto della macchina, la vidi letteralmente sbiancare.

<<no Elisabetta, basta con queste domande. Ora fai silenzio che stiamo per arrivare e tua sorella dorme>>.
Sputò acida, più mi continuava a dire di no, più sospettavo.

Ma lei lo sa, prima o poi lo verrò a sapere e lei sta solo rallentando il processo.

Arrivati.

Entrai in casa portando solo mia di valigia.

<<qual'è la mia camera?>>.

<<secondo piano, la prima a sinistra>>.
Ribattè mio padre arrabbiato e pensieroso. Sicuramente starà pensando a come ritrovare un lavoro.

Salii nella mia camera e posai la mia valigia a terra.
I cocci di polvere si potevano benissimamente vedere ad occhio nudo volare per la stanza. Andai ad aprire velocemente la finestra.

Guardai il letto e c'erano ancora le lenzuola, l'armadio aperto che con la corrente cigoliava e le tende.
Presi una sedia che c'era davanti una presunta scrivania e la misi davanti la finestra per poi salirci sopra ed iniziare a levare le tende.

Cercai di stare più lontano possibile con la faccia da quella tenda ma era praticamente impossibile. C'era troppo vento per farla stare ferma ma la camera doveva prendere un pò d'aria e quindi la lasciai lo stesso aperta.

Quando finii di sganciare tutti i gangetti la tenda cadde per terra, e la lasciai lì.
Riposai la sedia al suo posto ed iniziai a togliere le lenzuola.

Quando finii presi la tenda e le lenzuola portandoli di sotto.

<<mamma, lavale>>
La avvisai.

Lei rispose annuendo freddamente, alzai gli occhi al cielo per il suo gesto e andai a prendere un mocio.
Ci misi dentro il prodotto per pulire il pavimento e dell'acqua.

Quando risalii in camera trovai la porta chiusa.
Pensai che è stata la corrente ma se fosse stata la corrente la porta sarebbe sbattuta e lo avrei sentito.

Lasciai perdere ed entrai in camera.
Finestra chiusa, armadio chiuso e la mia valigia decisamente spostata.
Cazzo, partiamo male.

Riaprii la finestra ed iniziai a lavare il pavimento.

Pulii qualsiasi angolo di quella stanza mettendo i miei vestiti nell'armadio, le lenzuola pulite, la tenda pulita e quant'altro.

Si era fatto tardo pomeriggio e decisi di coricarmi un pò e leggere.
Presi il mio computer ed iniziai a leggere.

Alzai lo sguardo dal mio computer e vidi due farfalle volarmi in torno, avevo chiuso la finestra.

Non le scacciai, erano bellissime.
Una era azzurra mentre l'altra arancione.
Le lasciai volare per la stanza e continuai a leggere.

8.00 PM

Mi svegliai dal sonno profondo in cui ero caduta, il computer si era spento e le farfalline non volavano più dentro la stanza. Scomparse nel nulla.

Sentii il letto muoversi sotto di me.
La paura prese il sopravvento, mi alzai di scatto e scesi al piano di sotto percorrendo gli scalini a due a due.

<<Elisabetta, calma. Che c'è?>>.
Disse mio papà venendo verso di me.

<<ero coricata e il mio letto si è mosso>>.

<<Sù dai, ancora che credi a queste cose? Te lo sarai immaginato, smettila!>>.
Mi guardò come se fossi un'alieno.

<<fanculo>>.
Mi uscii decisamente dal cuore e senza pensarci due volte risalii in camera mia mentre mio padre continuava a richiamarmi.

Entrai in quella stanza, era tutto come l'avevo lasciato qualche minuto prima.
Probabilmente è vero, me lo sarò immaginata ma non glielo avrei ammesso mai.

Mi ricoricai e guardai davanti a me tenendo la testa appoggiata nello schienale del letto.

la smetti di guardarmi?

Questa frase spuntò nella mia mente.

<<chi sei?>>.

nessuno.

<<dimmi come ti chiami>>.
La mia voce tremava, ma cercavo di non darlo a vedere.

sono io

𝑠𝑒𝑐𝑟𝑒𝑡Where stories live. Discover now