ISTINTIVAMENTE

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Capitolo uno

L'angolo fra il minimarket del signor Wilson e la farmacia della signora Trocery non era mai sembrato tanto buio, eppure i lampioni erano al loro posto, le insegne illuminate e la luna alta nel cielo.

Probabilmente, l'oscurità non era un fattore esterno.

L'uomo che percorreva il vicolo rifletteva spesso sul concetto di "oscurità", ed arrivato ad accettare la conclusione ovvia e cioè che è un qualcosa di puramente umano. Non siamo stati forse noi a dire che buio equivale a male e luce equivale a bene? E se ci fossimo sbagliati?

È questo quello che pensava mentre girava l'angolo con il preciso intento di spezzare le ossa del signor Hammon.

Aveva bisogno di una giustificazione morale, qualcosa in grado di fermare il bollore del sangue e il fremito dei nervi, stava andando contro qualsiasi insegnamento, linea guida e moralità che gli era stata inculcata fin da piccolo.

Indossava una tuta da meccanico imbottita sulle braccia e sull'addome, un piede di porco comprato a cento miglia di distanza e stava per colpire ripetutamente le gambe del nuovo proprietario del mobilificio dove lavorava da ragazzo.

I pensieri si annebbiavano ogni passo di più mentre continuava a tormentarsi quel maledetto brufolo al lato dell'occhio destro, inveendo contro sé stesso per non aver calcolato quella variante.

Eppure, di varianti, ne aveva considerate a milioni.

Non era solito compiere quel tipo di gesti, anzi, li riteneva una delle cose più aberranti dell'animo umano. Gli animali attaccano per difendersi, sopravvivere, proteggere il territorio, lui invece, per cosa stava attaccando?

Per un banale ed insignificante tarlo che lo consumava da dentro, un minuscolo atomo di necessità in un universo di moralità.

Il signor Hammon non era una minaccia; solo un effetto collaterale.

Percorreva il vicolo, saldando la presa sul metallo. Poteva percepirne la durezza e la robustezza anche attraverso i due strati di guanti, quelli in lattice direttamente a contatto con la pelle, facili da distruggere e da reperire e uno più duro e resistente, rivestito interamente di gomma antiscivolo.

La presa avrebbe dovuto essere ferrea e i colpi affondare in sequenza e senza esitazioni, non poteva permettere che l'arma gli scivolasse dalle mani per evitare di cadere a sua volta, preda dei sensi di colpa e dell'incapacità di vivere una vita onesta.

Come ci era finito lì? Come mai un cittadino rispettabile, un pilastro della comunità, si ritrova ad aspettare un tizio in un vicolo buio con in mano un piede di porco e intenzioni poco caritatevoli?

Come tutte le storie degne di questo nome, è una lunga storia, cominciata mesi addietro, durante un posto di blocco della polizia.


Martin Argenti si stava recando presso il general hospital, desideroso di riabbracciare al più presto Cassy, sua moglie, dottoressa di chirurgia del medesimo ospedale. Le loro attività lavorative implicavano degli orari snervanti e mai ben definiti e per forza di cose, il tempo che riuscivano a passare insieme era sempre e comunque risicato e frammentato, figlio di necessità altrui.

È per questo che il tragitto verso il rispettivo partner, era per loro un viaggio idilliaco, il percorso verso l'altra metà della mela.

Quella sera, Marieville era in fermento, non seppe spiegarsi per quale motivo, ma il vento soffiava più forte del solito e le gambe scalciavano più del normale. Stava percorrendo la route 46, non di certo la strada più breve, ma sicuramente la più comoda, quasi sempre sgombra e tranquilla.

ISTINTIVAMENTEWhere stories live. Discover now