CAPITOLO SETTE

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La stagione calda è stata quasi completamente messa al tappeto dai primi accenni d'autunno, le giornate iniziano ad essere più vivibili e le persone più serene.

"Sarebbe interessante vedere il panico generale negli occhi di tutti, quando verranno a sapere cos'è successo". Pensò Martin, mentre, seduto su una panchina della piazza cittadina, aspettava Arthur, pronti a partire per una spedizione pomeridiana.

Negli ultimi tempi, si era dedicato completamente al suo lavoro e al suo schema perfetto, mancavano solo un paio di caselle. Una derivante da un semplice capriccio del quale non riusciva a liberarsi, l'altra invece era un punto cardine di sacrale importanza, una di quelle cose in grado di risolvere o rovinare tutto, una casella che avrebbe dovuto essere incastrata con la massima cura possibile.

«Ti ci vedo bene seduto lì. In pensione, a dar da mangiare ai piccioni» gli urlò Arthur dal finestrino della sua macchina, riportandolo alla realtà.

Le labbra di Martin si incresparono in un sorrisetto ironico mentre andava incontro all'amico.

«Allora, cosa c'è di tanto importante da farmi prendere un pomeriggio?» chiese Arthur.

«Andiamo a Rose County.»

«A Rose County!? Nel buco del culo della nazione? E che ci andiamo a fare?»

«Andiamo a comprare una marmitta», si limitò a rispondere Martin.

«Serio? Una marmitta!? Mi hai fatto prendere un giorno libero e mi farai fare duecento miglia fra andata e ritorno, per una fottuta marmitta!?»

«Si. Vuoi che guidi io?»

«No. Però paghi la benzina e la cena.»

«Affare fatto!» disse Martin salendo in macchina.

Le prima cinquanta miglia filarono lisce e tranquille, la macchina di Arthur era veramente comoda e strapiena di optional quasi inutili. Chiacchieravano come erano soliti fare da almeno vent'anni, non sapevano come fosse possibile, ma quei due avevano sempre qualcosa di cui parlare, anche senza che la vita gli fornisse spunti più o meno importanti. Era stato così da bambini, era continuato negli anni dei brufoli e degli ormoni ed era così ancora adesso, quando gli argomenti principali dei loro coetanei erano figli, mutui agevolati e lamentele pseudopolitiche.

Nonostante l'età, i loro discorsi erano un po' diversi, era come se fossero bloccati in un limbo, compressi fra i diciotto e i quarant'anni.

La follia di un adolescente, le responsabilità di un adulto.

Arrivarono a Rose County verso le sei di sera e dopo essersi rinfrescati la gola, chiesero informazioni per la casa di un certo Luther Smith, un vecchio collezionista della zona.

Il tipo in questione abitava sulla sommità di una collina, completamente recintata e poco invitante.

«Dì la verità, vuoi uccidermi e sbarazzarti del mio cadavere?» chiese Arthur mentre entrambi fissavano l'abitazione dal cancello principale. Sempre se si ha l'ardore di definirlo tale, considerando che era composto da due reti matrimoniali saldate a degli stipiti.

«Io non lo farei mai, ma forse il signor Smith potrebbe».

«"Smith", un cognome così diffuso e comune che per la legge dei grandi numeri, comprende un sacco di assassini misantropi e spietati».

«Davvero?» chiese sbalordito Martin.

«Boh, può essere» rispose Arthur facendo spallucce e suonando al campanello.

Martin lo guardò con gli occhi storti di chi reagisce ad una pessima battuta ed entrambi aspettarono una risposta.

«Chi siete? Non compro niente!» gracchio una voce metallica attraverso l'interfono.

ISTINTIVAMENTEWhere stories live. Discover now