21-Fragole e gentilezza

21.1K 928 73
                                    

(3 Febbraio)

<Come hai passato la notte?>

Chiese Gabriel, passandosi  la mano sulla mascella, lei si allontanò di qualche centimetro, sembrava  persa nel suoi pensieri.

Avrebbe  tanto voluto capire come fare per aiutarla, per farla sentire meglio, per farla sentire di nuovo una persona.

Intanto  avrebbe cominciato  dalle basi.

Cassandra rabbrividì ma alzò le spalle.
<Normalmente>
"Cioè non molto bene"

Riflettè pensando alle notti passate in quella stanza, al freddo, stretta tra le braccia di Sabrina, fredde anch'esse, nel pieno di una malattia straziante.

Gabriel annuì  molto poco convinto,  teneva  un pacchetto cachi nella mano destra, glielo porse.

Lei allungò la mano e lo prese, era caldo, lo aprì , dentro c'era  un croissant.

Avvicinó  al volto la busta  per annusarlo.

Emanava un odore  a dir poco celestiale.

Sentì  il suo  stomaco che brontolava.

Gabriel rise , scuotendo la testa, era felice di essersi fermato poco prima nella sua pasticceria di fiducia.

Cass arrossì immediatamente per la brutta figura.

<Ho fatto bene a prenderti qualcosa>
Sussurrò lui , accennando un sorriso, gli occhi chiari osservavano l'espressione della ragazza  a dir poco sconvolta.

<Grazie, ma...>
Cassandra  si fermò, non sapeva perché lo stava facendo, e neanche a quale scopo, ma non voleva affatto aiuto.

Come aveva detto Gabriel stesso, avrebbe lottato.

<È troppo per me, credo che lei mi stia viziando un po' troppo>
Disse spavalda, non capiva da dove provenisse tutto quel coraggio.

<Ordine del Capo >
Mentì lui , facendola sembrare ancora più demente, si era intestardita di non volere il suo aiuto ma in realtà lui non aveva fatto altro che acquistarlo, quel cornetto.

Sì raggelò, avrebbe  ringraziato Taylor dopo.

<Mi dispiace ma ora dobbiamo andare, lo mangerai in auto >
Sussurrò G. , sembrava sinceramente spiacente.

Sì scostò per farla passare e chiuse la porta.

Cassandra girò  lo sguardo, l'auto dei due agenti era lì.
Sì domandò  se fossero  stati in strada per tutta la notte.

Non avrebbero dovuto, la sua era solo una paranoia.

In ogni caso pensò di non meritarselo ,non aveva  fatto nulla di così coraggioso.

Se l'avessero  messa in stanza con un'altra ragazza sarebbe  ancora lì dentro.

Era stata Sabrina a stabilire il piano, si era assicurata lei che non la venissero a cercare quel giorno.

Ma S. era troppo debole per scappare altrimenti l'avrebbe  costretta a farlo.

Era una persona migliore di lei e sicuramente più in gamba, li avrebbe aiutati in modo più completo, esaudiente , avrebbe fornito più informazioni, avrebbe fatto più nomi.

Era lei la salvatrice, quella che doveva essere ricordata.

<Cassandra>
La chiamò Gabriel.
Sì era girato di sfuggita e aveva visto la ragazza ferma, con lo sguardo perso nel vuoto.

Sapeva che era difficile dimenticare, se non impossibile, ma l'avrebbe aiutata, le sarebbe stato accanto.

La ragazza spostò lo sguardo verso di lui e si avvicinó lentamente all'auto.

Questa volta G.le lasciò  aprire lo sportello, non provò  neanche ad inseguirla, anzi prese  posto prima di tutti.

<Stai bene?>
Domandò.

<Si!>
Sbottò lei, non facevano altro che domanarle  se stava bene, in realtà non stava bene, i sensi di colpa la stavano schiacciando.

Sbuffò , spiacente.
<Non è colpa sua, sono io il problema>
Disse , tornando a guardare le sue  mani giocare tra loro, intrecciarsi in giochi di nullo  risultato.

<Non sei un problema, smettila di compiangerti, e non mi dare del "lei">
Sussurrò Gabriel, e scosse  la testa.

Il suo lavoro era duro, molti casi lo avevano portato quasi alla paranoia ma mai quanto questo.

Sì sforzò di restare impassibile, eppure quegli occhi, che lo guardavano la maggior parte delle volte impauriti, resettavano le sue difese.

Si sentiva sopraffatto da un istinto di protezione estremo.

<Va bene>
Accettò , non aveva  voglia di litigare anche con un agente dell'FBI che finora era "quasi "sempre stato buono con lei.

Non meritava  la sua  frustrazione.
Nessuno la meritava ma era anche vero che lei non aveva meritato  quella vita.

La rabbia che provava, non riusciva neanche a descriverla a se stessa.

Era talmente forte da lasciarla senza fiato, e la cosa peggiore era il fatto che tutti questi sentimenti erano rivolti quasi esclusivamente verso di lei.

La sua anima masochista non le dava pace, avrebbe dovuto farle accettare quella situazione,
come un brutto avvenimento in una vita lunga e piena.
Ma lei non ci riusciva proprio, ad essere felice.

Sospirò, questa volta invece di volgere lo sguardo verso il finestrino, in cerca di chissà quale mondo, quale libertà, rimase  a guardare Gabriel, mentre guidava.

Sembrava  sicuro di sé eppure non smetteva  di ticchettare sul volante, credette  che fosse  un tic, non avrebbe dovuto essere nervoso.

Le era sembrato calmo, ma anche pronto all'azione, aveva avuto  un modo un po' anticonvenzionale di relazionarsi con lei, ma niente  di veramente strano.

Era stato gentile e premuroso in bagno, nessun'altro agente l'avrebbe abbracciata, ma si  sarebbe limitato ad un semplice "Mi dispiace".

<Non preoccuparti per quando saremo lì,mi assicureró che  nessuno ti tocchi   con un dito o dica qualcosa che ti potrebbe ferire, e se ti volessi fermare puoi dirlo a me>
Disse l'uomo, con voce ferma, il ticchettio aumentò di frequenza per qualche secondo.

Cass  rimase  immobile.
<Grazie>
Sussurrò, lui annuì.

Aprì il pacchetto che teneva sopra le gambe e prese il cornetto tra le mani ,ne mangiò  un pezzetto.

Il gusto delle fragoline di bosco le riempì  la bocca.

<Sono le mie preferite>

Gabriel si girò, aggrottando  le sopracciglia.

<Le fragole>
Precisò Cassandra.

"Le fragole"

---
Cosa ne pensate?

•UNDER MY SKIN•Onde as histórias ganham vida. Descobre agora