Capitolo 4 - un bacio

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Apro la porta di casa, butto la borsa sul divano e subito dopo mi ci butto anche io. Non ci sono state proteste al lavoro sul fatto che volessi tornare a casa e che non mi sentissi bene, in tutti gli anni che sono lì, non ho mai fatto un giorno di mutua, ne chiesto un permesso o un giorno di ferie, quindi appena ho chiesto di poter andare a casa erano tutti molto preoccupati è quasi increduli.
Il telefono squilla brevemente e lo schermo mostra un messaggio da parte della mia collega Mery, anche lei preoccupata per me, ma non le rispondo. Ho solo voglia di stare qui, sdraiata a fare mente locale su quello che è successo nella seduta con il mio paziente. Non ho scritto nessun appunto oggi, non ho fatto la relazione ma fortunatamente nessuno se ne accorgerà dal momento che si tratta di Eddy.
Le relazioni...
Devo rileggere tutte le relazioni.. può essere che ci siano scritti altri sogni che Eddy ha fatto dove compariva lui. Eddy ha descritto il mio sogno perfettamente, ha visto me, ha visto lui. Questo non può essere un caso, e poi.. mi tornano in mente gli occhi di Eddy, i suoi occhi che guardano in alto e mi dice di averlo visto a pranzo. I suoi occhi guardavano in su.. e poi.. e poi si sono spostati .. e ha usato i ricordi.
Mi tiro su di scatto "lui è nell'ospedale" parlo ad alta voce, con me stessa, come per convincermi ancora di più di quello che ho appena detto. Una nuova consapevolezza è entrata in me. Il mio paziente si ricordava di averlo visto, lo ricordava non lo immaginava. Ora la domanda è : Eveline, vuoi davvero credere a uno dei tuoi pazienti?! E la risposta è' SI.
Non ho più niente da perdere, in tutti questi anni è la prima volta che ho finalmente in mano qualcosa di utile, indipendentemente da chi mi ha fornito le informazioni. La persona che cerco è nell'ospedale, potrebbe essere un paziente?! Oppure un mio collega?! Magari uno psicologo molto più bravo di me, che è riuscito dove io ho fallito, forse è una persona talmente intelligente da saper controllare il cervello e i pensieri anche nei sogni.
Sono talmente euforica che tornerei al lavoro seduta stante per iniziare le mie ricerche. Ma non lo faccio, mi sono presa un giorno libero e ho intenzione di sfruttarlo tutto, per riposarmi,  prima di iniziare la lunga ricerca.
La prima cosa che farò domani, al lavoro, sarà controllare tutte le informazioni riguardante Eddy nella sua cartella clinica, da prima che il iniziassi a lavorare lì. Per oggi invece, la missione è rilassarmi, riposarmi e pensare a lui, pensare che forse siamo già un po' più vicini, che forse lui esiste, e che se esiste allora lo troverò.
Ora spero solo di addormentarmi presto..
.. e di incontrarlo.

È notte e c'è un caldo insopportabile, ma sopratutto umidità, potrei anche star ferma che sarei comunque bagnata dalla testa ai piedi per via di questa umidità maledetta. Il mio ragazzo gira tra le mani una mappa per capire da che parte dobbiamo proseguire. Lui ha la classica vestita da esploratore, colore baige con tanto di cappellino in testa, bermuda, occhiali da vista e uno zaino gigante sulle spalle, ha veramente in aria da intelligente e sfigato .. ma è pur sempre il mio ragazzo.
Avanziamo di pochi metri, la distanza che serve per uscire dalla jungla e ci ritroviamo su una piccola spiaggia.
Piantate nella sabbia ci sono varie fiaccole ad illuminare la notte, e due uomini, che sono lì per aspettarci. Alti, anzi altissimi e muscolosi. Sembrano due indigeni, neri come la pece, ma talmente bello da togliere il fiato, con quei corpi perfetti, scolpiti, dove ogni muscolo è al suo posto ma ben in vista, dato che sono mezzi nudi.
Mi rendo conto che il mio ragazzo farfuglia qualcosa, così rivolgo di nuovo l'attenzione su di lui.
"Ma non capisco, dove sono le canoe? Doveva esserci una canoa ad aspettarci" urla a uno degli indigeni, il quale continua a guardarlo, dall'alto al basso, senza dire una parola. Mi chiedo se riescano a capire la nostra lingua. Guardo verso l'altra sponda e vedo altre fiaccole che illuminano la riva di un isolotto, e poi vedo una specie di capanna, contornata da tante altre capanne più piccole.
I progetti del mio ragazzo sono stati rovinati.. l'escursione prevedeva che una canoa fosse qui ad aspettarci e ci portasse dall'altra parte del fiume, ma la canoa non c'è e per quanto lui continui ad urlare e arrabbiarsi, la canoa non comparirà.
Si avvicina a me, un po' gobbo per il peso dello zaino: " tesoro, mi dispiace tanto, questi indigeni non capiscono niente! Ci porteranno loro dall'altra parte del fiume!" "Ma come?! " "ci porteranno in spalla, a nuoto!!" "Ma io non voglil!! So nuotare benissimo anche io e non mi va di usarli e farmi trasportare come se fossero una zattera, oltretutto tu hai uno zaino gigante indosso!" Lui si volta verso l'indigeno con il quale ha parlato, poi torna a guardare me è riprende il discorso:  " mi porterà lui, è più grosso è muscoloso, farà fatica si, forse ci metterò un più tempo, pero credimi.. non possiamo farla a nuoto da soli. Non sembra ma l'altra sponda è lontana, loro sono abituati a farla sempre e in più noi siamo stanchi"
Il mio ragazzo mi tiene entrambe le mani e mi guarda con quegli occhi che sembrano dirmi "FIDATI" .
Guardo km ragazzo che deve portarmi sulle spalle, anche lui non si è mosso di una virgola dal suo posto. Io già mi sento sprofondare dalla vergogna, ma so che il mio moroso ha ragione: " e va bene - dico rassegnata - mi farò portare da loro"
Vado verso il "mio" indigeno, e mi posiziono davanti a lui.. è molto più alto di me, ha un fisico scolpito e lucido di sudore. Alzo lo sguardo e lo guardo in faccia.. ha gli occhi azzurri e la cosa mi colpisce molto, ma li guardo solo per pochi secondi perché improvvisamente si gira, dandomi le spalle e poi si china. Mi giro verso il mio ragazzo, che mi fa un cenno di incoraggiamento con la testa, al quale rispondo con un sorriso. Butto giù un bel po di saliva, poi mi faccio coraggio. Mi chino sulla sua schiena e gli metto le braccia al collo, sento la sua pelle sudata contro la mia, è la cosa non è piacevole, perché lui è un estraneo e la sua pelle sudata, appiccicata alla mia, mi sa di sporco, e in questa situazione non mi sento per niente a mio agio.
Mi prende le cosce, con le sue grosse mani e mi contorna con i gomiti tenendomi stretta contro di lui, si tira su in piedi, senza fatica, come se pesassi due chili.
Inizia a inoltrarsi nell'acqua, camminando piano. L'acqua gli arriva ai piedi, poi alle ginocchia, mentre io cerco di stare il più possibile staccata dal suo corpo. Mi giro verso il mio ragazzo e vedo che stanno ancora tribolando con lo zaino. So che arriverà molto dopo di me.
L'accia colpisce anche i miei piedi, e subito dopo le cosce.. è fredda, ma piacevole.
Sento la mia pelle che si pulisce, e anche la sua.
Nuota veloce, e l'acqua si fa sempre più gelida man mano che proseguiamo. L'altra riva sembra non avvicinarsi mai e penso che il mio ragazzo aveva ragione, da sola non ce l'avrei  mai fatta. I muscoli mi fanno male, continuo a tenerli contratti cercando di non essere un peso morto per lui, ma sopratutto perché cerco di tenere almeno il mio busto il più lontano possibile dalla sua schiena.
Ma poi.. di cosa ho paura?!
Non faccio altro che pensare a questo ragazzo, e farmi complessi, mentre lui non mi ha neanche in nota. Sta facendo quello che gli hanno detto di fare e basta. Mi faccio problemi per la sua pelle senza pensare che magari a lui possa aver dato fastidio la mia.
In realtà ora il suo corpo è la cosa più invitante che si possa immaginare.
È così caldo dentro quest'acqua gelida, che non posso far altro che avvicinarmi e appoggiare tutto il mio corpo su di lui. Sento la sua pelle calda, i suoi muscoli che lavorano sotto di me per tenerci a galla, e questo mi dà sicurezza... mi accorgo di provare fiducia per questo ragazzo, e la cosa è decisamente strana. Si, mi sento sicura qui con lui, e così mi lascio andare del tutto e mi rilasso completamente adesso a lui.
Vedo una macchia scura, molto dietro di noi e so che è l'altro indigeno che porta il mio ragazzo, proseguendo lentamente, e non riesco a vederlo, e la cosa non mi dispiace, perché vuol dire che anche lui non riesce a vedere me e il piccolo sorriso che è spuntato sulla mia bocca. Un sorriso di serenità, di benessere e tranquillità.
Mi sento così bene ora, è una sensazione talmente piacevole da sentirmi in colpa nei confronti del mio ragazzo.
Il mio braccio destro si sposta, passando dal suo collo al suo petto. Non lo so perché lo sto facendo, ma il suo corpo mi attrae come una calamita. Lo stesso corpo che prima quasi mi schifava, adesso mi attrae.
Tocco i suoi pettorali, i suoi addominali e poi lo stringo.. lo stringo forte sotto di me, voglio sentire il suo corpo attaccato al mio mentre lui non può opporsi. Deve continuare a nuotare, e io approfitto di questo continuando a provocarlo, sapendo che lui non può fermarsi o saremmo perduti.
Adesso odio quest'acqua che l'ha pulito, che ha portato via il suo odore.. l'odore della sua pelle, che adesso vorrei sentire. Avrei voglia di strapparmi questi vestiti bagnati e pesanti di dosso e appoggiare ogni mio centimetro di pelle adesso a lui.
Non so cosa mi succede, mi sento impazzire.. e in tutta questa confusione non mi sono neanche accorta che abbiamo quasi raggiunto la riva.
È adesso che la consapevolezza di quello che ho fatto mi assale. Ho paura, una volta usciti dall'acqua, di come potrà comportarsi lui. Continuerà il suo lavoro ignorandomi? Mi lascerà li se se ne andrà come se niente fosse?!
E cosa dovrebbe fare altrimenti ? La vera domanda è: cosa vorrei che facesse?
Il mio ragazzo è lontano, ma comunque arriverà prima o poi, eppure l'idea di dovremo allontanare da questo ragazzo non mi piace, non voglio. Non voglio uscire dall'acqua, non voglio che mi lasci e si stacchi da me.
E non voglio neanche guardarlo in faccia perché mi vergogno da morire.
L'acqua inizia a calare.
L'aria arriva fresca sulla pelle bagnata, e il suo corpo caldo diventa ancora più confortante.
Siamo usciti completamente dall'acqua, sento i miei vestiti pesare un quintale, ma lui non mi mette giù. Cammina sulla sabbia con i suoi piedi nudi e va verso la capanna, silenzioso come una spia, se non per il suo respiro accelerato per via della fatica appena fatta. Entriamo dentro, non c'è una porta, semplicemente siamo in un corridoio tra due pareti fate di canne di bambù penso, e non c'è un tetto.
C'è un tavolino vicino a una delle pareti, che sono talmente basse che riesco a vedere il fiume se solo tiro un po' su la testa.
Lui si mette davanti al tavolino, poi si gira, facendomi sedere lì sopra.
E mi lascia andare..
Io sono così imbarazzata, che sento le
Guance avvamparmi e così guardo verso il basso evitando il suo sguardo.
Guardo i suoi piedi da dietro.. i suoi polpacci.. non si è piu mosso da quando mi ha lasciata e io rimango lì con la testa bassa.
Finalmente fa un passo.. poi un altro e si allontana, tornando da dove eravamo entrati.
Già mi sento sprofondare, quando all'improvviso mi accorgo che si è fermato.
Si gira, nuovamente verso di me.. e si avvicina velocemente, non più con quella calma che ha avuto fino a pochi secondi fa.
Si ferma di fronte a me, ma io continuo a non guardarlo, appoggia le mani sul tavolino, una alla mia destra e l'altra alla mia sinistra, vicino alle mie cosce.
Mi vergogno troppo sapendo di averlo provocato prima, e ora mi sento invece così impacciata e imbarazzata.
Cosa avrà pensato di me?
Appoggia la sua fronte contro la mia, ora di nuovo sudata ma non mi da fastidio questa volta, e sento il suo respiro.. profondo. Lo sento mentre accelera. Sento di respirare la sua stessa aria.
Mi tira su il viso, mettendomi una mano sotto il mento e mi bacia.
Non mi bacia in bocca, mi bacia la guancia e poi continua andando verso il collo e io l'unica cosa che riesco a pensare è: mi desidera.
Alzo la testa e riesco a vedere, oltre il muro di canne, il mio moroso che si avvicina sempre più alla riva, ma non riesco ad allontanare questo ragazzo da me. La situazione è totalmente irreale, e nonostante io mi renda conto che il mio comportamento sia assolutamente sbagliato.. i suoi baci mi fanno impazzire. Non so cosa sia successo.. mi sento come se lo conoscessi da anni.
Mi sveglio!
Mi sveglio all'improvviso, sul più bello.
L'ultima cosa che ricordo è la faccia del mio ragazzo che mi guarda sconvolta. Che sogno assurdo.
Mi accorgo che sono completamente sudata, e vedo il panno che uso a coprire il divano a terra, quindi immagino immediatamente la lotta che devo aver avuto con lui durante il sonno, un misto di caldo e freddo che deve aver condizionato il sogno.
Il mio sogno..
Ho ancora la sensazione di sentire i suoi baci sul collo, è la prima volta che abbiamo un contatto così fisico in un sogno. Non mi aveva mai baciata, anche se solo su una guancia.
Io devo trovarlo.
Passo la mano sulla mia guancia, poi sul collo.. mi sembra di sentire i suoi baci su di me, e la sensazione che mi ha lasciato quel sogno è ancora forte su di me.
Devo trovarlo a tutti i costi.
Ho bisogno di sentire quelle emozioni nella realtà, sono ormai troppo anni che sono sola, troppo tempo che amo un ragazzo che in realtà non c'è.

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⏰ Last updated: Nov 22, 2016 ⏰

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