Quando non sai come cominciare e allora fai considerazioni a caso.

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  Quando ero ragazzina ho scoperto i Queen e mi è sembrato il regalo più bello del mondo. Nella mia vita, seppur breve, ho incontrato diversi tipi di persone e diversi tipi di sfighe e mi ripetevo sempre "Carry on, as if nothing really matters". Benedetta sia Bohemian Rhapsody.
Allo stato attuale studio e ho una serie di problemi. Primo fra tutti: cosa cavolo l'ho aperto a fare un blog a settembre, due giorni prima di un esame importante? Giusto per farvi capire quanto sono pressappochista nella programmazione dei miei impegni.

Queste, tutto sommato, sono piccole grane, chi sta dall'altra parte dello schermo magari ha problemi peggiori dei miei, ma un mio amico dice sempre che a piangere sui problemi degli altri si diventa martiri e ci si consuma il fegato; siccome secondo me non ha torto facciamo che piango prima sui miei e poi se volete do una mano pure a voi. La gente mi fa sentire un po' psicologa dentro: per quanto io sia giovane mi è capitato di sentirmi chiedere consigli di tutte i tipi e di tutte le categorie da persone che in teoria dovevano saperne più di me; dicono che ho la faccia simpatica e che sono dotata di delicatezza.

Senza falsa modestia: non è vero, o meglio, non lo sento vero. Vi giuro che non sono modesta: probabilmente è un difetto, non lo so. Non sono nemmeno narcisista, o almeno non mi giudico tale: ho solo idea che bisogna essere consapevoli delle proprie doti e capacità, senza svalutarsi né sopravvalutarsi. Sono una fan della "giusta misura", sempre che ne esista una. In questo, sono il contrario di mia madre.

Mia madre è quel genere di persona per cui la via di mezzo non esiste: per lei è bianco o nero, sì o no, destra o sinistra. Mamma metterebbe in difficoltà chiunque, da Seneca al Diavolo. Se mamma dice no, il Diavolo china la testa e chiede scusa. Capirete da voi che con questi presupposti avere un dialogo con lei non è facile e certe volte mi tocca farci discussioni infinite su delle inezie.

Volete un esempio pratico? "Chi tace acconsente", come norma, vale anche se non mi può rispondere nessuno in tempo reale?
Mentre ragionate sul mio quesito di alta levatura filosofica passo all'aneddoto.

Dunque, di me dovete sapere che sono disordinata. Ma non disordinata per dire, disordinata che sono stata capace di farmi finire in lavatrice la carta d'identità e perdere un numero assurdo di roba in giro, dimenticarmi il telefono in un bagno pubblico, il portafogli in università, l'ombrello in palestra, lo zaino a casa e così via. Il mio problema è che mentre faccio le cose penso sempre ad altro, ho la soglia dell'attenzione di un pesce rosso e mi lascio trasportare. Per l'appunto... che stavo dicendo? Ah, sì, parlavo di mia madre.

Insomma sono disordinata e, come tutti, ho una sedia fedele in camera mia su cui poggio i vestiti che non metto. Siccome so di vivere con la sorella esaurita di Mary Poppins di solito mi limito a tenere sulla sedia i vestiti per uscire o, in alternativa, quelli per stare in casa (residuati di anni infiniti di pallavolo, tute vecchie di secoli, felpe e pantaloni di pile); in media, quindi, un paio di pantaloni e una felpa/maglietta/canotta. Solo che questo alla madre badessa ovviamente non va giù. La sua frase preferita è la variazione dialettale del "E che ci vuole a mettere a posto?"; mi può star bene, ma non mi risulta che un cambio di vestiti su uno schienale sia mai stata la morte di nessuno. In ogni caso dove sta lo splendore di tutto ciò? Nella coerenza e la chiara definizione del confine. Perché, siore e siori, lei in camera ha l'uomo morto, ossia una di quelle piantane di legno dove uno può poggiare i vestiti. Se non sapete cosa sono andateveli a cercare perché non sono ancora abbastanza brava per caricarne un'immagine qui, Sul suddetto uomo morto lei mette esattamente quello che metto io sullo schienale della mia fida compagna di plastica: un cambio di vestiti. Ma siccome l'uomo morto è stato creato apposta dall'uomo sapiens sapiens per metterci i vestiti mentre la sedia assume come unica funzione quella di poggiare le terga, i vestiti sull'uomo morto vanno bene, sulla sedia NO. A richiesta di procurarmi il magnifico oggetto delle meraviglie la risposta è stata NO. A domanda "Ma la sedia non va bene lo stesso? la risposta è stata sempre NO. Quando con la lacrimuccia le ho chiesto cosa mi proponeva in alternativa, la risposta è stata NO. Ho capito che si era impallata, l'ho riavviata manualmente perdendo dati e mi ha detto di mettere apposto i vestiti ogni volta. Allora io per dispetto ho cominciato a mettere i vestiti nei panni sporchi, anche se li ho usati solo venticinque minuti in una stanza asettica sottovuoto senza sudare; lei di tutta risposta ha smesso di farmi le lavatrici.

Spero di aver reso l'idea di "Niente mezze misure".

La prossima volta vi racconto come ogni amico maschio che nomino diventa immediatamente un possibile marito.

Ci sentiamo gente.  

Cose che capitano - Fatti casualiWhere stories live. Discover now