01. Da vergine a incinta.

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Non ero una ragazza a cui piaceva molto la musica alta e il caos, odiavo vedere la gente strusciarsi su degli sconosciuti e camminare tra le persone sudate e ubriache che popolavano la discoteca del mio quartiere. Ma quella sera volevo divertirmi. Divertirmi davvero.
"Hei, potresti portarmi un Malibù e cola?" chiesi al barista una volta essere arrivata al bancone.
"Hai ventun'anni?" corrugai le sopracciglia e mi sedetti su uno sgabello girevole. Un ragazzo dagli occhi azzurri e le braccia tatuate mi guardò sorridendo e scuotendo la testa per sistemarsi i capelli.
"Quanti anni mi dai?" gli chiesi mordicchiando un'unghia per mascherare il mio imbarazzo. Non ero brava a mentire.
"Non ventuno. Ma mi stai simpatica, quindi ti accontento" sospirai sollevata e alzai gli occhi al cielo.
"Accontenti tutte le ragazze simpatiche che non hanno ventun'anni?" osservai il liquido trasparente del Malibù riempire a metà il mio bicchiere.
"Solo quelle carine" dopo aver stappato una coca cola, la versò mischiandola al rum. "E simpatiche"
"Lo hai già detto. Sei piuttosto ripetitivo" alzai gli occhi al cielo scherzosamente e sorseggiai piano la mia bibita alcolica.
"Non ti ho mai vista da queste parti, è la tua prima volta in una discoteca?" annuii azzardatamente.
"Sì, sono venuta con un paio di conoscenti ma mi hanno scaricata per farsi figo uno e figo due" indicai con l'indice le ragazze che mi avevano accompagnato, Chrystal e Danielle. Avevano tanto insistito affinché le accompagnassi e non me l'ero sentita di dire di no anche se sapevo che mi avrebbero presto lasciata sola per stare con i loro ragazzi. "Non fa per me questo genere di posti"
"E come mai hai accettato?" mi chiese poggiando i gomiti sul bancone.
"Volevo provare qualcosa di nuovo, ballare, far loro compagnia.. Ho anche pagato il ticket, altrimenti me ne sarei volentieri tornata a casa. Dovresti dire al tuo capo che venti dollari per una sola entrata è una rapina senza pistola" sentii il risolino del ragazzo biondo con gli occhi azzurri seduto accanto a me, gli sorrisi divertita quando il barista mi richiamò.
"Penso che lo sappia già" alzai gli occhi sul ragazzo di fronte a me. Osservai i suoi occhi chiari improvvisamente spaventata.
"Perché, è qui nei paraggi?" mi morsi il labbro e sorseggiai, con l'intento di finirlo, il mio drink dalla cannuccia.
"A dire il vero, sarei io il titolare dello stabile." schiusi la bocca incredula, dopodiché chiusi gli occhi e sorrisi imbarazzata.
"Bene, se non ti dispiace adesso vado a sotterrarmi" feci per alzarmi, ma la sua mano mi fermò prendendomi dal gomito.
"No, mi fa piacere parlare con te. Resta ancora un po'."
Ancora imbarazzata, tornai a sedermi sullo sgabello e ad osservare i lineamenti di quel barista che si era rivelato anche il capo della discoteca. Era un ragazzo giovane, dagli occhi azzurri e i capelli neri, non molto alto ma abbastanza snello. Indossava una camicia azzurra e una cravatta nera, quei colori si abbinavano perfettamente ai suoi occhi e ai suoi capelli. Mentirei se dicessi che non era bello, ma non era il mio tipo.
"Potrei averne un altro?" gli chiesi, passandogli il bicchiere vuoto.
"Ti piace così tanto il rum al cocco?"
"A dire il vero, non conosco chissà quanti drink. Questo è l'unico che ho assaggiato e che sono sicura mi piaccia" strinsi le spalle e cominciai a fare dei mezzi giri sullo sgabello, come se fossi stata una bambina. Ma in effetti lo ero, avevo solo diciotto anni.
"Non hai mai assaggiato un Mojito?" scossi la testa sotto il suo sguardo incredulo. "Allora lascia che questa sera ti prepari un Mojito con i fiocchi"

Non obiettai e lasciai che il barista/proprietario della discoteca mi facesse assaggiare il Mojito e poi il Cosmopolitan e poi il Margarita e dopo ancora il Cuba libre. In meno di due ore mi ritrovai con la pancia completamente sotto sopra, la gola in fiamme e la testa che scoppiava. Avrei tanto voluto andare a casa, ma l'alcol presente nel mio corpo mi spinse in mezzo alla pista da ballo dove, da sola, cominciai a muovermi a ritmo di musica sotto l'enorme palla argentata posta lì al centro. Stavo bene. Mi sentivo libera, vuota, senza preoccupazioni. Non lasciai che nessuno mi si avvicinasse, ma non riuscii a fermare delle mani grandi coperte da cerotti che mi strinsero forte i fianchi, senza però farmi del male. Il ragazzo aderì il suo corpo al mio, poggiò il mento sulla mia spalla e cinse il mio ventre con le sue braccia muscolose e tatuate.
Mi abbandonai a quel contatto, tutto si bloccò immediatamente. Non sentivo più la musica, la testa non mi girava più, lo stomaco non era più in subbuglio. Quelle mani, quelle braccia, il suo corpo così stretto al mio mi mandarono letteralmente in paradiso. Raggiunsi le sue braccia con le mie mani e le accarezzai con le dita lentamente. C'erano su così tanti disegni, non avevo mai visto dei tatuaggi più belli di quelli.
"Posso ballare con te?" mi chiese ed io non risposi, rimasi a fissare le sue braccia che mi tenevano stretta a sé. Ad un tratto lo sentii muoversi dietro al mio corpo lentamente, muoveva i fianchi a ritmo di musica ed io, troppo bisognosa di un contatto col suo corpo, mi mossi con lui. Le sue mani accarezzarono le mie braccia, arrivarono fino alle mie mani. Incrociò le nostre dita e, senza mai staccarle, mi girò verso di sé. E incrociai i suoi occhi.

Sta per nascere un..Where stories live. Discover now