Ti amo il venerdì sera

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Nelson

Vengo svegliato dalla mia prima sveglia, stupendo vero? Una delle mie più grandi vittorie personali. Sono le 08 del mattino, troppo presto per chi scambia la notte per il giorno. Ammetto a me stesso di non aver dormito per colpa dell'ansia per questo 'colloquio', non per le luci sparaflescianti di fortenite che mi hanno accecato fino alle 3 del mattino. Salto direttamente la colazione, nonostante il mio strano anticipo. Succederà sicuramente qualcosa che mi farà arrivare in ritardo, Dio farà di nuovo il burlone. Non va tutto liscio nella mia vita fin da quando dormivo beato dentro la pancia di mia madre.

Il telefono squilla, un messaggio. 

'Beh vez pronto? Magari è la volta buona che trovi figa!'

E' Cesare che scrive. Solito burlone. Burlone e testa di cazzo. 

'Si vez prontissimo, non ti preoccupare, che se ne trovo anche per te ti penso!'

Lancio il telefono e corro in camera, precipitandomi davanti all'armadio. Per un attimo mi sento una ragazza, dico a me stesso ricadendo nello stereotipo più grande che ci possa essere. Mia sorella odia dare attenzione a 'queste frivolezze' (come le chiama lei). 

Jeans lunghi, calzini lunghi, vans e camicia a fiori.

No camicia a fiori no, troppo Aimone Romizi. Che magari a lei l'indie manco piace.

Jeans corti, calzini lunghi, vans e maglia rosa.

No jeans corti no, ho troppi peli. Deve essere un colloquio di lavoro, non una proposta del tipo 'ehy ciao, sono disperato, potresti prenotarmi una ceretta dall'estetista?'

Devo dare l'idea di essere una persona sicura di me, con la risposta pronta, non l'ennesimo cagasotto. Cosa che sono in realtà. Ma France..Mich..Aur..Nadia cazzo, Nadia, non lo deve sapere. 

Decido istintivamente di scrivermi il suo nome sopra il dorso della mano, quasi come se fossi a scuola e se lei fosse la mia professoressa. I migliori porno iniziano così, anche se lei non ha i capelli rosa. 

Nadia, Nadia, Nadia. Faccio rimbombare il suo nome nella mia mente.

Alla fine prendo una camicia a fiori, un jeans nero, infilo tutto di fretta ed esco di casa.

Cazzo.

Il cellulare. 

Mi tocco le tasche alla ricerca delle chiavi.

Cazzo.

Ho lasciato le chiavi dentro.

Mi porto le mani alle tempie emulando quasi una sorta di ragionamento, consapevole del fatto che la mia testa non ragioni dai tempi del mitico ventennio fascista. Mo cosa faccio? Mi guardo intorno e vedo solo un'estintore. Che sia un segno del destino? Lo stacco dal muro, guardo la porta. Fanculo, tanto mi ha sempre fatto cagare. Sia la porta che il proprietario di casa. 

Mi scaravento contro la povera lastra di legno che tanto male non mi aveva recato, e riesco ad aprirla, però per sempre. Noncurante del fatto che il mio scambiare la porta come un avversario di rugby abbia recato più di 100 euro di danno, chiamo Cesare domandandogli la sua presenza in casa mia. 

  «Perchè?»  

  «Sai è una lunga storia, ho appena sfondato la porta di casa»  

  «Ma è stata tua madre a concepirti male o sei tu che sei nato scemo?»  

Insulti a parte, problema 'casa' risolto. Ora, con il telefono in tasca non mi resta che indirizzarmi da Nadia.

Esco dal palazzo, infilo le cuffie nelle orecchie e mi affido a spotify, playlist 'Indie Italia'. No Fotografia non mi piace, tanto meno Ghemon, Motta non è mood perchè oggi non voglio pensare al suicidio, Lo Stato Sociale viene evitato da me come la peste ai tempi dei Promessi Sposi.. ok, ci siamo.

Ti amo il venerdì sera. Come se l'amore si potesse racchiudere in un solo giorno. Come se l'amore. Ma che ne capisco io. 

Mi avvicino al bar giusto, scorgo Nadia in lontananza. Ben composta, capelli raccolti, vestita come una dei centri sociali. Cazzo se è bella, anche senza i capelli rosa.



Chiedo scusa per l'enorme assenza, domani aggiornerò anche Venerdì Sera. Un bacio.

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⏰ Last updated: Aug 04, 2018 ⏰

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come un caccia militare    [Nelson Venceslai]Where stories live. Discover now