Capitolo 3: Un vicino molto irascibile

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Il giorno dopo mi svegliai presto, erano le 6:00 del mattino. Avevo ancora sonno, ma non riuscivo ad addormentarmi per il fatto accaduto quella notte. Mi rigiravo continuamente nel letto, il quale era sorprendentemente comodo, e intanto la mia testa si accese e funzionò con mai prima di allora. Ad un certo punto, mi fissai in un punto a guardare la finestra dietro al letto. Non ero in una posizione comodissima, così mi alzai e mi misi seduto sul bordo del letto. Vedendo la tenda, mi chiesi se quello che avevo visto fosse stato un vero fantasma. Infondo, almeno tecnicamente, io ne vedevo uno da un po' di tempo, quindi avevo i miei dubbi. Però era successo veramente, la tenda si era staccata dalla finestra e aveva preso quella forma spettrale. Decisi di controllare la tenda. Mi sembrò perfettamente normale, così guardai dalla finestra. Dalla mia stanza si poteva vedere perfettamente il cimitero. Di giorno non era neanche tanto inquietante, ma sicuramente non mi sarei messo a guardare quel "bel" panorama di notte, magari prima di addormentarmi. Ok, può sembrare strano, ma quella situazione non era completamente spiacevole. Certo, mi trovavo in una casa infestata, con una servitù assai particolare e ragni ovunque, ma ehi, c'è di peggio.

Stavo ancora ammirando il panorama, quando vidi il becchino camminare in mezzo alle lapidi. Una cosa assai normale, stava facendo il suo lavoro probabilmente. In realtà però, stava parlando al telefono con qualcuno. Non potevo sentire, così non riuscii a capire nemmeno con chi stesse parlando. Mi limitai a sorprendermi che in quel posto ci fosse campo. Abbassai le tende e mi allontanai dalla finestra, mi vestii e uscii dalla mia stanza.

Arrivato in cima alle scale vidi il maggiordomo urlare contro un ragazzo di 25 anni circa nell'atrio. I lineamenti del suo volto facevano pensare ad un indiano, ma l'accento era americano. Era alto, magro ed abbronzato. Era scuro di capelli, che teneva un po' lunghi e tutti arruffati, aveva gli occhi grossi e neri. Stava urlando per non so quale motivo. Cercai di scendere senza interrompere quella accesa discussione, ma mio padre mi precedette chiedendo: "Cos'è questo baccano?"

Se un giorno conoscerete mio padre, vi do un consiglio: non interrompetegli mai il sonno, diventa molto irascibile.

"Niente, è solo questo tizio che dice che lo disturbiamo" rispose il maggiordomo e l'altro urlò ancora più forte rispetto a prima, con quel fastidioso accento: "Non sono un tizio, mi chiamo Noah Deng e sono il loro vicino da un mese. Nonostante i miei continui richiami, i proprietari di questa casa continuano ad esporre quelle strane cose e nessuno dei miei amici viene a farmi visita per colpa di questo paesaggio lugubre!" Io, quando le mie orecchie smisero di fischiare, risposi mantenendo la calma: "Il suo non mi sembra un pretesto sufficiente per venire qui e disturbare gli abitanti di questa dimora. Inoltre, le strane cose a cui si riferisce lei non sono altro che parte stessa della casa, come il cimitero. E comunque, si può sempre avere una discussione civile, senza urla e scenate isteriche". Lo colpii dritto nel punto debole, si infuriò ancora di più ed urlo: "Ah è così, lo vedremo!" e se ne andò sbattendo la porta; il maggiordomo ci chiese scusa per l'accaduto e se ne andò anche lui. Restai qualche istante nell'atrio, mentre mio padre tornò nella sua stanza. Guardai la porta e mi chiesi dove potesse abitare il signor Deng, non avevo ancora mai visto una casa in quella zona, oltre a quella in cui ero in quel momento. Rimasi un po' perplesso, ma il sonno mi colpì di nuovo, così andai nella mia camera ad annotare quello che era appena accaduto e poi mi riaddormentai.

Feci un altro sogno, il continuo di quello precedente: ero dentro la casa, più precisamente mi trovavo nell'ingresso. Davanti a me avevo il solito fantasma. Lui, anzi lei, visto che era una donna, fece un cenno della mano, come se volesse comunicarmi di seguirla. Poi si girò e attraversò le scale. Provai a farlo anche io: dato che ero in un sogno, pensai che avrei potuto attraversare il legno, ma, prima di raggiungere la scalinata, tutto divenne buio e mi ritrovai in un posto che non avevo mai visto fino a quel momento. Era un corridoio molto lungo, la poca luce che attraversava le finestre mi permetteva di vedere delle ombre sulle pareti: le sagome nere erano di persone, e sembrava che ridessero. L'aria era satura delle loro risate. Le loro ombre erano ben definite e, nel punto corrispondente alla bocca, c'era un taglio a mezzaluna verso l'alto, come un sorriso. Infatti, ridevano rendendo la scena molto inquietante. Poi notai una chiazza di sangue sul pavimento; la seguii con lo sguardo e vidi che proveniva da una finestra aperta. Mi fermai davanti ad essa e capii che mi trovavo ancora nella casa, perché da lì riuscivo a vedere il cimitero. Tra le lapidi si aggirava il fantasma che avevo visto prima, però sembrava che corresse via da qualcosa. Fu allora che una forza misteriosa, quasi come un colpo di vento, mi spinse giù facendomi cadere per qualche metro. Atterrai in una tomba di pietra. Per fortuna era un sogno, se no sai che male! E per il ciclo "al peggio non c'è mai fine", il coperchio della tomba iniziò a muoversi, fino a chiuderla, con me dentro; fui colto dal panico e mi scordai completamente di trovarmi in un sogno, anche perché era fin troppo realistico. Sentivo la pietra fredda e umida sfregare contro la mia pelle. Battevo i miei pugni contro il coperchio, gridando aiuto. Ad un certo punto mi mancò la voce, perché l'aria sembrava esaurirsi. Iniziai anche ad avvertire il dolore alle mani causato dai colpi. Provai ancora un po' ad uscire, ma senza successo, quindi mi arresi chiudendo gli occhi.

Il giovane detective e il maniero dell'orroreWhere stories live. Discover now