Capitolo 3

1 0 0
                                    


IWinchester buttarono il fiammifero nella ciotola ed ecco che apparveCrowley.
«Ragazzi»disse quieto il Re. «Siete vivi. E niente più Marchio, vedo.» Alzòpoi gli occhi e li puntò su di una grossa trappola per demoni.Indicò l'inchiostro con una strana smorfia sul volto. «E questa?Capisco la sicurezza, ma...»
«Eral'unica che avevano» lo liquidò Sam, imbarazzato ma minaccioso. Inmano, il coltello nemico dei demoni.
Crowleysi sistemò la cravatta. «Tralasciando l'inchiostro rosa che aveteusato per intrappolarmi,» disse, «voglio che sappiate che non hoalcune informazioni sul vostro angelo.»
Deansbatté un pungo sul tavolo. «E tu sappi che non hai fatto altro chefarmi girare le scatole, comparendo in quella dannata trappola,quindi dicci subito cos'è successo.»
Crowleyincrespò le labbra e unì le mani sul ventre. «Speravate fossimorto?» disse fingendo frustrazione. Notando le facce inespressivedei due ragazzi, decise di non perdersi in battute che avrebberopotuto peggiorare la situazione. «Non lo so» rispose quindi,allargando le braccia.
IWinchester non potevano credergli. Mai fidarsi di un demone.Sam fece il giro del tavolo e si appoggiò sul lato opposto, a duepassi da Crowley. Teneva la braccia incrociate, la faccia da duro conla speranza che fosse bastato il semplice sguardo, ma al Re degliInferi sembrava non importare.

«Calmati,Alce» disse, infatti, Crowley. «Sei l'ultima persona al mondo chepuò tenere atteggiamenti di questo genere di fronte a me
Samserrò la mascella per un solo istante; ricordava quel giorno:Crowley lo aveva ringraziato per avergli ricordato chi fosseveramente e lo aveva lasciato vivere perché glielo permetteva luistesso. «Ora sei tu quello in trappola» disse ugualmente, ma la suavoce tremava di paura.
Crowleyguardò Dean, il più interessato all'angelo. «E va bene: dirò laverità e la verità è che non lo so.»
«Crowley!»urlò Dean con gli occhi in fiamme. Vide il demone sussultare per unafrazione di secondo e si sentì bene. Era riuscito a spaventarlo. Unpunto a suo favore, anche se per poco. «Non abbiamo tempo daperdere, dicci dov'è!»
IlRe sbuffò, guardando in alto, sul soffitto di quella casa abbandonatae fatiscente. L'aria entrava tagliente dalle persiane ammuffite e iltetto minacciava di voler crollare; Crowley provava pietà, perquella struttura. Decise, tuttavia, di volersi conquistare la fiduciadei due fratelli nel modo più semplice. «Potrei far crollare tuttala casa in meno di un secondo, rompere così la trappola, uccidervi eandarmene per la mia strada» disse in una parlantina come sempresciolta e, solo quando intercettò lo sguardo di Dean, proseguì. «Manon lo farò.»

Deanallargò le braccia come a voler pretendere di più; Sam guardòpassivo il demone.
«Nonlo farò perché anche io ho bisogno del vostro aiuto» continuòCrowley.
Deanscambiò un'occhiata col fratello. «Per cosa?» chiese tornando suldemone.
«Dean!»esclamò Sam, gli occhi spalancati.
«Chec'è, Sam? Tanto non abbiamo più nulla da perdere, giusto? E poi,una cazzata in più non cambia molto» lo punzecchiò.
Crowleyridacchiò tenendo lo sguardo basso e risultando ancor più dabrividi. «Se mi liberate da questa trappola» disse il Re, mettendoin standby la tensione fra i due Winchester, «io vi dirò quello cheè successo e poi voi aiuterete me, altrimenti farò crollare la casae bla bla bla... La scelta è vostra, adesso.» Sorrise malignamentee si divertì a vederli fremere. Volevano entrambi accettare quel"patto", ma allo stesso tempo non volevano fidarsi. Ma lui,come i due umani, non aveva tempo da perdere in chiacchiere e avevabisogno del loro aiuto. Inoltre, non gli costava nulla dire lorocos'era successo dopo la fuga di sua madre.

Dean,allontanandosi dal fratello, squadrò – camminando – il demone,per nulla fiducioso delle sue parole. Deciso però a ritrovare il suomigliore amico, il ragazzo salì sul tavolo e grattò con uncoltellino la vernice della trappola.


«Ciao,Fergus.» La ragazza, il demone, sorrise. Sembrava felice di vederlo.«Sono passati ben dieci anni, ma credo tu ti possa ricordare di me.»

Fergusannuì in silenzio. Non aveva lo stesso volto, ma era sicuro fosse lostesso demone. Prima aveva i capelli lisci, ora, invece, li avevaricci quasi quanto quelli di una afroamericana.

«Sai,Fergus» riprese il demone, «solitamente, in queste occasionimandano solo i cerberi, ma io sono stata incaricata di prelevartilasciandoti prima un messaggio.»

«C-chetipo di messaggio?» chiese Fergus tremante.
Ildemone ampliò il suo sorriso. Accarezzò un punto nell'aria,probabilmente il suo cerbero, e fece qualche passo verso il suointerlocutore. «Questi dieci anni non saranno gli ultimi chepasserai sulla Terra, caro il mio Fergus. Sei destinato a qualcosa dipiù grande di tutto questo, ecco perché quella sera di dieci annifa hai incontrato un certo matto di nome Phil.»

«Noncapisco» disse Fergus.

«Philera un demone ed era tutto pianificato: l'incontro, la conversazione,la mia evocazione... Faceva tutto parte del grande pianodell'Oscurità.»
«L'Oscurità?»Fergus ora provava seriamente paura.
«Sì,Fergus, l'Oscurità, ciò che vi era prima di tutto. È una storialunga, ma in breve... Il vostro Dio non poteva distruggerla deltutto, così l'ha intrappolata, congelata, ingabbiata al fianco diLucifero. Diciamo che si tengono compagnia.»
«E...E cosa vorrebbe da me, l'Oscurità?! Cosa c'entro io, col suopiano?!»
Ildemone guardò a terra e vide che non poteva avvicinarsi più diquanto avesse già fatto. Quando alzò gli occhi neri, incontròquelli umani di Fergus. «Oh, tu c'entri eccome, caro! Tu seidestinato a diventare un demone potentissimo, regnerai prima suidemoni degli incroci e poi su tutti noi! Il tuo nome sarà Crowley eavrai una lunghissima vita. Tutti ti temeranno, molti tirispetteranno, in pochi oseranno voltarti le spalle!»

Fergusla guardò senza battere ciglio. In poco più di dieci anni eradiventato padre, aveva lasciato la sua città, si era allontanatosperando di venir dimenticato dai demoni e si era ricostruito unavita. E ora gli spettava non solo l'Inferno, ma anche una lunga vitacome Re. «Ma non ho ancora capito cosa l'Oscurità vuole chefaccia!»
«Be',in realtà, tu non dovrai far nulla, almeno per il momento. Faràtutto l'Oscurità» disse il demone.

«Okay»disse infine Fergus. «Crowley...Mi piace!»

Dettoquesto, Fergus uscì dal cerchio di sale con un mezzo sorriso involto. Il cerberò lo assalì tra le risate del demone. Tutto finìin pochi istanti e le lacerazioni sul corpo di Fergus non glilasciarono scampo, portandolo dritto tra le grinfie dell'Oscurità.

Ildemone guardò il corpo esanime di Fergus, che aveva appena smesso dizampillare sangue dalle ferite più profonde, quando finalmente uscìdal corpo che stava occupando e la ragazza riprese conoscenza qualcheistante dopo che la coltre di fumo se ne fu andata insieme al suofedele compagno infernale. Si prese la testa fra le mani, avvertendopicchi che avrebbero steso un cavallo – sempre che i cavalliabbiano i mal di testa – e poi i suoi occhi si illuminarono di blu.
Ilblu di Annabeth.

Darkness & LightWhere stories live. Discover now