❥ 𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏 (𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝟏/𝟐)

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Antico Egitto,2666 a

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Antico Egitto,
2666 a.C.

I caldi raggi del sole mattutino iniziavano a farsi largo tra la coltre di nubi bianche che vi erano all'orizzonte, illuminando la distesa infinita di sabbia che stavo percorrendo per tornare a servire il mio Faraone. Fortunatamente, la sabbia sotto i miei piedi non bruciava e non correvo il rischio di procurarmi ustioni e conseguenti vesciche assolutamente disgustose sia da toccare che da vedere.

Rabbrividii al pensiero di quelle bolle piene di un liquido quasi completamente trasparente, misto a sangue e una sostanza – rivoltante – di un colore verdognolo, e strinsi più forte il grande vaso che avevo tra le mie mani, traboccante d'acqua.

«Non posso credere che siamo quasi giunti al grande momento! Domani è il fatidico giorno, Oseide, te ne rendi conto?» bisbigliò Inayah, attenta a non farsi sorprendere dalle guardie che ci seguivano ovunque noi andassimo fuori dalle mura del Palazzo e dal controllo del Faraone Djoser.

Puntai inizialmente il mio sguardo sulle possenti figure in armatura e, successivamente, mi voltai nella direzione della mia amica, guardandola dritta in quel paio di occhi color nocciola che spiccavano notevolmente su quel viso minuto, reso quasi completamente invisibile se circondato da quella massa enorme di capelli ricci. Da un po' di tempo aveva deciso di indossare, per tenere lontane le ciocche ricce e ribelli dal viso, un pezzo di stoffa color arancio. Era un colore che le donava molto, se si prendeva in considerazione la carnagione leggermente più chiara di quella di qualunque egiziano e il colore dei capelli castani.

Le sorrisi dolcemente mentre riportavo il mio sguardo sul percorso che avevo davanti. «Sapevano tutti che, prima o poi, sarebbe arrivato» dissi. «Bastava solo aspettare.»

Era da ben 376 anni che tutti noi egiziani aspettavamo quel momento: la sera del giorno seguente – giorno in cui era morto il Dio regnante nel Duat, l'oltretomba – ci sarebbe stata la nascita della nuova divinità che avrebbe preso il posto di Osiride tra gli dei.

Avevamo già un vago sospetto di chi potesse essere costui. Tuttavia, il Faraone Djoser e la sua consorte avevano deciso di indire una cerimonia al quale chiunque poteva partecipare, se lo voleva. Anche gli schiavi, per un giorno, avrebbero potuto prendere parte ad un evento così prestigioso e sapevo perfettamente che nessuno di noi se lo sarebbe perso per nessuna ragione al mondo.

In fin dei conti, era un giorno che non si sarebbe mai più presentato e tutti attendevamo il momento in cui la profezia si sarebbe avverata: quando Osiride morì per mano di suo fratello minore, il temibile dio del caos, fu annunciato da suo figlio maggiore – Anubi – che, allo scadere dei 376 anni che si sarebbero susseguiti, un comune mortale sarebbe stato indicato dal Fato come colui o colei che avrebbe preso il posto del suo predecessore rilegato nel regno dell'oltretomba. Nessuno era a conoscenza di come sarebbe avvenuta questa divinizzazione, ma eravamo certi che, in qualche modo, gli dei sarebbero riusciti ad individuare il prescelto.

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