Pagina quarantasei

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Megera si era ubriacata.

E io mi rifiutavo di crederci.

Non solo si era ubriacata, ma aveva trascinato nella voragine della sua brillantezza anche Piero, che ora rideva come un pazzo insieme a lei, entrambi seduti sul tavolo della nostra cucina.

A giudicare lo sguardo di Simon, anche quest'ultimo non aveva immaginato un simile risvolto degli eventi. Tutt'altro. I suoi occhi gridavano, piuttosto, il bisogno improvviso di diventare orfano di padre.

Lo comprendevo, lo comprendevo benissimo.

Non era la prima volta che mi capitava di vedere Megera ubriaca, a onor del vero.

La prima volta che si era permessa di buttarsi nel mondo della brillantezza era stato il giorno in cui ero partita con la scuola per una gita in Grecia. Il giorno in cui sarei dovuta partire, a dirla tutta. Quel giorno, ahimé, dopo essere uscita di casa e aver intrapreso la strada per andare verso scuola, una folata di vento aveva trascinato via il mio cappello a forma di chikorita, e io, inseguendolo nel tentativo di riacciuffarlo, ero scivolata per terra, percorrendo Via dei priori come fosse stata un unico, gigantesco scivolo.

Per grazia divina non mi ero rotta nulla, ma mi ero sbucciata entrambe le ginocchia e il mio jeans aveva deciso di spaccarsi e sfilacciarsi proprio sulla zona del didietro. Ero dovuta tornare di corsa a casa, cercando di nascondere a chiunque mi fosse vicino il fatto che stavo indossando le mutande di Hello Spank, e una volta aver aperto la porta avevo trovato Elsa e la sua congrega di amiche vecchiette intente a darsi alla pazza gioia: popcorn, patatine, carte napoletane e in televisione una bella puntata de Il segreto. Il massimo della trasgressione per donne ultrasessantenni in pensione.

Aveva persino appiccato sul soffitto la scritta: FINALMENTE LIBERA.

Elsa non si era accorta subito di me, con in mano un bicchiere di vino, l'avevo beccata a cantare insieme alla nostra vicina Francesca una versione tutta rimodellata di Paradiso città.

Un viaggio a senso solo

Senza nipote se non in volo

Senza scelerate né bambini

Solo "Il segreto", neanche troppo lontano.

Ero sempre stata convinta che certe scene potessero avvenire solo nei film o nei libri, ma mia nonna aveva spazzato via quella mia sicurezza. O forse la mia vita era un libro e io non ero a conoscenza della cosa, rimaneva pur sempre una possibilità.

La seconda occasione era avvenuta il giorno del mio diciottesimo compleanno. All'epoca tutti i miei coetanei facevano feste straordinarie (a cui io non ero mai stata invitata), con fuochi d'artificio, alcolici a più non posso, cibo a volontà, eccetera... La nostra famiglia, invece, era al collasso economico - e nel collasso lo era anche la mia vita sociale, visto che non avevo nemmeno un amico da invitare per festeggiare - così ci eravamo limitate a gioire di quel momento guardandoci le prime repliche di Super Quark e scolandoci litri e litri di San Crispino.

Sì.

La mia prima sbronza era avvenuta a diciott'anni con del semplice San Crispino, in compagnia di mia nonna, mentre guardavo Piero Angela che parlava di tirannosauri.

E non me ne pentivo per niente.

Al massimo mi pentivo del momento in cui ero salita sul tavolo e avevo provato a fingermi un brontosaurus, al grido piangente di "Alcune cose le vedi con gli occhi, altre le vedi col cuore, Piedino", ma solo perché mi aveva ricordato che Tricky era una femmina, quando per anni ero sempre stata convinta della sua appartenenza al sesso maschile.

TEOREMA XYWhere stories live. Discover now