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E L I A S

Avevo sbagliato su ogni fronte.
Ophelia non voleva parlarmi, o anche solo sentirmi nominare, ma niente poteva riassumere la sua delusione quanto lo sguardo di totale sconforto che la colpiva ogni volta fossimo vicini.

Tutto era partito con una promessa, quella che mi ero fatto quel giorno, quando la incontrai per la prima volta. Avevo poco più di tredici anni e lei sembrava più piccola.
In quella settimana, perdemmo entrambi un genitore: lei un padre ed io una madre, se pur in modalità diverse.
Io ero figlio di una strega e le streghe bruciavano sul rogo, al cospetto di una folla urlante di pagliacci di corte.

Inizialmente, mi parve un sogno.
Lei era lì, piccola e circondata da quell'ammasso di capelli rossi e spettinati.
Nonostante l'età, la paura e lo sconforto, mi resi subito conto dell'importanza di quella persona.
Era come un calore, una forza magnetica che sentivo al livello del petto.
Mi spremeva le budella e mi faceva battere il cuore, impedendomi di vivere lontano dal suo respiro.
Il mio tempo si era fermato, riprendendo a muoversi al suono del suo cuore.

Secondo la tradizione, maghi e streghe conoscono un solo amore per vita.
Il mio, per quanto facesse male, era Ophelia.
Ed ora l'avevo persa per sempre.

«Sembri uno che ha visto la morte.»

Alzai lo sguardo, notando Uriah in piedi davanti a me. Questo mi sorrise e, piano, si sedette al mio fianco sulla panchina, stringendo le braccia al petto.
Come se nulla fosse, guardò verso l'alto, capendo perfettamente a cosa stessi pensando.

«Quella è la finestra della camera di Ophelia,» notò, calmo: «le stai facendo la guardia?»
«Stavo dormendo quando è stata aggredita,» ricordai, aspro: «non voglio trovarmi impreparato una seconda volta.»

Bevvi un sorso di vino e mi pulii il viso con la mano, sbuffando. Era tutta colpa mia, persino la mia fine.

«Quello non ti aiuterà ora, amico mio,» mi consigliò l'umano, cauto: «sapevi sin dall'inizio che non poteva funzionare. Io ti avevo avvertito.»

Sì, lo aveva fatto, sin dal primo giorno.
Io li avevo aiutati - Uriah ed Emily - ma questo non li aveva resi riconoscenti: per l'appunto, non avevano mai smesso di torturarmi con le loro preoccupazioni e ipotesi.
Grazie a me erano liberi di vivere la loro vita e loro, adesso, mi ripagavano rendendo la mia un inferno.
Celeste morte, forse avevo solo bisogno di incolpare qualcuno. Scegliere me, sarebbe stato troppo difficile.

«Credevo che fosse la soluzione migliore,» confessai, così: «lei avrebbe amato Hamlet e sarebbe stato più facile farmi accettare come Elias.»
«Lo sarebbe stato se le avessi detto la verità sin dall'inizio,» ribatté Uriah, scuotendo il volto: «hai tradito la sua fiducia, Elias: non puoi pretendere che ti perdoni su due piedi.»

«Beh, forse avresti dovuto evitare di menzionare la morte di Hamlet. Proprio non potevi pensare ad una scusa migliore?»
Ero irritato, questo è vero, ma Uriah non si scompose, capendo bene di non essere nel torto - non totalmente.

«Elias, questa storia sta andando avanti già da troppo tempo. Tu hai sofferto, io ho sofferto e, soprattutto, Ophelia. Non credi che sia ora di mettere un punto a tutto questo?»
«Un punto?»
Uriah annuì. «Lasciar perdere, Elias. Ophelia non vuole un marito né uno stregone, ma solo essere lasciata in pace. E credo che se ti odia tanto in questo momento, non è tanto per il torto subito, quanto per l'impegno perso. Lei non è una persona che si fida facilmente, ma si era sforzata con te, perché ci credeva: mentendo hai reso tutto vano.»

Lo guardai scocciato, davvero irritato dalle sue parole. Detestavo quando Uriah parlava di Ophelia, detestavo quando quei due sembravano avere un rapporto non fatto di sole apparenze.
In realtà, scoprire che Ophelia l'avesse baciato non era stato solo tremendo, ma dilaniante.

Credevo di morirci, incapace di respirare per puro shock, ed era stato anche peggio quando la sentì decidere di dirmi addio.
Ophelia voleva abbandonarmi - l'aveva ammesso lei stessa - preferendo una vita di solitudine raggiunta con un matrimonio fittizio.
Ci teneva a me - cioè, ad Hamlet - ma avrebbe comunque lasciato andare ogni cosa per dei quieti giorni di pace.
Strinsi le labbra, sommerso, e ricambiai lo sguardo di Uriah.

«So che hai ragione,» ammisi, cupo: «ma non posso lasciarla perdere, proprio non posso.»
Il ragazzo non osò sfidarmi, capendo bene che non sarebbe riuscito a farmi cambiare idea.
Ophelia era importante per me, più di quanto qualsiasi parola umana avrebbe potuto spiegare, e, ora che mi era così vicina, avrei accettato qualsiasi cosa, anche ammirarla da lontano. Mi bastava che lei sapesse che esistessi.

«Quindi, cosa farai? Le parlerai?»
Scossi le spalle. «Prima o poi dovrò farlo, anche se mi odierà.»

Uriah tirò un breve sorriso, lasciandosi poi andare contro la panchina. «Sai, tu mi sorprendi.»
«Sorprendi?» Chiesi, con un sopracciglio alzato. Che Uriah mi facesse un complimento, era una notizia più unica che rara.

«Quando ti ho conosciuto, credevo che fossi una persona terribile. Eri uno stregone e stavi utilizzando le nostre paure solo per raggiungere i tuoi scopi. Ti ho odiato per un periodo immenso, Elias, e non ho mai smesso di chiedermi come una persona potesse arrivare a tanto per una sconosciuta. Inganni, uccidi, vai contro alla tua stessa gente: in poche parole, ti comporti come un pazzo. E il tuo piano è assurdamente inconcepibile, privo di motivazione.» Uriah sospirò, quasi sollevato: «ma poi ho visto Ophelia, il modo in cui mi ha guardato mentre io ed Emily parlavano del matrimonio. Lei ha sempre saputo che io amavo un'altra, eppure era disposta a metterlo da parte, aggrappandosi a quella piccola speranza. Il suo è un piano davvero terribile, quindi mi sono chiesto quanto dolore dovesse aver provato per arrivare a questo. Un dolore che ti spinge ad accettare altra sofferenza, e solo per una minuscola briciola di felicità. Ophelia sa bene che se mi sposa la sua vita non sarà completa eppure lo vuole fare - quasi ci spera - e lo fa perché crede di non meritarsi di meglio.»

Uriah si voltò verso di me, guardandomi con attenzione. «Anche tu lo hai fatto per questo, non è vero? Io ed Emily abbiamo cercato con tutte le nostre forze di convincerti a presentarti per come fossi, ma tu hai sempre negato, mascherandoti nell'ombra. Lo hai fatto perché hai paura, giusto? Hai sofferto per ciò che sei e ora preferisci rubare i panni di un'altra persona: in fondo, se Ophelia avesse odiato Hamlet, non saresti davvero tu - ho ragione? Ma se ci tiene, Elias, e lei ci tiene, questo è solo merito tuo.»

Uriah sembrava aver tradotto in parole i miei tormenti, frasi che nemmeno io ero riuscito a trovare, troppo spaventato dalle conseguenze.

Era vero: mi vergognavo di ciò che ero e ne avevo paura.

Nei miei pochi anni di vita ero stato braccato, torturato, schernito e imprigionato. Non mi reputavo una persona capace di essere amata, né di meritarlo, ed era con questa profonda angoscia che mi ero avvicinato ad Ophelia.
Volevo che sapesse di me ma non che mi conoscesse, per questo mi ero inventato il matrimonio e Hamlet.
In ogni caso, avrei avuto una parte di lei, se non come amico in una cella, almeno come animale domestico del suo sposo.
Era meglio di quanto uno come me potesse anche solo sognare.

«Hai detto che mi odiavi. È ancora così?»
Il ragazzo scosse le spalle, tranquillo. «Se così fosse, dovrei odiarmi anche io. Ho usato quella ragazza per i miei scopi, quasi non curandomi di ciò che potesse provare. Quando mi hai parlato del matrimonio, credevo che sarebbe stato facile sopportare una ragazzina per qualche settimana, ma non è stato così. Mi sono arrabbiato, ho pianto, ho urlato, bloccato in questa mia prigione. Ophelia è una persona buona, l'unica fra noi, ed io l'ho ferita: quindi, come posso reputarmi migliore di te?»

Ophelia era l'unica buona fra noi.
In realtà, era davvero così.

«L'ho inseguita per tutta la vita,» ammisi, così: «e nemmeno la conosco.»
Uriah sorrise, tiepido, e mi accarezzò la spalla. «Il tuo cuore ti dice che è lei, Elias, ma non puoi affidarti solo a questo perché ti porterà solo a sbagliare. Datevi tempo, datevi speranza e, così, la mente ti dirà cosa è meglio.»

Sospirai, affranto. «Forse hai ragione.»
Uriah alzò un sopracciglio, spietato. «Oh, certo che ho ragione.»
Lo guardai male, aggrottando la fronte - lui, semplicemente, sorrise.

Angolo

Pov di Elias❤️

Cosa ne pensate? Presto ci sarà un confronto!

Domandina: quale è il vostro personaggio preferito?

A presto,
Giulia

Ophelia | il cacciatore di stregheWhere stories live. Discover now