Te lo prometto.

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Ero in bilico tra felicità e tristezza. Lui, che è arrivato così all'improvviso è riuscito ad alterare il monotono equilibro della mia vita. Rimanevo male per qualsiasi cosa; anche la più insignificante. Questa volta gli scrissi io su Facebook. Finalmente mi chiese il numero, ero felice, ma sapevo che questa apparente felicità sarebbe durata poco. Mi scrisse su whatsapp e da lì parlammo fino a notte fonda. Mi disse "buonanotte, ci vediamo domani. Ti voglio bene." Questa apparente felicità si trasformò in qualcosa che non avevo mai provato. Per molto tempo ho provato una sensazione di vuoto, un vuoto incolmabile. Lui riuscì a colmarlo con un solo e semplice "ti voglio bene." Per una volta nella vita, andai a dormire col sorriso, come un bambino la notte della vigilia di Natale, sapendo che la mattina dopo avrebbe trovato i regali sotto l'albero.

Suonò la sveglia. Mi svegliai senza problemi. Ero felice di andare a scuola. Solo per lui. Sta volta arrivai in anticipo e non incontrai Simone la mattina. A ricreazione lo cercai ma nulla. Forse stava male e non è potuto venire a scuola. Finita la scuola gli scrissi, lesse il messaggio e non rispose. Mi stavo preoccupando o meglio, stavo diventando triste per l'ennesima volta.

Dopo non averlo sentito per tutto il giorno mi scrisse la sera tardi dopo cena. Mi disse che non aveva voglia di rispondere ai messaggi e di non pensare che ce l'avesse con me. Mi "tranquillizzai" e così andai a dormire; anche se non ci eravamo scritti, la buonanotte gliela diedi comunque.

Finalmente era domenica. Mi svegliai alle 10. La prima cosa che feci fu controllare se ci fosse un suo messaggio. Mi aveva scritto "buongiorno amore". Sapevo che era bisex per questo continuai a marciarci sopra. Gli diedi il buongiorno ma non mi scrisse per tutta la giornata. Non capivo cosa volesse veramente e questa cosa mi mandava in confusione e mi faceva imbestialire.

In tardo pomeriggio mi scrisse che era stato a Milano con gli amici e non aveva potuto scrivermi. Gli dissi che non importava e per il resto della conversazione ci inviammo delle foto con frasi dolci. Poi ad un certo punto, mi scrisse che era stanco della monotonia della sua vita. Stessa casa, stesse persone e un fratello di troppo.
Notai subito quel fratello di troppo. Io lo conoscevo suo fratello, si chiamava Marco. Loro due sono fratelli gemelli e esteticamente è molto difficile distinguerli. Gli dissi "ma tuo fratello è dolce." Lui mi disse "conosci mio fratello?" Gli dissi di si. Improvvisamente cambiò atteggiamento. Divenne brusco e freddo. Mi disse che odia quando la gente che si frequentava con suo fratello andava da lui. Gli dissi che tra me e Marco non c'è e non c'era stato nulla più di una semplice amicizia; ma era come parlare al muro. Mi disse che sono totalmente diversi, ma da quanto avevo constatato non lo erano affatto. Mi disse che avevo perso molti punti con lui. Mi disse che non avevo capito com'era realmente.
Andai nel panico più totale. Corsi in camera mia, le lacrime travasavano dagli occhi senza sosta. Vedevo tutto offuscato e nel frattempo cercavo la lametta. Pensavo che avendo Simone al mio fianco non sarei più ricaduto nell'autolesionismo e invece eccomi qui. Con la lametta al polso, la mano tremante e nel tentativo di vedere dove poter tagliare. Ogni lacrima feci un taglio. Alla fine avevo gambe, braccia e spalle disfatti. Non sentivo più nulla. Solo il silenzio di una casa vuota. Nemmeno la musica riusciva a cullare il mio dolore. Sapevo che era tutta un illusione. La felicità è semplicemente un intervallo di tempo in un lungo periodo di tristezza, di illusioni chiamata vita.

E fu lui il mio primo amoreWhere stories live. Discover now